Doppio appuntamento dell’Onyx Jazz Club a Matera dedicato alla scena jazz lucana fra gli anni ’70 e ‘80. In mattinata per le scuole e in serata con doppia proiezione, alle 19 e alle 21 per il pubblico al Cinema Il Piccolo di Matera è stato presentato il docufilm “Il Mondo è troppo per me” nell’ambito dell’evento “Vittorio Camardese nella Basilicata del jazz”.
Dopo l’anteprima a Potenza, il docufilm “Il Mondo è troppo per me” della regista lucana Vania Cauzillo prodotto da Jump Cut di Trento dedicato alla vita e alla figura di Vittorio Camardese, è stato presentato anche nella città di Sassi grazie alla collaborazione con l’Onyx Jazz Club, per continuare a raccontare un pezzo di storia del jazz che rischiava di essere dimenticato tra i fotogrammi degli archivi RAI, dei rari video amatoriali degli affetti più stretti e tra le lettere che Chet Backer aveva scritto per l’amico italiano.
La prima proiezione è stata preceduta da un incontro moderato dal presidente dell’Onyx Jazz Club, Luigi Esposito, che ha coinvolto, insieme alla regista Vania Cauzillo e al regista Alessandro Piva con cui la regista ha collaborato su diversi progetti cinematografici, due esperti lucani di jazz, Giuseppe Romaniello per l’area potentina, e Pasquale Mega per l’area materana, con i quali è stato ricostruito il clima jazz della Basilicata fra gli anni ’70 e ‘80. Grazie al suo legame con lo storico circolo Bill Evans di Potenza, Vittorio Camardese può infatti essere considerato precursore di quelle realtà jazzistiche che sarebbe poi nate in regione, fra cui proprio l’associazione Onyx Jazz Club di Matera, costituita nel 1985. La seconda proiezione è stata presentata invece dalla regista e montatrice del film Chiara Dainese. L’iniziativa di presentazione materana della pellicola è stata inserita nel programma del Gezziamoci 2023, il festival dell’Onyx Jazz Club, giunto alla sua XXXVI edizione.
Regista Vania Cauzillo: “Per questa presentazione del documentario ho voluto confrontarmi con gli amici di Onyx per poter approfondire il lato jazz di Vittorio, un musicista che ha completamente stravolto la tecnica chitarristica attraverso il suo modo unico di percuotere le corde, un vero e proprio talento della musica jazz che ha fatto dell’improvvisazione una fondamentale cifra stilistica e che, un po’ come tanti grandi, ha vissuto tutta la vita cercando di cavalcare la sua nota blu”.
A febbraio 2023 il documentario ha partecipato al SeeYouSound International Music Film Festival di Torino nella sezione Long Play DOC attirando l’attenzione della critica per la delicatezza con cui ha descritto la figura del medico e musicista lucano e per la felice unione di tre linguaggi espressivi differenti utilizzati nella narrazione: intervista, ricerca d’archivio e animazione.
Vittorio Camardese, medico radiologo di Potenza vissuto a Roma, è stato una figura di spicco della scena jazzistica romana tra gli anni ’60 e ’80 del Novecento. Assiduo frequentatore del Folkstudio di Harold Bradley in via Garibaldi è proprio qui che la sua avventura jazzistica diventava leggendaria…solo fino all’alba però, quando infilava il camice e tornava ad essere un brillante radiologo, che però mai andò a fare l’orale per diventare primario. Laboratorio musicale più che jazz club, il Folkstudio era una “cantina nel cuore di Trastevere” in cui regnava la libertà di espressione artistica, un luogo frequentato dai grandi del jazz così come dai giovani cantautori italiani, uno spazio di incontro e di scambio dove le performance strabilianti di Vittorio erano un numero fisso.
Camardese è stato uno dei più grandi chitarristi italiani ma non ha mai inciso un disco e non esistono trascrizioni della sua musica, resta solo quello che ha lasciato nelle persone che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo suonare come è successo, solo per citarne alcuni, a Chet Baker, Lelio Luttazzi, Tony Scott, Massimo Urbani, Stephane Grappelli che lo hanno stimato e amato proprio per la sua tecnica inedita e il talento innato. La vita di Vittorio Camardese è stata ricostruita intervistando chi lo ha conosciuto e amato, Renzo Arbore e Irio de Paula, Antonio Infantino, Nicoletta Costantino, Marcello Rosa, Graziano Accinni, Gianni Bisiach, colleghi medici di Roma e la sua famiglia d’origine, tantissime le persone tra Roma e Potenza che hanno custodito un pezzo di questa storia che la regista e tutte le persone che hanno collaborato al film hanno ricucito minuziosamente. Vittorio musicista invece lo conosciamo attraverso solo tre apparizioni televisive in RAI durante le quali lascia spettatori e conduttori senza parole, il video di una di queste partecipazioni caricato su YouTube nel 2013 dal chitarrista Roberto Angelini ha riacceso le luci sul talento di Vittorio dopo quasi 50 anni lasciando stupefatti i più grandi musicisti del mondo, uno su tutti Bryan May dei Queen.
La fotogallery dell’evento “Vittorio Camardese nella Basilicata del jazz”, (foto www.SassiLive.it)