L’esperta in critica cinematografica Maria Bruna Moliterni ha prodotto una recensione sul film “Ballata per Bunga Bunga e orchestra” del regista materano Gianni Maragno mettendo in correlazione il film con quanto si è verificato nei giorni scorsi, con la richiesta del tribunale di Milano di una perizia psichiatrica per Silvio Berlusconi, dopo le numerose rinunce al processo Rubi Ter.
Di seguito la nota integrale.
Sotto l’ardito pseudonimo di Fulvio Spermacchioni, Gianni Maragno ha scritto e diretto, nel 2011, l’esilarante cortometraggio Ballata per BungaBunga e orchestra. Prodotto dal Laboratorio Multimediale con il patrocinio del Comune di Laterza, le sue immagini sono contrappuntate, come preannunciato dal titolo, dalla fenomenale ballata per pianoforte e baritono dal titolo “Bunga bunga”, testo e musica del maestro Nicola Samale, interpretata dal baritono Giuseppe Altomare.
Si tratta di un cortometraggio che si può inserire a pieno titolo nel genere della satira, che oscilla tra l’ironia e l’amarezza, non privo di spunti di riflessione sulla realtà socio-politica italiana del 2012, infatti il riferimento a Berlusconi ed al suo comportamento da senexlibidinosus è più che evidente. Ballata per BungaBunga e orchestra è, dunque, un racconto che diverte, anche grazie alla musica, attraverso la satira su una delle figure più controverse dello scenario politico italiano. Ma è anche una riflessione delicata sulla vecchiaia e sulla demenza senile.
E se Fulvio Bernasconi nel film Operazione Lombardia raccontava l’ascesa di Berlusconi, in un’ottica di circolarità, Fulvio Spermacchioni è il giusto pseudonimo per raccontarne il lento declino.
Prima dello spread e delle sentenze giudiziarie è stato il cosiddetto bungabunga ad aprire una crepa nel regime del godimento di Silvio Berlusconi. Al centro di questo cortometraggio c’è proprio il rapporto fra sessualità e politica. Non l’ennesimo racconto degli scandali sessuali che hanno decretato la fine dell’ex premier, ma un’analisi del rapporto tra senilità, sessualità e demenza che gli scandali hanno portato alla luce. Maragno ci restituisce il quadro di una società ridisegnata dietro lo scambio fra sesso, vecchiaia e malattia, e ci mostra la fragilità che si cela dietro l’uso sensoriale del potere. La recente richiesta di una perizia psichiatrica da parte del Tribunale di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Ruby ter rende straordinariamente attuale la delicata riflessione sulla vecchiaia e sulla demenza senile. La straordinarietà del film risiede nell’audacia con cui si porta all’attenzione degli spettatori una tematica spesso ignorata o demonizzata, ovvero quella della sessualità degli anziani, il tutto con la giusta dose di ironia e rispetto. Ma soprattutto risiede nella capacità, non estranea al cinema, di anticipare uno scenario futuro con preoccupante precisione.
Il potere divinatorio del cinema ha radici profonde, poiché in quanto medium comunicativo inserito in schemi narrativi universali è anche la rappresentazione che una società costruisce di se stessa. Già Kracauer nel saggio Da Caligari a Hitler del 1947 definiva le pellicole cinematografiche lo “specchio della società che le produce”, espressione di una mentalità collettiva in quanto opere di un gruppo, mai frutto di un solo individuo. I film, dunque non vanno considerati come semplici finestre sull’universo, essi costituiscono uno degli strumenti di cui una società dispone per mettersi in scena e mostrarsi. Proprio in quanto tali riescono ad analizzare il contesto in cui vengono pensati e realizzati e allo stesso tempo trasformano in immagini il modo in cui in un certo periodo ne viene socialmente pensato un altro.
Il film di Gianni Maragno, rientrando in questa tradizione, ha proposto una sua anticipazione degli avvenimenti che oggi ci troviamo a constatare. In chiave ironica ma al contempo seria e preoccupata, l’autore ha delineato i pericolanti scenari politici e sociali del nostro Paese, ha anticipato il senile tracollo di Berlusconi, senza però perdere la fiduciosa aspettativa di una rinnovata coesione di intenti, rivolta a restituire credibilità ad una nazione ridicolizzata da una politica autoreferenziale e distante dai bisogni reali della gente.