Il medico materano Nicola D’Imperio, residente negli antichi rioni materani, in una nota esprime alcune riflessioni rispetto alle criticità che si registrano negli antichi rioni Sassi da quando sono cominciate le riprese del film Pins and needles. Di seguito la nota integrale.
La salute dei Sassi
In questo articolo non parlo di salute dell’uomo, come faccio ogni domenica nella rubrica Medicina Live ormai da quasi due anni, ma della salute dei Sassi, in cui vivo da circa 8 anni dopo aver vissuto per 45 anni nella civilissima Bologna.Non è necessario essere un tecnico per accorgersi che l’equilibrio molto delicato della Matera antica, per cui questa città è diventata prima patrimonio dell’Unesco e poi Capitale Europea della Cultura, è in pericolo.
Ci pensavo l’altra sera osservando che i già pochi e insufficienti drenaggi delle acque di via Madonna delle Virtù, di via S. Antonio Abate e di via Fiorentini erano stati chiusi da terra che dovrebbe nascondere il basolato per esigenze cinematografiche. Le immagini, poi, di Casamicciola devastata non solo per cause naturali, ma anche e, forse, soprattutto dalla cementificazione che ha impedito il drenaggio dell’acqua dal monte Epomeo, mi ha fatto ritornare in mente il pericolo che corre la salute del Sassi.
Sino a 100 anni fa l’acqua piovana proveniente dalle colline che sovrastano il centro storico, di Macamarda, del Lapillo (il Castello) e di Lanera, veniva assorbita in parte dal terreno e dagli alberi di queste colline, poi refluiva in piazza V. Veneto da una parte e nell’area dove è il palazzo della Provincia dall’altra, quindi si scaricavano nei Graviglioni dei due Sassi, di qui nella Gravina. Inoltre c’era un efficiente sistema di raccolta delle acque piovane dei tetti, rappresentato dalle numerosissime cisterne scavate nel sottosuolo di case e palazzi, che spesso erano in comunicazione tra di loro per permettere a tutte di riempirsi.
Nel 2022 questo complicato sistema non esiste più perché: a) le colline sono state completamente cementificate, b) le cisterne, ovviamente, non hanno più senso di esistere, c) i Graviglioni furono eliminati negli anni 30 del secolo scorso e ricoperti da via Buozzi nel Caveoso e dalle vie Fiorentini e S. Antonio Abate nel Barisano, che, improvvidamente all’epoca, non furono dotate di grate e di canali di drenaggio sufficienti a supplire l’importante ruolo che ricoprivano i Graviglioni. Oggi, quindi, ad ogni temporale queste strade diventano torrenti impetuosi a causa di tutta l’acqua che proviene dall’alto.
E cosa si fa? Invece che costruire una efficace rete di scarico delle acque piovane si ostruiscono quei pochi drenaggi esistenti. E si ha un bel dire che sono state prima protette tutte le griglie e canaline di scolo e che saranno verificati dopo, perché la pioggia abbondante dei giorni scorsi ha convogliato in profondità la terra nei canali ostruendoli ulteriormente e domani e dopodomani si prevedono ancora piogge consistenti.
In un periodo di eventi estremi, per il cambiamento climatico, noi cosa facciamo per prevenire il peggio? Invece che costruire una efficiente rete di drenaggio, permettiamo che gente che non conosce i problemi di salute dei Sassi li aggravi ulteriormente non solo rendendo difficile la vita e le attività, ma anche rischiando di compromettere il loro delicato equilibrio. Ma nel nostro Paese ormai abbiamo fatto l’abitudine a piangere sul latte versato e spero davvero che non si pianga anche per quello versato a Matera. Voglio ricordare che a fine anni sessanta crollò improvvisamente il muro di sostegno della Cattedrale che fortunatamente non fece vittime, ma solo danni materiali, solo perché a quell’epoca i Sassi erano spopolati.