Il documentario “La pantera delle nevi” di Marie Amiguet e Vincent Munier (II) con la voce narrante di Paolo Cognetti concluderà la decima edizione di OasiCinema, il cinema dell’ecologia.
Doppio appuntamento mercoledi 2 agosto a Potenza presso il Terrazzo del Museo Archeologico Nazionale “Dinu Adamesteanu” e venerdi 4 agosto presso il Rifugio “La Casermetta” in Località Schiena d’asino a Tito grazie alla collaborazione di FuoriSentiero Ets.
Le proiezioni sono gratuite e inizieranno alle ore 21
Un doc dalla beatitudine contemplativa che elogia la lentezza e l’armonia dimenticate.
Vincent Munier, classe 1976, premiato fotografo naturalista francese, invita il connazionale Sylvain Tesson (1972), scrittore e viaggiatore, a un’avventura invernale sull’altipiano tibetano.
Munier condivide con il compagno una nuova attitudine dell’osservazione, la sacralità del paesaggio.
Tesson prende nota e trasforma il senso di quell’esperienza in parola scritta, un diario che si fa voce narrante del film.
In punta di piedi e attrezzatura minima, occhi aperti e orecchie sempre tese, a oltre cinquemila metri e avendo come base una modesta baracca, si appostano sulle rocce, davanti a paesaggi mozzafiato, di serica bellezza e definizione digitale quasi da pittura puntillista.
In una calma, felice, attesa, oltre al lupo grigio, l’orso e la volpe, i due individuano anche animali rari come l’antilope tibetana, lo yak, il baral, il gatto di Pallas. Con la pazienza, il rispetto e la curiosità di chi si mette in dialogo con la natura da ospite e non da predatore.
La presenza dell’obiettivo molto ravvicinato ai due si fa infatti quasi subito invisibile. Chi guarda è completamente immerso in medias res, nello stupore, nel silenzio, nella lentezza alla quale l’umanità ha rinunciato e a cui quel sistema armonico, esssenziale, grazie a una sorta di provvidenza laica, qui la riporta.
Unica aggiunta “esterna” a questo stato di beatitudine contemplativa, la colonna sonora di Warren Ellis, le sue composizioni strumentali per piano e violino e cori, featuring l’inseparabile Nick Cave, che in “We Are Not Alone” canta: “questo mondo ha orecchie e le rocce hanno occhi / la natura ama nascondersi / il mondo è un cespuglio pieno di occhi di fuoco / ho viaggiato molto / sono stato osservato e inconsapevole”. Gli sguardi degli animali verso gli umani, invece, quando sono consci di essere ripresi, trasmettono un crudo, feroce disinteresse.
Spinti dall’istinto di sopravvivenza, non di violenta sopraffazione, mettono l’umano davanti alla pochezza di sé, alla sua inadeguata, ridicola considerazione del tempo e delle risorse.
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