Mercoledì 31 Gennaio 2024 al Cinema Guerrieri di Matera è in programma il film “Il libro delle soluzioni” di Michel Gondry (Francia 2023). Orari: 17:30 – 19:35 – 21:40
Posto unico: 5 euro.
Bisognerebbe inquadrare Michel Gondry come uno dei grandi cineasti del tormento, regista di un’epoca-
cerniera in cui gli autori della sua età si sono trovati tesi e sospesi tra le possibilità del cinema moderno con
cui sono stati educati (fino a Mood Indigo – La schiuma dei giorni, da Boris Vian, Gondry è stato l’unico reale
riscrittore di Alain Resnais) e un immaginario in cui ogni scelta identitaria, ogni ipotesi di cinema e di sé, era
già preventivamente assimilata, data, disponibile come merce nel supermercato integrato e mai originale
del contemporaneo. Charlie Kaufman (suo sceneggiatore per Human Nature, ovvero Mio zio d’America,
e Se mi lasci ti cancello, ovvero Je t’aime je t’aime) s’è ostinato a raccontare un soggetto frantumato, in un
modernismo caricaturale, parossistico, lancinante. Wes Anderson s’è fatto radicale, lasciando che i suoi io
ipertrofici, narcisi e inadeguati abitassero scenari freddamente superficiali, risuonassero in miniature
fasulle, perfette e impossibili. E si potrebbe proseguire con tre incredibili cineasti del delitto perfetto
dell’immagine nei confronti dell’io, e dunque del soggetto, per dire del fallimento dell’autore come nesso
tra il cinema e la realtà: registi come Tarantino (con il suo rifondare generi, epoche, cronache e Storia in
universi completamente autonomi, tragicamente irrelati), P.T. Anderson (con le sue immagini
impenetrabili, insondabili, incapaci di dire altro da sé) e Nolan (con film über -cinematografici in cui regnano
il mero meccanismo e la sconfitta di protagonisti chiusi nelle proprie ossessioni, come in Aronofsky). Il
cinema di Gondry è probabilmente, tra queste opere dello scollamento tra immagine e mondo, quello che
porta maggiormente il segno della sofferenza, dello scacco, del donchisciottismo, fatto come è di
personaggi rinchiusi in se stessi, produttori di universi incompresi che non interessano praticamente a
nessuno, sognatori di sogni che, quando s’impongono, s’impongono sempre e solo come sogni scollati dal
vero, mentre sullo sfondo, fuori, il mondo scorre noncurante. Il libro delle soluzioni (per citare il lapsus di
copertina del n. 43/2023, anche e soprattutto delle illusioni) è un film su tutto questo, didascalicamente: un
film su un regista (Pierre Niney, ovvero Gondry) che vive depresso ed euforico, bipolare, delle sue regole
capricciose, dei suoi progetti analogici e non algoritmici, dei suoi desideri cangianti e umorali, supportato e
sopportato da pochi, autistico e marginale, protagonista possibile solo e soltanto per sé. Una commedia
depressa ed esilarante, piena di inventiva non imitabile, di una poesia delle cose che nulla c’entra coi
giochini ricombinatori del postmoderno, un pensiero irrequieto e tragicomico che prova a pensarsi felice, e
che scivola verso un finale in cui il cinema risolve la realtà, trovando un lieto fine che aggiusta l’amore e la
carriera. Ma come in Be Kind Rewind o C’era una volta a… Hollywood quella che pare una vittoria sul reale è
solo un’altra drammatica resa verso la propria sognante inutilità. La soluzione è l’illusione (per l’appunto).