Mercoledì 7 Febbraio 2024 al Cinema Guerrieri di Matera è in programma il film “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader (USA 2022) per la rassegna Il Cineclub di Cinergia.
Orari: 17:30 – 19:35 – 21:40
Posto unico: 5 euro.
Nel questionario della visita di leva si chiedeva al futuro giovane soldato se gli piacessero i fiori. In caso di
risposta affermativa si accendeva un campanello d’allarme, perché amare i fiori poteva essere sintomo di
scarsa virilità. Prendiamo invece un modello culturale non corrotto e meno idiota, tipo il Giappone.
Nell’Hagakure, il codice dei samurai (a proposito: Giunti ne ha appena pubblicata una nuova traduzione), si
legge che il guerriero, categoria morale prima che marziale, deve apprezzare l’ikebana, detto anche kado,
“l’arte di disporre i fiori”. Non poteva non saperlo Paul Schrader scrivendo questo suo magnifico Il maestro
giardiniere; suo fratello Leonard fu studioso dell’Hagakure e poi lui stesso, presentando il film alla Mostra
di Venezia del 2022, lo disse in modo chiaro: «Il giardino fiorito è uno spazio zen, senza tempo, dove ci si
misura con se stessi». In uno bellissimo della Louisiana appartenente a madame Sigourney Weaver
troviamo Joel Edgerton («cercavo qualcuno con cui non litigheresti al bar», sempre Schrader) ex Proud Boy
(i nazisti amici di Trump, quelli a cui disse «stand back, but stand by»: il regista ha cambiato la natura del
protagonista dopo quell’episodio, nel soggetto era infatti un sicario della mafia). Della Weaver è amante
anche se lei potrebbe essere sua madre, oltre che raffinato giardiniere, e ne ha da lavorare tra piante
esotiche e composizioni magnifiche. Un giorno nella tenuta arriva la nipote di madame, Maya, Quintessa
Swindell ma la parte era stata pensata per Zendaya. La ragazza è nei guai e Edgerton, che per aumentare
l’espiazione si è scelto un nome ebreo, Narvel Roth, oltre ad amarla anche se lei potrebbe essere sua figlia
recupera le antiche abilità per aiutarla. Riposte le cesoie si fanno miracoli con strumenti da saldatore, un
martello e la pur sempre affidabilissima Glock. È tutto stupendo, dall’equilibrio tra i caratteri alla
composizione delle scene, perché l’ikebana è anche una metafora della mise en scène e Schrader, non solo
grande sceneggiatore ma bravo regista, lo sa benissimo. Sfumature a parte, i personaggi del suo cinema
migliore, si chiamino Travis Bickle, John LeTour, Ernst Toller, William “Tell” Tillich e adesso Narvel
Roth/Norton Rupplea (questo il vero nome), sono sempre uno soltanto: lui. Ci si redime nell’azione, o
almeno è questa l’illusione, spesso nell’epopea schraderiana cavalleresca cercando di salvare una fanciulla
dal pappone di turno, dall’amante manesco o dal passato con i suoi fantasmi violenti, ma spesso è il
contrario, come sa bene Julian Kay. Sono le donne a salvare il protagonista disorientato, immaturo, folle
oppure solo roso dai sensi di colpe irrimediabili, come nel caso del maestro giardiniere o del collezionista di
carte. Ora, lo so: Il maestro giardiniere sarà considerato un film marginale, lo vedranno in pochi e sarà
snobbato da molti, non susciterà l’entusiasmo che i cinefili oggi riservano ad autori insignificanti (vi
risparmio la lista peraltro del tutto personale) ma è uno dei grandi film dell’anno. Domo arigato
gozaimashita, Master Schrader.