Mercoledì 21 giugno 2023 al Cinema Guerrieri di Matera è in programma il film Pacification – Un mondo sommerso – di Albert Serra (Francia/Spagna/Germania/Portogallo, 2022) per Il Cineclub di Cinergia.
Orari: 18:00 – 21:00
Posto Unico: 5 euro.
Informazioni
Fra Albert Serra e la Storia esiste una relazione interessante. Nei suoi film, sia quelli adattati (obliquamente) da opere letterarie sia quelli ispirati direttamente alla Storia, il tempo è il banco di prova di una presenza del mondo da
verificare. Il Don Chisciotte di Honor de cavalleria s’aggira con il suo scudiero in un perimetro ristretto tentando di
trovare un posto nel mondo, così come i Magi s’incamminano seguendo el cant dels ocells, “il canto degli uccelli”. Lo
spazio del cinema di Serra è questa tensione fra uno spazio – quasi sempre limitato – e il tempo necessario a viverlo.
Non a caso nella radura di Liberté s’instaura un gioco della ripetizione e del rito come se i personaggi fossero giunti alla
fine della Storia. Con Pacifiction – Un mondo sommerso il regista compie un’operazione che al momento si presenta
ricca di possibilità future. Il personaggio di Benoît Magimel, alto commissario della Repubblica e rappresentante del
governo francese sull’isola di Tahiti, si trova al centro di un complotto “rivettiano” del quale manca sempre di
comprendere sia l’estensione sia il ruolo dei vari attori in esso coinvolti. Così, mentre un senso di paranoia strisciante
s’impossessa di lui, lo spazio si dilata e diventa paradossalmente astratto, anche se Serra non abusa di nessun effetto
narrativo restando incollato a un realismo opaco, come impenetrabile. Dando corpo al monito attribuito a Joseph
Heller secondo cui «il fatto che tu sia paranoico non significa che non ti stiano braccando», Pacifiction è un canto del
cigno del sogno coloniale, la fine della civiltà occidentale che si affaccia sull’Olocausto finale. Serra, ovviamente, bada
a non scivolare nelle banalità di un contenutismo sociologico lavorando l’immagine con grande attenzione,
dilatandone la percezione dall’interno. Il gioco di sguardi che s’instaura verso la metà del film, dopo un’ora nella quale
“non succede nulla” (chi segue chi? Chi osserva chi?…), crea una derealizzazione dello spazio raramente ottenuta con
tanta precisione dal regista. Rispetto al gioco al massacro della fine della Storia di Liberté, nel quale i corpi sono il
perimetro di uno spazio sociale imploso, Pacifiction dilata una malinconia terminale, un mesto senso del fallimento
che, paradossalmente, è illuminato da alcune delle soluzioni visive più interessanti di tutto il cinema di Serra. Punto
d’arrivo nella traiettoria del regista, il film ribadisce che l’immagine non rivela e la parola non dice. Si resta attoniti di
fronte ai complotti della Storia, ci si perde nelle volte dell'(ir)reale e si fatica a trovare un posto nel mondo. Un’estasi
minimale, come di un mondo che mentre si restringe diventa immenso, reso con una precisione fotografica davvero
sorprendente: un ultimo giro prima della fine, con la consapevolezza che abbiamo perso l’essenziale. Come sempre in
Serra il sorriso cela un’amarezza sardonica che si stempera sempre nell’ironia di inquadrature profonde, vertiginose
alla stregua di soglie sull’abisso. Pacifiction è un film che porta alle conseguenze ultime la possibile stasi dello sguardo
come risposta a una reinvenzione del cinema e delle sue possibilità.