Martedì 14 maggio alle ore 19,50 e Mercoledì 15 Maggio 2024 alle ore 18:00 – 19:50 – 21:40 al cinema Guerrieri di Matera è in programma il film “Senza prove” di Béatrice Pollet (Francia 2023) per Il Cineclub di Cinergia. Posto unico 5 euro.
Claire è un’avvocatessa felicemente sposata a Thomas e madre affettuosa (sebbene eccessivamente protettiva) delle loro due figlie. Un giorno però il marito tornando a casa trova la moglie riversa in un lago di sangue. L’ambulanza porta Claire al pronto soccorso, ma quando la donna riprende conoscenza nella sua camera d’ospedale c’è la polizia: un neonato è stato abbandonato su un cassonetto, e tutti gli indizi portano a lei. Ma Claire sostiene di non aver aspettato un terzo bambino, né il suo fisico dava alcuna impressione che lei fosse in stato interessante.
Da quel momento partirà un’indagine per scoprire la verità e Sophie, collega e amica di Claire, comincerà a costruire la sua difesa sulla base di un fenomeno psicofisico conosciuto dalla scienza medica ma poco clinicamente dimostrato: la negazione di gravidanza. E a doversene convincere non sarà solo la giustizia ma saranno anche Thomas e la stessa Claire.
Basato su una storia vera Senza prove, scritto e diretto da Béatrice Pollet, racconta non tanto un caso di cronaca giudiziaria, quanto l’abito mentale della società in cui viviamo.
Al centro della vicenda infatti c’è il modo in cui le donne e il contesto sociale si rapportano con la gravidanza: che cosa rappresenta, come viene accolta o rifiutata, e perché si può arrivare a negarla non solo come individui ma anche come comunità. In questo senso Senza prove è facilmente accostabile a Saint Omer di Alice Diop, nella volontà femminile di raccontare un atto inspiegabilmente crudele nei confronti di un infante che in realtà rimanda ad un disagio profondo non ascoltato e non visto (il titolo originale del film di Pollet si traduce con Nemmeno tu hai visto niente).
La regista e sceneggiatrice fa emergere a poco a poco i dettagli della vicenda e del passato di Claire, che dietro una vita apparentemente perfetta nasconde un abbandono e una morte misteriosa, seguendo le regole della detection ma anche quelle del diniego psicologico. Al centro della storia c’è soprattutto il corpo femminile (e infantile) su cui si scrivono drammi sottaciuti e che reagisce a una realtà costrittiva inventandosi escamotage da fantascienza. “Conosce il suo corpo?”, chiede il giudice a Claire, ed è evidente che fra la mente della donna, abituata alla logica del suo lavoro di avvocata, e la sua fisicità c’è una scissione profonda che non è difficile, fatti i dovuti distingui, riconoscere in molte di noi. “A chi appartiene il nostro corpo?”, chiederà Sophie, ampliando il raggio delle riflessioni e aprendo il caso di Claire a una presa di coscienza sociale più ampia.
Claire, come dirà Sophie, porta un peso che non le appartiene, un dolore nascosto legato alla maternità, e mantiene un legame oscuro con il passato perpetuato da quel silenzio che può attraversare le generazioni. Anche Thomas, ingegnere abituato alla dimostrabilità dei fatti, fatica a credere a ciò che la scienza non sa spiegare oggettivamente. A Claire è mancato un aiuto che non sapeva nemmeno di dover chiedere, e ora si trova ad essere giudicata dalla legge e dal pubblico come una potenziale assassina. “Accettare la negazione di gravidanza sarebbe accettare di non avere controllo”, dice Sophie: e non parla solo di Claire, ma di un’intera società impostata sull’illusione di poter governare anche l’irrazionale. E se la confezione del racconto resta abbastanza convenzionale, i temi che solleva sono davvero perturbanti.