L’ex parlamentare materano Vincenzo Viti commenta il successo in termini di ascolti della prima puntata della seconda serie di Imma Tataranni.
Di seguito la nota integrale.
Imma Tataranni è tornata a raccontarsi dalla rete ammiraglia della Rai nelle intrepide storie materane da eroina popolare, intelligente e carnale, abile nella investigazione almeno quanto nella dissomulata fascinazione femminile. Che esercita con garbata riluttanza.
Matera agisce da contorno, stralunata e irreale. Emana una luminosità ambigua quasi spettrale. Come se si offrisse da cornice a storie di provincia molto lontane dalle grandezze della Storia che l’ha consacrata nel mondo. Forse illudendola.
La verità è che Imma sta legando Matera alla notorietà del racconto popolare con retrogusto populista, il genere del poliziesco di contrada, letteratura minore del cinema. Certo fruttuosa ma non destinata alla celebrità e alla durata.
La Venezia sta operando al meglio per la cassetta del turismo che tuttavia da noi non ha regia. Nemmeno interlocutori istituzionali. Facciamocene una ragione. La festa è passata. Il futuro è nelle mani di Imma, bravissima se non fosse per un dialetto anfibio, apolide, anarchico ma musicale. Di musica pulp.