Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, Atom Egoyan è considerato tra gli autori più rappresentativi del cinema canadese.
In occasione della quinta edizione del Matera Film Festival Atom Egoyan ricopre il ruolo di presidente della giuria selezionata per premiare i migliori film in concorso. Venerdì 8 Novembre alle ore 21 al teatro Guerrieri di Matera terrà una masterclass gratuita e presenterà in anteprima nazionale il film Seven Veils. Ad Atom Egoyan è dedicata la retrospettiva del Matera Film Festival 2024 con i seguenti titoli: Il viaggio di Felicia (il 3 Novembre alle ore 18 al CineTeatro Guerrieri di Matera), Exotica (il 5 Novembre alle ore 20 al CineTeatro Bellocchio di Ferrandina, con successivo incontro del regista con il pubblico) e Remember (il 10 Novembre alle ore 12 al CineTeatro Guerrieri di Matera).
Questa mattina Atom Egoyan, accompagnato dal produttore italo-canadese Donato Santeramo, ha risposto alle domande del giornalisti nella conferenza stampa organizzata nella sala Fodale dlela biblioteca Stigliani di Matera.
La prima curiosità è proprio sul nuovo film “Seven veils” di Atom Egoyan, che sarà presentato venerdì 8 novembre alle ore 21 in anteprima nazionale al Matera Film Festival.
Nel film si racconta la storia di Jeanine, una giovane regista teatrale che sta lavorando all’allestimento di “Salomè”, adattamento dell’opera originale di Richard Strauss e basata sul testo di Oscar Wilde dopo essere stata a lungo lontana dalle scene. Perseguitata da ricordi e pensieri oscuri che la destabilizzano, la donna deve mettere ordine anche nella sua vita personale. Durante le prove, il suo percorso s’incrocia con quello di alcuni cantanti e membri della troupe e il trauma di Salomè inizierà ad assumere per lei un nuovo significato.
Il palcoscenico e le ombre nere su schermo bianco appaiono come un buco nero per la protagonista. In Seven Veils, il nuovo film di Atom Egoyan realizzato a cinque anni di distanza da Guest of Honour, la preparazione di Salomè s’incrocia con le forme di un raggelato e torbido noir in cui emergono le tracce inquietanti del passato di Jeanine.
Tra questi risaltano soprattutto un video del padre quando lei era ancora una ragazzina che sembra quasi uscire da True Detective e un quadro di famiglia che è sempre sullo sfondo delle chat video dove lì dietro i segreti sembrano essere sepolti. La memoria continua ad essere un tema declinato sotto diverse forme da Atom Egoyan e il volto turbato di Amanda Seyfried crea una continua corrispondenza tra la sua condizione e quella della protagonista dello spettacolo.
L’attrice ha ancora una specie di doppio ruolo, in cui da una parte dirige le prove di Salomè e interviene anche con forza fermando una scena nel pieno del pathos drammatico dove anche l’orchestra è costretta a interrompersi. Ha quindi gli occhi addosso da parte di tutti. Dall’altro diventa invece una figura pressoché invisibile, non guardata o poco considerata dal resto della troupe. È la stessa situazione in cui si trovata il suo personaggio della escort Chloe in Chloe – Tra seduzione e inganno, l’altro film in cui Amanda Seyfried è stata diretta da Egoyan e che in Seven Veils può apparire come una specie di doppio. Il cineasta canadese non riesce però più a trovare la tensione di quel tipo di cinema.
Atom Egoyan ha dichiarato: “Quando Salomé bacia Giovanni Battista questo gesto crea una separazione tra la testa e il corpo. È un’immagine scioccante. E Amanda, l’attrice, ha veramente capito questo dramma teatrale. L’arte deve cercare di rigenerare e di risvegliare dei sentimenti e ciò che è in noi. Si verifica come un sogno freddo”.
Cosa ha provato quando ha visto per la prima volta dal vivo Matera? “Per me è davvero emozionante essere qui in questa città. Sono stato ispirato da questa città e in passato ho scoperto Matera guardando il film Il Vangelo secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini, perchè ero molto interessato ai film con il tema di Gesù. Avevo già visto il musical Jesus Christ Superstar e ho cercato di esplorare attraverso i film la vita di Gesù.
Sono contento di essere stato invitato qui e di aver potuto scoprire questa città misteriosa e antica. Adesso io sto portando Salomé, un’altra storia della Bibbia, al centro di questa bellissima città. Per me questo è un miracolo. Spero di fare una rappresentazione teatrale di Salomè in piazza Vittorio Veneto a Matera.
L’arte può sensibilizzare le coscienze e diventare un mezzo per fermare i numerosi conflitti che ci sono nel mondo?
Credo fermamente in questo. 50 mila persone sono state cacciate via dall’Armenia, dalla nostra terra e siamo rimasti traumatizzati da questa pulizia etnica. Nel mondo ci sono tanti conflitti e tante guerre e proprio per questo è stato avvertito poco quel che è successo in Armenia. Siamo traumatizzati da queste immagini di genocidio e stiamo cercando di capire cosa sta succedendo nel nostro Paese. Ci sono tanti conflitti e l’arte ha un ruolo molto importante nel restituire un significato ai nostri sentimenti. Qualche settimana fa sono stato a un festival in Armenia e c’è stato un dibattito sul dolore, questo dà la possibilità di una guarigione. Il ruolo dell’arte è molto importante perché dà la possibilità di guarire i nostri dolori.
Caravaggio ha influenzato le sue scelte per Salomè? “Caravaggio certamente mi ha influenzato su Salomé. Amanda è un personaggio complesso, mi ha intrigato che lei abbia preso il controllo della scena e ha voluto riaffermare la propria voce femminile. Nel 2007 ho scoperto un dipinto di un artista armeno che sicuramente non conoscete in cui Salomè è raffigurato senza una testa. Un ritratto molto importante che mi ha colpito molto”.
Quali sono le differenze tra cinema e teatro? Oltre Pasolini chi sono i registi a cui si è ispirato?
Il cinema è un lavoro molto solitario perché tutto è nella tua testa anche se si lavora con altre persone. Al contrario nel teatro si condivide quest’alchimia del palco. Il cinema è più introspettivo. Ho ammirato Pasolini, Bellocchio Antonioni e Visconti con la sua capacità di unire il realismo e il barocco e naturalmente Fellini. Per quanto riguarda gli attori ho apprezzato molto Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale”.
Michele Capolupo.
Chi è Atom Egoyan
Limitandosi ai numeri, si è difeso abbastanza bene nella lotta contro i grandi film hollywoodiani e ci si poteva aspettare di più da un autore conosciuto per la pretenziosità, per la rigida passione e per l’impronta apolide che rappresenta il suo cinema, sempre alla ricerca di una nuova identità popolare, con quel carrozzone di attori (sempre gli stessi e affezionati) che sono la sua piccola factory personale qualunque genere lui abbia in mano, che sia un noir o una commedia. Non riuscendo a conquistare il pubblico più giovane, attira gli intellettuali, affascinati dalla sua narrazione e dalla sua filosofia su più livelli. Fra fantasie dense come la luce verde di un night club e l’Olocausto, passando per l’11 settembre esorcizza i mali del mondo, li combatte e butta nell’inconscio dell’Occidente le paure inespresse, troppe forse per un solo film. Il mondo virtuale, il terrorismo e altri temi si integrano con il suo stile discreto, complesso, sensibile e di notevole spessore morale, anche è immerso in ambienti erotici, scabrosi, e perversi. Piccoli capolavori che aprono piccoli spiragli di luce al vecchio cinema di Alfred Hitchcock, Dreyer e Federico Fellini.
Dall’Egitto al Canada
Nato al Cairo, figlio di una coppia di pittori di origini armene, viene chiamato Atom in onore del primo reattore nucleare in Egitto. Una scelta singolare, ma precisa. Nel 1962, si trasferisce con i suoi genitori in Canada, stabilendosi a Victoria, nella British Columbia, dove cambieranno il loro cognome in Egoyan. Dopo aver studiato alla University of Toronto, scopre il suo interesse per la lettura e la scrittura di opere teatrali, soprattutto quelle di Samuel Beckett e Harold Pinter. Ed è proprio questa passione per il teatro che lo farà entrare in contratto con l’attrice Arsinée Khanjian, che diventerà sua moglie e che apparirà nella maggior parte dei suoi film. La Khanjian darà ad Atom un figlio Arshile, in onore del pittore Arshile Gorky.
L’esordio alla regia
Debutta cinematograficamente con il film Lust of a Eunuch (1977) con Ed Begley Jr., poi dopo una serie di cortometraggi, lavora negli Stati Uniti in telefilm come Venerdì 13 (1987), Alfred Hitchcock presenta (1987-1988) e Ai confini della realtà (1989), in film tv come Atto indecente (1993) e programmi televisivi come “Yo-Yo Ma Inspired by Bach” (1997).
I film
Abituato a lavorare con David Hemblen, Elias Koteas e Gabrielle Rose, vince l’Interfilm Award al Festival di Berlino e il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Locarno per la pellicola Black Comedy (1987) e continua a dirigere film atipici e interessanti quali Il perito (1991), Calendar (1993), Exotica (1994, che vince il premio FIPRESCI) e il suo capolavoro Il dolce domani (1997) con Ian Holm, Sarah Polley e Bruce Greenwood nella storia di una tragedia (un autobus scolastico che finisce in un laghetto ghiacciato) che colpisce un piccolo paese nel New Hampshire. Il film, tratto dal romanzo di Russell Banks, è il suo film più maturo per pathos e temi e Egoyan si aggiudica di diritto una nomination come miglior regista all’Oscar (preso da James Cameron per Titanic) e una per la migliore sceneggiatura, vincendo però il premio Fipresci, il Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes. Dopo Il viaggio di Felicia (1999), Ararat (2002) e False verità (2005) , si accoda a David Cronenberg, Jane Campion, Michael Cimino, Lars von Trier, Wim Wenders, Manoel de Oliveira, Joel ed Ethan Coen, Abbas Kiarostami, Takeshi Kitano, Nanni Moretti, Zhang Yimou, Roman Polanski, Ken Loach, Théo Angelopulos e Wong Kar-wai al documentario A ciascuno il suo cinema. Con Adoration e Chloe – Tra seduzione e inganno (2009) remake del film Nathalie (2003) di Anne Fontaine, Atom Egoyan sottolinea ancora una volta le sue scelte cinematografiche per quel cinema esistenziale, complicato, raffinato che gli hanno permesso di diventare membro di giurie come quelle del Festival di Cannes, di Berlino o al Sundance.
In seguito alla partecipazione al film collettivo a episodi Invisible World (2011), indagherà sull’orrore della vicenda legata ai West Memphis Three in Fino a prova contraria – Devil’s Knot (2014) per approdare a un’altra favola nera in The Captive (2014). Nel 2015 racconta il regolamento di conti con la Storia in Remember. Nel 2019 ha diretto il film Guest of Honour girato in Canada mentre nel 2023 è uscito nelle sale il film Seven Veils, girato in Canada.
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la foto della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)