Il regista Pupi Avati special guest questa sera sulla terrazza di Palazzo Lanfranchi a Matera è per il Matiff (Matera Art International Film Festival).
Pupi Avati, 54 film realizzati durante la sua prestigiosa carriera, coronata da numerosi riconoscimenti a livello internazionale, ha incontrato il pubblico nella città dei Sassi per un momento di confronto ricco di spunti di riflessioni.
A dialogare con il regista il giornalista materano Sergio Palomba.
Il tema del viaggio, che il Matiff affronta con questa edizione titolata “Ulisse su Marte”, ha incontrato il viaggio dantesco di Avati che proprio quest’anno ha dato il via alle riprese del suo ultimo film, incentrato appunto sulla vita di Dante, che ha dichiarato essere il film della sua vita, realizzato a distanza di 18 anni, trasformando finalmente un suo desiderio in realtà.
In una magica coincidenza degli opposti, che si potrebbe definire complementare, il viaggio dell’eroe che il Matiff lancia nello spazio, si è confrontato con il viaggio oscuro di ascesa verso gli inferi, vicino al linguaggio cinematografico di Avati, per sondare e riportarci al significato ultimo: l’uomo cerca nel viaggio il contatto profondo con sé stesso.
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La fotogallery dedicata all’incontro con Pupi Avati (foto www.SassiLive.it)
Biografia di Pupi Avati
Pupi Avati, all’anagrafe Giuseppe Avati (Bologna, 3 novembre 1938), è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore italiano.
Ha una figlia, Mariantonia Avati, nata nel 1966, anch’ella regista, un figlio, Tommaso Avati, nato nel 1969, sceneggiatore e il terzogenito Alvise, animatore 3D, nato nel 1971.
Giuseppe Avati, noto con il nomignolo “Pupi”, figlio di un antiquario bolognese di origine calabrese e fratello maggiore di Antonio, sceneggiatore e produttore, nasce a Bologna il 3 novembre 1938 ed è sposato con Amelia Turri, chiamata Nicola in onore del nonno molto amato.
Studia Scienze politiche all’Università degli Studi di Firenze e inizialmente tenta una carriera nel jazz: dal 1959 al 1962 fa parte della Doctor Dixie Jazz Band come clarinettista dilettante, ma rinuncia dopo l’ingresso nella band di Lucio Dalla.
«Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz. Ma un giorno nella nostra orchestra arrivò Lucio Dalla. All’inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo. E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all’angolo. Io a un certo punto ho anche pensato di ucciderlo, buttandolo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona, perché si era messo in mezzo tra me e il mio sogno.»
Successivamente per quattro anni lavora come rappresentante della Findus surgelati, quelli che descrive come i quattro anni peggiori della sua vita. Illuminato dalla visione di 8½ di Federico Fellini, tenta la strada del cinema. Nel 1970 ottiene da un misterioso imprenditore (si seppe poi trattarsi del costruttore edile Carmine Domenico Rizzo) i finanziamenti per girare due film: Balsamus, l’uomo di Satana (1968) e Thomas e gli indemoniati (1970), due film “orgogliosamente provinciali”.
Dopo aver collaborato alla sceneggiatura di Salò o le 120 giornate di Sodoma, l’ultima fatica di Pier Paolo Pasolini (anche se, per questioni di diritti, non risulta accreditato pur essendo anche stato pagato), dirige il suo terzo lungometraggio, dal titolo La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975), con protagonisti Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio, seguito da La casa dalle finestre che ridono (1976), un giallo-horror che dà inizio al cosiddetto filone del gotico padano e che con gli anni è divenuto un film di culto per gli appassionati. Avati si cimenta in questo genere, che sembra proprio adattarsi alla sua personalità, potendo però disporre di budget superiore e di una squadra in cui si può notare la presenza, tra gli altri, come sceneggiatore, di Maurizio Costanzo. Durante le riprese del film, girato a Comacchio e nelle valli ferraresi, fu avvertita la scossa di terremoto che sconvolse il Friuli: la scena è stata raccontata dallo stesso Avati e dall’aiuto regista Cesare Bastelli
Nel 1977, esce Bordella, musical demenziale censurato all’uscita, che vede tra gli interpreti anche Christian De Sica, all’epoca giovanissimo. Nello stesso anno, Avati presenta il film grottesco Tutti defunti… tranne i morti che all’epoca riscuote un discreto successo anche tra gli addetti ai lavori (come per lo sceneggiatore Bernardino Zapponi) e presso la critica.
Nel 1978 il nome di Pupi Avati diviene noto al grande pubblico in seguito alla messa in onda sulla RAI dello sceneggiato in tre puntate Jazz Band, che racconta la storia della Doctor Dixie Jazz Band. Sarà seguito dalle miniserie Cinema!!! del 1979 e Dancing Paradise del 1982, dal documentario Accadde a Bologna del 1983, ed È proibito ballare del 1989.
Nel 1979 collabora con i Pooh dirigendo lo special televisivo Viva, cronaca minuto per minuto della lavorazione dell’omonimo album, che va in onda il Natale di quello stesso anno.
Nel 1980, insieme al fratello Antonio Avati, Roberto Gandus e lo stesso Lamberto Bava, firma la sceneggiatura di Macabro, film che segna l’esordio alla regia di Lamberto Bava, figlio di uno dei maestri dell’horror cinematografico italiano, Mario Bava.
Nel 1983, il regista bolognese passa alla commedia, dirigendo Una gita scolastica, ma ritorna al thriller-horror con Zeder, giudicato una fra le sue migliori opere dai cultori del genere, scritto anch’esso in collaborazione con Maurizio Costanzo, nel quale messaggi letti sul nastro di una macchina da scrivere elettrica conducono alla scoperta dei terreni K, dove i morti lì sepolti possono riprendere vita. Il film, uscito un anno prima di Pet Sematary di Stephen King, ne anticipa quindi la tematica[20]. Sulla vicenda narrata aleggia la figura del leggendario alchimista Fulcanelli, autore di Il mistero delle cattedrali.
Dopo Impiegati (1984), Avati è nuovamente alla regia di un lungometraggio, ovvero Regalo di Natale (1986), film amaro sull’amicizia e sui tradimenti con Diego Abatantuono in versione drammatica, gli attori-feticcio di Avati, Carlo Delle Piane e Gianni Cavina, Alessandro Haber e George Eastman. Il film avrà un seguito nel 2004 intitolato La rivincita di Natale. Vengono poi i successivi Storia di ragazzi e di ragazze (1989), Bix (1991), il thriller L’amico d’infanzia (1993) che si segnala per l’ambientazione negli USA e per i valori di produzione hollywoodiani e L’arcano incantatore (1996) con Stefano Dionisi.
Scrive la sceneggiatura per la miniserie TV RAI Voci notturne (1995), diretta da Fabrizio Laurenti, oggi considerata un cult da parte degli appassionati del genere. Anche qui, ci sono riferimenti a Fulcanelli, che già veniva rievocato in Zeder. Nel 1997 gira Il testimone dello sposo e nel 1999 La via degli angeli.
Nel 2001 esce I cavalieri che fecero l’impresa e nel 2003 dirige il sentimentale Il cuore altrove che vede protagonisti Neri Marcorè e Vanessa Incontrada, qui nel ruolo di una giovane ragazza non vedente.
Il 2005 porta sullo schermo Vittoria Puccini, Paolo Briguglia e Claudio Santamaria nella commedia romantica Ma quando arrivano le ragazze?, e dirige Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Marisa Merlini, Angela Luce e nuovamente Neri Marcorè ne La seconda notte di nozze. Nel 2007 è la volta de La cena per farli conoscere, con Diego Abatantuono accompagnato da Francesca Neri, Inés Sastre, Vanessa Incontrada e Violante Placido, e Il nascondiglio, nuova incursione avatiana nell’horror, con Laura Morante nella parte di una donna italiana che rileva un inquietante edificio a Davenport, nello Iowa; nel 2008 di Il papà di Giovanna. Nel 2009 esce Gli amici del bar Margherita, mentre nel 2010 Il figlio più piccolo e Una sconfinata giovinezza.
Nel 2011 ha presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma il film Il cuore grande delle ragazze, con la partecipazione di Micaela Ramazzotti e del cantante Cesare Cremonini. Nel 2013 dirige una fiction con Christian De Sica dal titolo Un matrimonio, in onda su RaiUno.
Sempre nel 2008 ha pubblicato la sua autobiografia Sotto le stelle di un film, edita da Il Margine, e ha vinto, per il film Magnificat del 1993, il XX Premio Internazionale Ascoli Piceno organizzato dall’Istituto Superiore di Studi Medievali “Cecco d’Ascoli”. Dal 9 dicembre al 12 dicembre 2009 partecipa al Mitreo Film Festival, a Santa Maria Capua Vetere.
Nel 2010 è stato realizzato un film documentario di interviste e animazioni Pupi Avati, ieri oggi domani, diretto dal regista Claudio Costa, ispirato all’autobiografia del regista Sotto le stelle di un film. Al documentario hanno partecipato i tre figli, diversi attori e collaboratori, tra cui Carlo delle Piane, Diego Abatantuono, Katia Ricciarelli, Christian De Sica.
Nel 2013 sceneggia e dirige “Il bambino cattivo”, film per la televisione realizzato da Rai Fiction in collaborazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e trasmesso il 20 novembre 2013 in prima serata Rai in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Presiede la Fondazione Federico Fellini, nata nel 1995 in memoria del grande regista riminese, che aveva esercitato grande influenza sullo stesso Avati e che gli era divenuto amico negli ultimi anni di vita, al punto che, come dichiara lo stesso regista, avevano concertato di girare un film in segreto per poi diffonderlo successivamente[1]. L’amore e la passione per la musica e per la propria città lo hanno accompagnato per tutta la vita: il regista spesso gira i suoi film a Bologna ed è solito inserire in essi numerosi riferimenti musicali, ispirandosi direttamente, in alcuni casi, a questa sua esperienza (come ad esempio in Ma quando arrivano le ragazze?). Sempre questo amore per la musica e in particolare per il Jazz, lo porterà a scrivere e dirigere il film TV Jazz Band nel 1978 e, nel 1991, Bix, dedicato alla figura di Bix Beiderbecke.
Nel settembre 2014 vince il premio come miglior sceneggiatura dell’anno per il film con Sharon Stone e Riccardo Scamarcio Un ragazzo d’oro al Montreal World Film Festival in Canada.
Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo Il ragazzo in soffitta, seguito poi nel 2018 da Il signor Diavolo.
Nel 2019 torna al cinema horror-gotico con il film Il signor Diavolo tratto dal suo romanzo omonimo, interpretato tra gli altri da Massimo Bonetti, Alessandro Haber, Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Chiara Caselli e Andrea Roncato. Il film, sceneggiato da Pupi Avati col figlio Tommaso e il fratello Antonio Avati, è stato montato dal regista Ivan Zuccon e distribuito nei cinema da 01 Distribution dal 22 agosto 2019. Per gli effetti speciali, Pupi Avati si è avvalso della collaborazione di Sergio Stivaletti: sua, in particolare, l’iconica sequenza ambientata dal dentista.
Il 6 luglio 2020 riceve, insieme ad Antonio e Tommaso Avati, il Nastro d’argento al Migliore soggetto per il film Il signor Diavolo ai Nastri d’argento 2020.
A febbraio 2021 esce Lei mi parla ancora, tratto dal romanzo Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista di Giuseppe Sgarbi, interpretato da Renato Pozzetto e Stefania Sandrelli. Il film avrebbe dovuto essere distribuito nelle sale cinematografiche ma a causa della pandemia da COVID-19 è stato venduto a Sky Cinema, che l’ha trasmesso in prima visione l’8 febbraio 2021.
La fotogallery dell’incontro con Pupi Avati e le premiazioni del concorso fotografico “The Human Ambient (foto www.SassiLive.it)