Nell’ambito delle iniziative per il centenario della nascita di Rocco Scotellaro il Museo Nazionale di Matera ha proposto nel pomeriggio nell’ex ospedale San Rocco a Matera un talk sul tema della riscrittura in chiave pop di archivi della memoria e della memoria di figure come quella del poeta di Tricarico. Protagonisti dell’incontro il regista materano Giuseppe Stasi, autore insieme a Giancarlo Fontana della serie “The Bad Guy” (Amazon Prime), in dialogo con Sergio Brancato dell’Università di Napoli e Giuseppe Palumbo.
L’evento culturale fa parte de “La giovane scalmana di Rocco Scotellaro”, il programma di iniziative legate alla mostra “Sempre nuovo è… Scotellaro – Al bivio. La giovane scalmana di Rocco Scotellaro”, inaugurata lo scorso 21 aprile e promossa dal Museo Nazionale di Matera per celebrare i 100 anni dalla nascita e i 70 dalla morte del poeta e sindaco di Tricarico.
Nel corso della serata è stato presentato al pubblico, in anteprima, il documentario di Marina Resta “Tracce di Rocco”. All’evento hanno partecipato la regista Marina Resta e l’aiuto regista Giulio Todescan.
Il cortometraggio unisce materiali d’archivio e riprese contemporanee. Una ricerca visiva sulle tracce dell’intellettuale lucano e una riflessione sulle narrazioni che hanno raccontato la sua terra.
Un viaggio attraverso le narrazioni della Basilicata di ieri e di oggi, sulle tracce di Rocco Scotellaro, di cui oggi 19 aprile si celebrano i 100 anni dalla nascita: è l’intento di “Tracce di Rocco”, film documentario di Marina Resta.
Sviluppato nell’ambito del Premio Zavattini 2018/2019 e prodotto da Marina Resta per Working Title Film Festival, in collaborazione con Fondazione Aamod – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e Istituto Luce, “Tracce di Rocco” è un cortometraggio documentario della durata di 16 minuti che accosta materiali audiovisivi eterogenei – d’archivio e girati ad hoc con stile osservativo – generando cortocircuiti tra passato e presente. Un viaggio attraverso la Basilicata del passato e del presente, alla ricerca delle tracce iconografiche e metaforiche di Rocco Scotellaro. A questo link è disponibile un trailer-estratto del film: https://vimeo.com/818140100.
La regista Marina Resta: “Ho cercato di confrontarmi con Scotellaro e con ciò che rappresenta per la Basilicata, lavorando sulla sua assenza. Assenza fisica, assenza di materiali audiovisivi che lo ritraggono, assenza di testimoni diretti (per motivi anagrafici). Allora il mio lavoro è stato quello di ricercare le sue tracce e poi di disseminarle nel film. Tracce intese sia come segni della sua vita, ma anche le tracce iconografiche che ne preservano e tramandano la memoria”.
Carlo Levi, amico del poeta lucano fin dai tempi del suo confino in Basilicata sotto il Fascismo, ha avuto un ruolo di primo piano nel tramandare la figura di Scotellaro, contribuendo a crearne la mitologia. Nel trittico “Lucania ’61”, oggi esposto al Museo Nazionale di Matera nella sede di Palazzo Lanfranchi, Levi rende Scotellaro il fulcro di tutto il dipinto e la metafora della Lucania stessa.
“La Basilicata, e in generale l’Italia meridionale ha subìto (e continua a subire) le narrazioni di sguardi esterni, che tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’60 erano polarizzate tra il “luogo puro fuori dalla Storia” che incarna la visione leviana e le promesse di sviluppo tecnico e infrastrutturale legate alla retorica della Riforma Agraria e dell’attuazione del Piano Marshall. Una terza narrazione che si affianca a queste nel film è quella legata a Matera 2019 – Capitale europea della cultura, lo storytelling del riscatto culturale di una città e di un territorio a lungo considerati “la vergogna d’Italia”, oggi invasi dai turisti. Nel film si intrecciano tutti questi fili – le diverse narrazioni e retoriche e le tracce di Scotellaro – mettendo a confronto i materiali d’archivio dell’Aamod e dell’Istituto Luce con le immagini osservative girate oggi in quegli stessi luoghi. Tuttavia la mia scelta è stata quella di non celare l’eterogeneità dei materiali e la loro diversa provenienza, ma anzi di evidenziarla, rendendo palese la parzialità di ogni narrazione e in definitiva l’impossibilità di raggiungere una visione sulla Basilicata, se non frammentaria e a volte contraddittoria. Allo stesso modo Rocco Scotellaro resta nel film una figura sfuggente, fantasmatica, di cui si può aspirare a trovare sempre nuove tracce”.
Marina Resta (Altamura, Bari, 1984) ha studiato cinema all’Università di Bologna e alla Freie UniversitätBerlin. Ha frequentato il corso di Documentario alla Scuola Civica Luchino Visconti a Milano e il Master in Produzione e Comunicazione per l’Audiovisivo e i Digital Media all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Come filmmaker ha realizzato “Milano fa 90” (2013) e “L’acqua calda e l’acqua fredda” (2015), presentati in diversi festival tra cui Sguardi Altrove a Milano e Foggia Film Festival. Nel 2018 “Tracce di Rocco” è tra i 10 progetti finalisti del Premio Zavattini. Insegna Discipline Audiovisive e Multimediali al Liceo Artistico Statale Michelangelo Guggenheim di Venezia. Nel 2016 ha fondato a Vicenza Working Title Film Festival – Festival del cinema del lavoro, di cui è direttrice artistica e organizzatrice.