Sarà inaugurata al pubblico sabato 5 giugno all’interno del Parco della Scultura della Palomba la mostra d’arte dell’artista Antonio Paradiso. Un mostra di livello mondiale per la originalità e singolarità dei pezzi che provengono dall’Africa. I particolari sono stati illustrati dall’artista nel corso di una conferenza stampa promossa nel pomeriggio. La mostra è frutto di un viaggio in Africa dello stesso artista che dopo trent’anni ha deciso di diffondere le sue opere al pubblico. Un atto generoso e decisivo per incrementare quei valori culturali che portano un individuo a dialogare, discutere, fare opinione e storia attraverso le proprie vocazioni.
Una mostra che passa dal Surrealismo al Dadaismo e che vede all’interno del parco Scultura La Palomba la presenza di sculture di artisti importanti quali Carrino, Coletta, Mainolfi, Mattiacci, Nagasawa, Pascali, Paradiso, Spagnuolo, Staccioli, Trotta.
La novità della mostra è l’attenzione rivolta al Surrealismo e al Dadaismo, che favorisce confronti tra le culture Dogon, Lobi, Geledè Dan, Fang e Ashanti e opere grafiche di Man Ray e Marcel Duchamp.
Sabato 5 giugno durante l’inaugurazione della mostra saranno proiettate delle immagini inedite di luoghi originari delle etnie africane.
Alle ore 21 Milena Orlandi presenterà un concerto surrealista dal titolo “Mes rèveries” chanson de Jacques Prevert à Queneau.
“Ho percorso tutti i deserti del Sahara – spiega Paradiso – e ho portato con me queste opere che oggi ho deciso di esporre. Si tratta di bambole Morri una diversa dall’altra, maschere passeport, bambole fant, bambole ibeci, pettine ashanti , sculture Tellem, Cavalieri Dogon. Fanno parte della collezione personale che ho deciso di mettere in mostra per la prima volta”.
Paradiso spesso si trasferisce nel suo studio a Milano e quando realizza i suoi lavori artistici si sposta all’Ilva di Taranto quando deve lavorare il ferro, a Trani e Apricena quando lavora la pietra.
La mostra mette a confronto il surrealismo prodotto dalla cultura occidentale degli anni 15-18 in Europa e quella esistente in Africa”.