Martedì 1° febbraio alle ore 17, presso la Sala Levi del Palazzo Lanfranchi a Matera, sarà presentato il volume Matera barocca. Cantieri, committenti e rinnovamento del gusto di Eleonora Carmela Bianco.
Il volume è edito da Mandragora.
Matera barocca consiste in un itinerario illustrato che offre al lettore il piacere della scoperta della città sei e
settecentesca. Chi ha conosciuto la Basilicata attraverso le suggestioni letterarie di Orazio o di Carlo Levi e
chi, come turista e come studioso, ha guardato a Matera unicamente come la città dei Sassi, incorrerà in
piacevoli e insperate sorprese.
In effetti Matera è anche rilevante città barocca, che condivise con tutto il Regno di Napoli la medesima
felice stagione artistica. Il libro, frutto delle accurate ricerche di Eleonora Carmela Bianco, restituisce
un’immagine diversa della città, «e questo non è disgiunto dalla recente riscoperta del barocco nella
regione. Infatti, proprio in occasione della preparazione della mostra ‘Splendori del barocco defilato. Arte in
Basilicata e ai suoi confini da Luca Giordano al Settecento’ ho sollecitato questa ricerca che risulta del tutto
inusuale e che si pone a completamento e necessario corollario di questa esposizione», come spiega Elisa
Acanfora nell’introduzione.
Il pregio del libro, in primo luogo, è il taglio largo e d’insieme sulle diverse imprese, sui cantieri avviati, sulle
maestranze impiegate, sui committenti. Ciò ha portato a chiarire priorità cronologiche e cambiamenti di
gusto, nonché questioni di primaria importanza sulla circolazione degli artisti nei territori meridionali.
Completano il volume un regesto cronologico, un’appendice documentaria e una bibliografia aggiornata.
Matera barocca
Cantieri, committenti e rinnovamento del gusto
di Eleonora Carmela Bianco
Edito da Mandragora
con il patrocinio di: Università degli studi della Basilicata – facoltà di lettere e filosofia
In collaborazione con: Soprintendenza ai beni storici, artistici ed etnoantropologici della Basilicata
con il contributo di: Comune di Matera
Il primo febbraio 2011, presso la Sala Levi del Palazzo Lanfranchi a Matera, sarà presentato il volume Matera barocca. Cantieri, committenti e rinnovamento del gusto di Eleonora Carmela Bianco. Patrocinata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi della Basilicata, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, la pubblicazione si è potuta realizzare grazie al contributo del Comune di Matera, come corollario alla mostra “Splendori del barocco defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca
Giordano al Settecento” (2009-2010) curata dalla professoressa Elisa Acanfora.
Nell’ambito delle indagini condotte in occasione di quell’evento espositivo si sono dunque inserite le ricerche di Eleonora Carmela Bianco che, già condotte in occasione della sua tesi di laurea, si distinguono dagli studi precedenti sulla città per la scelta di un taglio largo che indaga, in una veduta di insieme, i nessi esistenti tra i diversi cantieri decorativi, la committenza e le maestranze che contribuirono a trasformare il volto di Matera in quello di una capitale dal fasto barocco.
Partendo dunque dal più grande e prestigioso cantiere di ammodernamento che interessò il duomo cittadino a partire dal 1703, il libro mette in luce il rapporto intenso instauratosi dai raffinati committenti materani in particolare con le vicine Puglie. Tra i nomi più rilevanti nel panorama artistico pugliese, oltre al molfettese Giuseppe Porta (autore della più antica decorazione pittorica del soffitto ligneo nel Duomo cittadino), spiccano quelli di insigni architetti che, presenti in città già a partire dalla seconda metà del Seicento – si pensi a Francesco da Copertino (1668), autore del Palazzo del Seminario, oggi intitolato al committente Lanfranchi –, contribuirono a trasformare il
volto di Matera in chiave propriamente barocca. Ancora, l’importazione a Matera di una nuova tipologia di facciata dai più moderni connotati della fastosa cultura rocaille si deve proprio a un architetto pugliese, Giuseppe Fatone da Andria, la cui opera (chiesa del Purgatorio) divenne, di fatto, il modello per le numerose maestranze locali che eseguirono, poco più tardi, la facciata della chiesa di Sant’Agostino e quella della chiesa confraternale di San Francesco da Paola.
In maniera del tutto pioneristica per la città di Matera, l’Autrice ha saputo fornire, inoltre, una lettura attenta anche di quegli arredi, come altari e stucchi, che, proprio nel corso del Settecento, costituirono gli elementi di più immediata esaltazione del potere spirituale. Sulla scorta di una visione di insieme si è infatti potuto precisare come a fungere da possibili modelli per gli artigiani lucani, particolarmente attivi nella produzione di altari in pietra calcarea, furono quei meravigliosi manufatti che, giunti da Napoli tra il 1748 e il 1749 e collocati nella chiesa materana di
Sant’Agostino, risultano il frutto dell’ingegno di abili ed esperti marmorari partenopei. Ed è proprio a tali capolavori che questo volume attribuisce nuove paternità suffragate da validi e sapienti confronti.
Altrettanto inedito è poi lo studio della committenza privata che si è potuta indagare, ancora una volta, grazie al ritrovamento di nuovi dati d’archivio. Per la prima volta si è ricostruito, infatti, l’arredo interno alla cappella gentilizia di una famiglia materana, quella ducale dei Malvinni Malvezzi, nella prestigiosa chiesa di San Francesco d’Assisi. Collegata proprio a tale committenza è la figura del marmorario napoletano Antonio de Tommaso chiamato a sistemare l’altare in marmo che il duca Giulio acquistò dai monaci benedettini della chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo a Montescaglioso. Sono quindi le vicende qui ricostruite del reimpiego degli splendidi altari provenienti dalla dismessa abbazia di Montescaglioso a chiudere questo itinerario che mira, con uno sguardo nuovo, a offrire, anche al vasto pubblico, un’immagine nuova di Matera come città del fasto e della grande magnificenza barocca.