L’artista materano Franco Di Pede protagonista in una tesi di Laurea all’Università di Basilicata di Matera. E' accaduto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea Specialistica in Nuove Tecnologie per la Storia e i Beni Culturali. Il candidato Diego De Angelis, laureatosi con il massimo dei voti, ha discusso la tesi in Storia dell’Arte Contemporanea dal titolo "Franco Di Pede, un artista materano fra avanguardia e cultura del territorio”. Relatrice la chiarissima professoressa Mariadelaide Cuozzo. Il neo-laureato Diego De Angelis racconta come ha deciso di occuparsi del poliedrico artista materano: “Il titolo della tesi preannuncia l’ordito essenziale entro il quale si è dispiegata la trama di questo lavoro catalografico e di ricerca dedicato a Franco Di Pede, uno dei protagonisti più rilevanti dell’arte e della cultura lucana contemporanea. La stessa è suddivisa in due capitoli: il primo presenta il panorama nazionale e internazionale delle arti contemporanee focalizzando l'attenzione su una trait d’union tra il contesto artistico campano e quello lucano, il secondo inquadra l’attività di Franco Di Pede e dello Studio Arti Visive di Matera all’interno di questo scenario culturale. Inoltre le appendici mettono in evidenza le iniziative artistiche, culturali, sociali, editoriali, ecologiche e urbanistiche promosse dall’artista e dallo Studio, mirate ad offrire al pubblico le più recenti tendenze dell’arte contemporanea volte al rilancio della città in un contesto internazionale”. De Angelis sottolinea anche un aspetto molto importante: “La bibliografia sull’attività artistica di Di Pede è vasta ma anche molto frammentaria, tanto che non è stato facile reperirla. Se infatti, da un lato, sono reperibili saggi, articoli di giornali, cataloghi di mostre, mancano d’altro canto testi finalizzati a un’analisi approfondita e articolata degli avvenimenti dell’arte lucana del Novecento, con una chiave di lettura aggiornata, così come sono assenti monografie analitiche sull’attività dello stesso Di Pede. La finalità della tesi è stata proprio quella di cercare di colmare tale lacuna”.
Il candidato De Angelis ha disquisito su di Pede partendo dagli Anni Sessanta in poi. “Certo. L’intento è quello di far riscoprire ed apprezzare l’incessante impegno profuso dall’artista fin dai primi anni Sessanta per la crescita artistica e civile della città di Matera, in un periodo di forti spinte propulsive che avrebbero portato questo territorio a rimodellare la propria fisionomia e di fare un quadro più dettagliato su quanto è accaduto nella seconda metà del Novecento nel mondo delle arti in quella sorta di ”altra Italia” costituita dalla Basilicata, guardata talvolta con interesse ma finora, sostanzialmente, sempre troppo poco esplorata e studiata”. De Angelis studia Di Pede e la sua evoluzione sul modo di concepire l’arte. E’ un innovatore e un creativo.
“Memore dei soggiorni napoletani e romani (presso la scuola di Emilio Notte e Afro Basaldella),-prosegue De Angelis- dal ventre degli anni Sessanta Di Pede attinse stimoli per la formazione di un linguaggio d’avanguardia caratterizzato, se pur con metamorfosi progressive, da molteplici tematiche, come nella serie de L’oggetto esploso o ritrovato, delle Porte e finestre, delle Analogie, dell’adozione di tecniche come l’assemblage e lo “strappo”, oltre che dalla creazione di opere (come arredi sacri) derivanti dalla sua inclinazione per un’arte di pubblica fruizione. Nel 1964 Di Pede inaugurò a Matera la Galleria d’Arte Moderna Studio, divenuta poi Studio Arti Visive. Quest’associazione no-profit ed apolitica avviò da un lato ad una coraggiosa serie di mostre d’avanguardia, dall’altro ad una successione di mostre-documentario, convegni, iniziative culturali, editoriali, ecologiche, urbanistiche, volte al recupero ed alla valorizzazione delle risorse locali ed al rilancio della città in un contesto nazionale ed internazionale presso centri di cultura e di educazione, di ricreazione e di lavoro, di soggiorno e di turismo, proponendo, prime in Italia, questo genere di iniziative. Da allora si sono susseguite più di cinquecento mostre, tra personali e collettive, in Italia e all’estero, grazie ai suoi incessanti rapporti di collaborazione con i più noti centri d’irradiazione e ricezione culturale.
Va notato che, a partire dallo stesso periodo, Di Pede s’impegnò anche in ambito architettonico, focalizzato su due punti: la volontà di produrre nuovi linguaggi per favorire la transizione dall’idea di architettura come fatto statistico all’idea di architettura come processo evolutivo e la funzione di “luogo della memoria” come punto di raccordo tra passato e futuro”. De Angelis parla dell’interesse artistico che Di Pede ha per la “pietra simbolo”, il tufo, che sul finire degli Anni Settanta diventò il suo materiale elettivo ed un efficace strumento per la divulgazione del suo messaggio culturale. Negli Anni Ottanta, l’artista sperimentò una nuova interpretazione del territorio attraverso la rilettura di quei segmenti formanti quadrettature incisi all’interno delle cave di calcareniti di Gravina. In questo senso, Di Pede proseguì la sua ricerca tesa ad individuare punti d’incontro tra un’arte concettuale e geometrica e una semanticità figurale non disgiunta dal retaggio culturale locale”.
Lug 20