Alla conferenza di servizio hanno partecipato la dottoressa Rotondà, psicologa del Comune, la dottoressa Marina Marcangelo in rappresentanza del dott. Gollo dell’ASL di Matera. Presenti anche i dottori Calzone e Di Santo dell’Ospedale Madonna delle Grazie, genitori e referenti delle Scuole in rete “I Care” .
Il dirigente Ferrara ha introdotto l’argomento che ha una sua ricca valenza sul piano della solidarietà umana, dicendo che “la presa in carico di un ragazzo in difficoltà deve avvenire dal punto di vista sociale e didattico-educativo. L’accezione disabile non è negativa né offende ed è l’accezione che viene usata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le disabilità sono abilità diverse. Mel corso degli incontri con le altre scuole in rete è emerso che si opera senza un progetto e si lavora in comparti diversi senza una unicità di intenti. E’ emersa quindi la necessità di integrare gli interventi. I ragazzi con disabilità chiedono un progetto di vita integrata. Che senso ha aver dato qualcosa ai ragazzi se poi non vi è continuità? Ecco perchè i progetti di vita devono essere percorsi per l’integrazione”
Il dirigente Ferrara ha sottolineato che “la presa in carico deve essere integrata e dovrebbe essere definito come l’insieme di strategie e degli strumenti di attenzione dei servizi. La famiglia è il primo contesto di riferimento del disabile. Le famiglie manifestano difficoltà a sostenere azioni che richiedono notevoli carichi assistenziali per le cure da prestare ai loro familiari. Occorre quindi- sottolinea Ferrara- una rete di servizi di tipo domiciliare, territoriale, diurna e residenziale. E’ necessario pertanto dotarsi di un Piano di Zona che può diventare lo scenario per l’integrazione dei servizi e la regia per il coordinamento degli interventi e per la definizione dei livelli di responsabilità; la sede tecnica per l’applicazione e definizione di protocolli di intervento, il luogo operativo dove i “Progetti di Vita” di fatto si realizzano attraverso un costante monitoraggio e una continua ricerca delle possibili e migliori risposte in favore di ogni singola persona disabile. Il dirigente scolastico sottolinea altresì che a scuola “riscontriamo che il problema non è il ragazzo che rappresenta il punto terminale e pertanto è necessario il sostegno del Comune di residenza della persona disabile. Il Sindaco è quindi garante della esecutività del progetto. Il Progetto deve essere soggetto ad aggiornamento periodico (d’ufficio oppure ogni due anni) o su richiesta della persona interessata o da chi la rappresenta”.
Ferrara ha proposto quindi di costituire un’Associazione di genitori che abbiano a loro volta dei rappresentanti interlocutori per pensare ad una presa in carico. La nostra scuola ha una notevole rappresentanza di disabili insieme alle altre scuole in rete ma tocca al Comune attivare una conferenza di servizio per obiettivi mirati. Noi abbiamo fatto dei progetti scuola-lavoro e chiediamo al territorio che il progetto possa continuare”. Alcuni genitori ritengono a questo punto opportuno associarsi per diventare insieme un soggetto di diritto riconosciuto e avere valenza anche a livello politico. Devono dare corpo allo Statuto per far sentire la propria voce e per farsi conoscere dalle istituzioni.
Carlo Abbatino