Ultimo appuntamento per la Stagione Teatrale 2008 di Matera: martedì prossimo, 15 aprile, Al Teatro Duni di Matera è in programma La Rosa Tatuata, capolavoro di Tennessee Williams, con Mariangela D'Abbraccio, per la regia di Francesco Tavassi (organizzazione Cose di Teatro e di Musica, patrocinio della Regione Basilicata e coordinamento di Incongress di Francesca Lisbona).
Tennessee Williams s'ispirò ad Anna Magnani per la produzione di uno dei suoi romanzi più importanti, che narra la storia di struggente passione tra due emigranti siciliani in Louisiana; nel 1955, "La rosa tatuata" divenne la sceneggiatura dell'omonimo film di successo, interpretato dalla stessa Magnani – che vinse l'Oscar come migliore attrice protagonista – e da Burt Lancaster (che nel 1963 avrebbe interpretato ancora il ruolo di un siciliano, Don Fabrizio Corbera, ne "Il Gattopardo" di Luchino Visconti).
L'attrice è stata definita "la grande lady del teatro italiano" per la capacità di saper interpretare con classe e maestria i ruoli delle numerose piéce teatrali, dirette da alcuni tra i più importanti registi italiani, che l'hanno vista protagonista. Sul palcoscenico de "La rosa tatuata", Mariangela D'Abbraccio regge egregiamente il confronto con la più leggendaria icona del cinema italiano, ed infatti la critica è unanime nell'esprimerne l'ennesima, solenne consacrazione.
TRAMA
Scritta da Williams intorno al 1950, nella scia di "Lo zoo di vetro" e di "Un tram che si chiama desiderio", si impernia sulle vicende di una donna non più giovane e non più bella che rinuncia all'esistenza per mitizzare caparbiamente il proprio passato: ma questa volta Williams tratta la materia in chiave brillantemente comica, e correda la vicenda di un lieto fine per la protagonista. Dedicata all'amato compagno Frank Merlo, l'italoamericano che gli aveva fatto scoprire la Sicilia, la storia è ambientata in una comunità italiana ai margini di una cittadina che si affaccia sul Golfo del Messico, fra camion di banane, contrabbandieri e benpensanti di rigido ceppo anglosassone. Serafina è una modesta sarta che da tre anni si è rinchiusa in casa a crogiolarsi nel dolore per la scomparsa del marito, le cui ceneri tiene in un'urna. Vive del suo lutto, non privo di nostalgia per le prodezze sessuali del defunto, rendendosi feroce custode dell'innocenza della figlia giovinetta. Col tempo, però, si lascia convincere a tornare all'esercizio dei sensi, sia per la rivelazione delle infedeltà del defunto, sia per i goffi approcci di un improbabile corteggiatore, istrionico e inaffidabile, quanto l'altro doveva essere autorevole e virile; ma, cosa fondamentale, e morale della festosa commedia, ben vivo e vegeto".
NOTE DI REGIA
di Francesco Tavassi
La grande ondata di immigrazione, che da qualche anno sta investendo l'Europa, sollevando infinite contraddizioni nei giudizi, in bilico tra sentimenti di accoglienza umanitari e intolleranza; l'imbarazzo delle contrapposte parti politiche che di fronte ai fenomeni di disagio dei cittadini, un economia incapace di far fronte ai nuovi poveri, disoccupati, disadattati, immigrati, mettono "pezze" peroccupandosi soprattutto di non prendere posizioni impopolari e barcamenandosi, incapaci di dare risposte efficaci nell'ottica di una multietnia di razze, culture, religioni, tradizioni che sempre di più rappresenterà il nostro futuro, rappresenta indubbiamente un tema di estrema attualità .
In questo quadro, uno sguardo irriverente e divertito a come eravamo noi immigrati d' America, teneramente e comicamente espresso da Tennessee Williams ne LA ROSA TATUATA può forse aiutarci a ritrovare nel sorriso una visione lucida e serena del nuovo mondo che ci circonda.
I colori, gli eccessi le passioni di quella piccola comunità di meridionali che negli anni 50 occupa un piccolo villaggio americano, sono il fondo di una commedia straordinariamente umana concepita da un intellettuale anticonformista, attento a sfumature e a dettagli capace di penetrare con amore l'anima dei personaggi.
Nulla da eccepire, dunque a quanto descritto così lucidamente da Williams ma per me meridionale, mettere in scena LA ROSA TATUATA rappresenta l'occasione di tradurre l'affettuosa critica in un ironica autocritica, misurare insomma se quello che egli vedeva di noi è veramente come noi siamo.
Intendo per questo affondare attraverso la comicità e la sapienza della napoletana Mariangela D'Abbraccio in ogni aspetto del nostro carattere, così umorale e appassionato, di svelarne sentimenti e contraddizioni. La scenografia rappresenterà un frammento di villaggio in continua trasformazione confusamente cosparso di elementi made in U.S.A. che mal si adattano ad una organizzazione delle cose tipicamente italiana. Si avvertirà di tanto in tanto lo spaesato arrivo di nuove famiglie di emigranti. Tutto, per quanto buffo e scanzonato, racconterà miseria e voglia di rivalsa.
SCHEDA: MARIANGELA D'ABBRACCIO
da MyMovies.it
E' un mostro sacro del palcoscenico di casa nostra, un vero e proprio Golia biblico che sfida i piccoli David (gli spettatori) a colpi di ruoli trasgressivi, inquietanti, teneri, di lucidissima attualità ma che non abbandonano mai quell'aspetto comico e accattivante, che fa dell'interprete stessa una donna drammaticamente poetica. Splende di luce propria in "Sunshine" di Marco Mattolini, quando si scopre i seni e ride sotto una parrucca bionda. È più detestabile di Regina Bianchi, quando in "Napoli milionaria" di Eduardo De Filippo, interpretava la commerciante del mercato nero Amalia. Graffia, stupisce, scandalizza per quel bacio dato alla fantastica Elisabetta Pozzi in "Maria Stuarda" di Dacia Maraini, per la regia di Francesco Tavassi. E riserva ancora tante piccole sorprese, siamo pronti a scommetterlo, anche per il cinema tricolore che se l'è goduta per un po'.
Mariangela sceglie il teatro fin da quando aveva 15 anni. Frequenta infatti la Scuola Fersen, proprio sotto il grande maestro Alessandro Fersen, dove si privilegia lo studio dell'immedesimazione e del potere espressivo del corpo, prima che della parola. Successivamente si iscrive ai laboratori di Grotowski, a quelli di Peter Brook ultimando la sua istruzione con uno stage su Bruce Mayers.
Nel 1981, dopo aver partecipato alla miniserie L'assassino ha le ore contate con Marino Masé e Adriana Russo, debutta cinematograficamente nella commedia sexy Cornetti alla crema di Sergio Martino con Edwige Fenech, Lino Banfi, Gianni Cavina, Marisa Merlini e Milena Vukotic. Due anni più tardi, viene diretta da Roberto Benigni in Tu mi turbi (1983) e viene promossa a protagonista del thriller di Camillo Teti L'assassino è ancora tra noi (1985), storia di una laureanda in criminologia che studia (e indaga) sui misteriosi omicidi di un maniaco assassino che uccide le coppiette che si appartano in automobile. Ovviamente la vicenda è palesemente tratta dalla serie di omicidi del Mostro di Firenze.
Dopo tanti tv (ricordiamo anche la fiction Gli angeli del potere, 1988) si lega fortemente e professionalmente alla scrittrice e sceneggiatrice Dacia Maraini, la quale scrive per lei "La vita di Camille Clodel" e cura l'adattamento de "Dalla città l'inferno".
Negli Anni Novanta, dopo il telefilm Passioni (1993), recita accanto a Stefania Sandrelli in Per amore, solo per amore (1993) e poi prende parte ad altre miniserie come Tutti gli uomini sono uguali (1998) e qualche episodio de Il commissario. Ma la D'Abbraccio è e rimane principalmente una delle lady del teatro di casa nostra che fornisce splendide interpretazioni sul palcoscenico come gli indimenticabili "Anna dei Miracoli", "Macbeth", "Napoli milionaria" e la già citata "Maria Stuarda". Ha collaborato con i più grandi: da "La traviata" firmata da Franco Zeffirelli a una lunga collaborazione con l'attore e regista Giorgio Albertazzi, dall'entrata nella Compagnia Luca De Filippo (dove ha avuto la fortuna di essere diretta dall'immenso Eduardo) alle prime regie di Arturo Brachetti agli ultimi lavori di Francesco Rosi.