Da cameriere nella pensione Cinzia gestita dai suoi genitori a comico di Zelig. Paolo Cevoli al Duni ha raccontato in modo divertente e con l’inconfondibile accento romagnolo le tappe fondamentali che hanno cambiato il destino della sua vita. Riccionese doc, dopo aver messo su famiglia (sua moglie è un’imprenditrice che si occupa di commercializzare abiti da sposa) aveva deciso di mettersi in proprio “emigrando” a Bologna per aprire un’attività nel settore della ristorazione. Sono i comici di Zelig che vanno a mangiare nel suo ristorante a notare che Paolo Cevoli “fa ridere” con le sue barzellette. In realtà per Cevoli il cabaret era solamente un hobby eppure il “ruspante” e aspirante attore comico romagnolo era stato già premiato con la “Zanzara d’oro” e Maurizio Costanzo lo aveva invitato al Parioli per alcune puntate del suo talk show. Il grande successo è vicino e matura nel 2002, quando Zelig va in onda ancora in seconda serata, dopo le 23. Paolo Cevoli registra due puntate per “una delle poche trasmissioni che si possono ancora guardare in televisione”. Paolo Cevoli “spacca” con l’assessore di Roncofritto Palmiro Cangini, quello che parla mai dire un “c….” e chiude i suoi comizi con lo slogan “fatti, non pugnette”. Gli autori di Zelig Gino e Michele lo confermano a furor di popolo. Stupito dalla “fantastica” Matera e dai suoi “Sassi” Paolo Cevoli ripercorre al Duni le tappe fondamentali che hanno cambiato la sua vita. A undici anni era già cameriere nella pensione Cinzia gestita dai suoi genitori a Riccione, nella terra dove “la gnocca” è un’istituzione. Divertenti i suoi anedotti con i quali prende in giro i turisti tedeschi e spiritosa la sua analisi psicologica sulle donne straniere che arrivavano l’estate in riviera dopo aver trascorso un inverno particolarmente “freddo” a causa di mariti indifferenti e bravi solamente a “svernare nei pub”. Nella satira pungente di Paolo Cevoli si ritrovano naturalmente anche i vitelloni della Riviera romagnola, tanto ricchi quanto “grezzi” e che loro in riviera chiamano “patacca”. E dopo una prima parte dedicata a tendenze, usi e costumi della sua terra, Paolo Cevoli commenta a modo suo l’attualità. Si parte dalla crisi del lavoro, anche perchè se siamo sempre stati un popolo di poeti, navigatori e santi ma oggi i poeti portano sfiga, dei navigatori non c’è richiesta perchè hanno inventato il Tom Tom e i Santi sono finiti “nell’acqua”, visto che tutte le migliori marche di acque minerali hanno un santo che li “sponsorizza”. Poi una battuta ironica sull’accordo tra Fiat e Chisler (“la Casa Torinese metterà a disposizione la tecnologia…non pensavo che fosse così facile prendere in giro gli americani) e sul divorzio chiesto da Veronica Lario a Silvio Berlusconi…E a proposito di Berlusconi Paolo Cevoli ne approfitta per ricordare alcuni miracoli del suo Governo. Il primo riguarda la “sparizione” della spazzatura di Napoli. Dove sarà finita? Cevoli non ha dubbi: è stata tutta accantonata nel retro della sua villa di Arcore. E visto che il ministro Garfagna ha chiesto di far “sparire” con una legge anche le prostitute, anche queste sono finite nel retro della sua residenza. Il terzo miracolo lo ha fatto Brunetta, che a furia di fare leggi per combattere l’assenteismo nei posti pubblci “non c’è più nessuno al bar e anche i medici si lamentano perchè non si ammala più nessuno”. In pratica a “fermare la ruota” è stato proprio Brunetta, che pensava invece di rilanciare l’economia. Quindi Cevoli stuzzi la fantasia del pubblico sulla potenza sessuale di Berlusconi, (F)eltroni, Fassino, Franceschini e Di Pietro. Anche qui non c’è partita. Berlusconi è sempre il numero uno. La crisi delle sinistre è anche nei volti degli avversari di Berlusconi. Solo Di Pietro ha qualche possibilità di contrastarlo, ma lui non è di sinistra…Cevoli poi confessa al pubblico che in realtà non ama fare satira, in realtà lui vuole solo prendere per il c….tutti i politici. E così arriva il comizio dell’assessore Palmiro Cangini, lo stereotipo del politico che parla, parla, parla per non dire praticamente niente. E così finisce l’ora di Melarido con Paolo Cevoli, premiato con il logo in tufo della rassegna di cabaret da Donato Braia, uno dei tre fratelli che hanno fondato la società Quadrum. “E se quest’anno avete fatto Melarido, si chiede Cevoli, l’hanno prossimo cosa farete, me la gratto?…Cevoli saluta il pubblico con una precisazione: rispetto a quelli che raccontano le barzellette al bar lui è appena una spanna sopra. Viva la sincerità.
Michele Capolupo