Dopo alcuni anni di assenza Augusto Viggiano torna in libreria con la sua nuova collezione di foto, dedicate queste volta all’Albero della Festa. La sua fotografia è un racconto continuo di quello che è stato il passato recente della vita in Basilicata. I suoi scatti hanno determinato la vita vissuta di stenti, di fatiche, di speranza, di sogni e di coraggio, hanno fissato alla memoria quel mondo delle suole risuolate e inchiodate dei vestiti neri e del rispetto della memoria per il caro estinto, della umiltà e della semplicità. Augusto Viggiano consegna alla memoria “L’Albero della Festa”, un libro che contiene anche “Basilicata Quaderni del Territorio” e “Cultura contadina in Basilicata. All’interno è possibile rivivere Il “maggio” di Accettura con prefazione di Franco Cardini e i testi di Ferdinando Mirizzi e Giovanni De Vita. La “chicca” della pubblicazione anche questa volta è la traduzione in inglese di Judith Edge e Lindsay Watts.
Dopo aver regalato diversi capolavori fotografici Augusto Viggiano ha deciso di rendere un omaggio artistico al paese di Accettura e ai suoi abitanti, fissando con l’obiettivo della sua macchina fotografica momenti che sono di straordinaria poesia.
Augusto Viggiano è un artista singolare, unico e sempre pronto a “mandarle a dire” a qualcuno con grande cognizione di causa. Un vulcano di idee pronte a metterle in pratica grazie ai suoi risparmi e conservando sempre la sua autentica libertà di cittadino. Le sue opere parlano e dicono quello che il suo occhio è riuscito a fissare per far parlare le immagini, i volti in primo piano, le rughe del passato scolpite sulle facce di chi il mondo lo ha vissuto con partecipazione, umiltà e grandi sacrifici e grandi rinunce.
L’artista racconta nei suoi libri una terra, la Basilicata, da osservare perché celava la “vergogna nazionale”, eclatante definizione che ha riscosso successo verso chi si meravigliava di un mondo che nella sua realtà era vissuto con orgoglio dalla gente del tempo. Era la Basilicata che ha tramesso con popolarità il familismo amorale, quando la vita degli interpreti del tempo era scandita dall’andare regolare dell’alternarsi del giorno e della notte senza grandi accadimenti perché la politica era lontana Anni luce da un territorio che si esprimeva in modo naturale, spontaneo e senza “peli sulla lingua”, così come senza peli sulla lingua è il linguaggio altamente comunicativo di Augusto Viggiano.
Questo libro, questo testo, questa grande e profonda testimonianza di un tempo che è andato ma che rimane sempre inalterato nei suoi ritmi fisiologici è l’essenza metafisica di un mondo esistenziale che ha lasciato i suoi connotati di vita senza dare fastidio a nessuno.
Oggi il suo “bianco e nero” fotografato ne confeziona un prodotto di alto interesse sociale, cinematografico, antropologico, logico e storico, e la spontaneità, la genuinità della gente “immortalata” ne esalta le peculiarità artistiche e umane di cui Viggiano è portatore naturale. L’unico rimpianto per l’artista è che questo libro esce a distanza di trenta anni dai suoi scatti.