Per esperienza e passione personali, coltivate assiduamente nel corso di decenni, ho maturato la convinzione che la cultura debba essere innanzitutto sinonimo di qualità.
Di fatto, però, ho capito che questo binomio, purtroppo, non è tale a prescindere.
Ecco perché, dopo lungo tempo trascorso da spettatore, ho deciso di passare dall’altra parte, di cominciare ad organizzare eventi culturali, principalmente musicali e specificamente jazz, nella mia città natale, Matera.
Nonostante il lavoro, mi abbia portato e tuttora mi porti, spesso, a stare lontano da essa per diverso tempo, infatti, non l’ho mai dimenticata.
E’ da questi presupposti che, un anno fa, è nato il progetto associativo “Officina del Jazz”.
In questi mesi, con umiltà e rispetto sincero di chi nel settore è “storicizzato”, ho cercato di proporre al pubblico materano concerti ed iniziative di livello, coinvolgendo artisti di fama internazionale, nella convinzione di dar lustro ad una città che, come noto, vuol concorrere al titolo di Capitale europea della Cultura del 2019.
Al contempo, con i colleghi, ho cercato di creare le condizioni per sinergie e collaborazioni che servono a superare una vecchia abitudine che purtroppo, ancora oggi, caratterizza Matera: la tendenza a dividersi e l’individualismo.
“Contaminazioni associative”, per esempio, è un progetto che unifica, prevedendo agevolazioni reciproche, i cartelloni di “Officina”, “Incompagnia”, “Onyx jazz club” e “Festival Duni”.
Proprio in virtù della collaborazione avviata con queste realtà cittadine amiche e per il mio coinvolgimento nel settore, ho seguito con interesse ed attenzione l’iter di assegnazione dei finanziamenti dedicati agli eventi culturali cittadini rientranti nei Piot, assegnati dal Comune e, con spiacevole sorpresa, ho dovuto prendere coscienza del fatto che la cultura non solo spesso non è sinonimo di qualità ma che al Palazzo di Città è considerata di serie A e di serie B. La discriminante, però, non è la portata delle manifestazioni, ma un criterio oscuro sul quale sarebbero auspicabili chiarimenti in pubblica sede da parte di chi ha avallato, anche solo con una firma, un meccanismo simile che, mi auguro, non sia l’ennesimo indice di “ solo” clientelismo.
Fermo restando il fatto che dall’assegnazione di fondi sono rimaste escluse manifestazioni di lungo corso e di notevole risonanza, il caso eclatante è quello rappresentato dall’associazione “MiFaJazz”, inizialmente fuori dai Piot, poi rientrataci con una successiva rimodulazione, che ha ottenuto un contributo di 15 mila euro.
Tale stanziamento è destinato a sostenere la seconda edizione di un festival internazionale di big band che il sodalizio in questione ha già rinviato più volte nell’arco di questi ultimi mesi e che di internazionale, di fatto, al di là di un coro gospel americano (comunque composto da artisti oramai “stanziali” in Italia) che non è una big band, ha soltanto i sedicenti nomi inglesi delle orchestre italiane che vi prenderanno parte: una di Rimini, l’altra di Riccione, l’altra romana.
I Piot, in quanto Programmi integrati di offerta turistica, sono progetti strategici condivisi finalizzati a mettere in rete le diverse risorse culturali, naturali e paesaggistiche di un territorio con l’obiettivo di creare un partenariato stabile in grado di favorire lo sviluppo di forme imprenditoriali innovative e la commercializzazione di prodotti turistici mirati in linea con il Piano turistico regionale. Ora c’è da chiedersi cosa ci sia di “incentivante” alla commercializzazione di prodotti turistici in una semplice rassegna musicale che qualsiasi privato con un minimo di onestà sarebbe in grado di sostenere con mezzi propri. Nel caso di specie, poi, il “vestito” dato al progetto presentato da “MiFaJazz” e alla sua promozione lambisce il ridicolo perché finanzia di fatto un progetto diverso e fa finire gran parte del ricavato nelle tasche degli stessi promotori che vivono una strana commistione tra l’essere organizzatori e al tempo stesso musicisti della stessa rassegna o festival. Addirittura dalla conferenza stampa di oggi si evidenzia l’uso della rassegna/festival, finanziata con soldi pubblici, per la promozione del disco di un musicista che veramente poco a a che fare con la promozione tutistica della città.
Questo, a mio avviso, non è compatibile con le gestione culturale di una città che, addirittura, ambisce ad esserne leader in Europa e soprattutto disincentiva lo spirito di libera iniziativa imprenditoriale e ne costituisce concorrenza sleale.
A corollare la beffa, poi, si aggiunge anche il pagamento di un biglietto d’ingresso, nonostante la copertura finanziaria ottenuta attraverso i fondi pubblici.
Continuare a rimanere in silenzio di fronte a simili e sconvenienti esempi equivale ad assecondare un sistema scorretto su tutti i fronti e mi auguro che chi di competenza esegua le opportune verifiche per capire se vi è profittabilità e clientelismo oneroso a guidare la destinazione dei fondi pubblici.
Ecco perché comunicherò all’amministrazione comunale di devolvere in beneficenza i 500 euro assegnati alla programmazione natalizia di “Officina del Jazz”, nell’ambito del progetto “Le vie del Natale”, alla mensa intitolata a Don Giovanni Mele, cui ho anche destinato il ricavato del concerto del “Wanted chorus”, svoltosi lunedì scorso al teatro “Duni”.
Angelo Calculli, direttore artistico rassegna Officina del Jazz Urban Club
MiFaJazz, Onyx Jazz Club, Officina del Jazz: non è che, forse forse, ci sono troppi soggetti che si occupano di un solo genere di musica?
Non so se si vuole far diventare Matera la città del jazz, ma penso ci siano generi musicali con altrettanta dignità che porterebbero a Matera – con l’organizzazione di eventi seri e ben studiati – gente da ogni parte d’Italia.
Purtroppo la lungimiranza, da queste parti, latita…
Poi, cosa vuol dire cultura di qualità? Mi sa che non è ben chiaro il significato della parola “cultura”. Se si parla di cultura di qualità, poi, non ci si deve lamentare se qualcuno, nei palazzi del potere cittadino, decide che un evento è cultura di serie A e un altro evento è cultura di serie B. La qualità sta nell’organizzazione, nelle persone interessate a quel tipo di evento, nella storia e nella filosofia di un determinato genere e non nel fatto che un evento prenda vita nei salotti buoni della città.
condivido pienamente il commento precedente…in questa città quando si prende a simpatia qualcuno, tutto il resto non conta.Il bello che questi fanno manifestazioni dedicate al jazz durante tutto l’anno….ma chi paga? sono tutti benestanti questi qua?…oppure c’è il solito papà pantalone (ente pubblico) che sponsorizza il tutto?…tutti gli altri progetti presentati sono finiti nel dimenticatoio….e vi assicuro che sono progetti validi…ma vince sempre il magna magna generale!!!!!…dovremmo chiamarci città occupata e non della cultura…..Buone feste a tutti.
Bravo, santo subito!Ok il jazz, ma forse troppo jazz. Non piace a tutti, serve un offerta piu ampia.
Ah!..dimenticavo…ma quando fanno le selezioni dei progetti presentati sia al comune, regione ecc…per assegnare eventuali contributi pubblici ed europei…forse c’è in commissione il sig. BLATTER insieme a PLATINI’?…dico questo perchè usano lo stesso trattamento poco chiaro, come fanno nei confronti della ns. nazionale di calcio e del nostro paese…..ma veramente, chi giudica questi progetti?…c’è un regolamento di approvazione?…penso proprio di no…meditate gente…meditate….