Il Circolo culturale “L’Arco” e l’ASI hanno presentato a Montalbano Jonico il libro di Roberto Menia dal titolo “10 febbraio: dalle Foibe all’esodo”, “Il Borghese Editore”. Roberto Menai è stato parlamentare e Sottosegretario all’Ambiente nel 2008 e, da deputato, è stato il primo firmatario e il promotore della legge che istituisce il 10 febbraio “La giornata del Ricordo” per non disperdere la memoria delle vittime delle “foibe” e delle centinaia di migliaia d’Italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, costretti dal Maresciallo Tito e dal suo regime comunista a lasciare le loro case, i loro averi, i loro affetti e vivere da “esuli” in Italia.
I saluti sono stati portati da Michele Giordano Segretario Regionale Gioventù Nazionale, che ha fatto anche da moderatore, da Rocco Tauro Presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Montalbano Jonico.
Sono intervenuti: Antonio Tisci, della Fondazione “Alleanza Nazionale”, che ha ripercorso le fasi storiche dell’esodo di massa di queste genti italiane dalle loro contrade, italiane almeno dall’epoca romana, Leonardo Giordano (presidente del Circolo culturale “L’Arco”), che ha recensito il volume di Menia sottolineandone l’asciutta e secca prosa da giornalista di reportages, Massimiliano Lacota (presidente dell’Unione degli Istriani esuli) che ha illustrato le attività e le finalità dell’associazione da lui diretta e letto alcune toccanti pagine del libro di Roberto Menia.
Ha tratto le conclusioni l’autore del libro, Roberto Menia, responsabile del Dipartimento nazionale “Italiani all’estero” di Fratelli d’Italia, che, con accenti commossi, per essere stato lui stesso figlio di due genitori esuli istriani, ha descritto il duro lavoro che ha dovuto svolgere per far venire fuori queste storie e la fatica psicologica per ascoltarle dai diretti protagonisti. Ne ha anche narrate alcune ancora non comprese nel suo saggio. Nel primo pomeriggio, sia Roberto Menia che Massimiliano Lacota avevano visitato il campo profughi degli esuli istriani di Altamura, campo nel quale la madre di Menia aveva insegnato nell’apposita scuola allestita per i figli di questi profughi, “luogo della memoria ‒ ha osservato Massimiliano Lacota ‒ poco conosciuto ed ignorato. Paradossalmente la storia ha fatto in modo che un campo militare in cui erano stati addestrati i partigiani comunisti di Tito dalle truppe alleate, a conclusione della guerra, era diventato il campo in cui erano stati accolti le vittime di quei partigiani. In pratica un luogo in cui i persecutori si erano preparati ed addestrati è divenuto la provvisoria e precaria “sistemazione” delle loro vittime.”