Antonella Pagano in una intervista racconta l’evento organizzato a Fara Sabina, in provincia di Rieti, per la presentazione del libro “Pane sporco” di Vittorio Alberti che fotografa lo stato della corruzione in Italia. Di seguito l’intervista rilasciata per SassiLive.
“PANE SPORCO” …e Antonella Pagano!
Lei ci ha abituati ad un lessico nuovo, anzi sempre nuovo e sorprendente, cosa c’entra Lei con un: “Pane sporco”?
Intanto grazie per voler dare questa notizia ai miei concittadini. “Pane sporco” è un conio del Santo Padre, risale all’8 novembre 2013; lo proferì per stigmatizzare la corruzione di tutte le istituzioni, compresa la Sua. “Il pane frutto d’un guadagno illecito, d’un lavoro non onesto. Quel pane che porta dritto dritto al rafforzamento delle mafie che crescono e possono proliferare solo se il contesto è corrotto. Il linguaggio delle mafie è quello della corruzione”. Oggi è il titolo del libro edito da Rizzoli, autore: Vittorio V. Alberti, Filosofo, giovane eppure di lungo corso. Official della Santa Sede per il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, incaricato per la politica e la corruzione, Membro del Comitato Scientifico del Cortile dei Gentili (Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal cardinale Ravasi e dal Prof. Giuliano Amato), Recensore della Rivista “Civiltà Cattolica” dei Gesuiti; cura un blog su HuffingtonPost, Docente di Filosofia morale e Filosofia politica, collabora con Mondadori, Treccani, Le Monnier, con il Centro Sperimentale di Cinematografia, con Rai-Educational, con Interonline, Reset, Liberal, L’Unità per commenti e analisi di politica estera; autore di innumerevoli volumi, fra i quali: “Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società” -Rizzoli-; “Il Papa gesuita. Pensiero incompleto, libertà e laicità in Papa Francesco”-Mondadori, “Nuovo Umanesimo, Nuova laicità”, ” La DC e il terrorismo nell’Italia degli anni di piombo”-Rubbettino-Istituto Luigi Sturzo e via di seguito.
Lei, ideatrice del primo “Alfabeto di Pane” – esteticamente bellissimo oltre che buono, lo abbiamo ammirato nella Chiesa del Purgatorio a Matera – bene ci ha praticamente detto che l’autore è titolato per un tema così spinoso, ma lei cosa c’entra con il “Pane sporco”?
Beh, subito direi: un’altra bella avventura per me inesausta curiosa, e lo dico; e poi dico anche che la vita e’ una perfetta ricamatrice …in questo caso ha trovato nella sensibilita’ di una clarissa di soli 30 anni, Suor Barbara delle Clarisse Eremite del Monastero di Fara in Sabina, mani e pensiero solertissimi e fecondi, insieme a tutta la Comunita’ delle Clarisse guidate dall’illuminata Badessa Madre Chiara e l’intera struttura che, nel cuore della Sabina, s’è fatta fucina di mirabilissima infaticabile diuturna operosita’. Viene pressochè logico pensare…così fuori dal mondo eppur così presente al mondo e alla vita! Già, è proprio così. Naturalmente questa volta non è solo la Pagano poeta ad essere stata chiamata, lo sono stata quale sociologa e soprattutto operatrice, animatrice culturale che Matera conosce bene da ben 5 decenni. Pongo attenzione acuta al passaggio in cui il Procuratore Pignatone, nel saggio di prefazione, scrive:”…oggi le mafie ricorrono sempre più frequentemente a metodi collusivi/corruttivi senza che per questo il corrotto/colluso debba necessariamente fare parte dell’associazione. In questo modo le mafie si adeguano, ancora una volta, all’evoluzione economica e sociale del nostro Paese”. Magistrale il richiamo a don Luigi Sturzo che nel 1900, oltre un secolo fa, scriveva: ”La mafia oggi serve per domani essere servita, protegge per essere protetta, ha i piedi in Sicilia ma ha terra anche a Roma, penetra nei Gabinetti ministeriali, nei corridoi di Montecitorio, vìola segreti, sottrae documenti e costringe uomini creduti fior d’onestà ad atti disonoranti e violenti”
Intrigante il contrasto tra il suo Pane, bello e buono, e la dizione: Pane sporco, che direbbe a tale riguardo?
Che è un magnifico e sorprendente contrappasso dantesco questo che ha consentito al Pane sporco della corruzione di cui parla il libro dell’ Alberti di incontrare il mio Pane Alfabeto di bella fattura con le mie Rondini di Pane di Pace che hanno il preciso scopo di suggerire parole belle e buone per l’appunto buone come il pane; e poi non smetto mi offre un’altra opportunità per onorare il “Modello di pedagogia dell’Arte che passa per la creativita’ e conduce alla Bellezza” che ho ideato e che tento di rispettare per prima intanto che lo sperimento in Istituzioni scolastiche e d’Arte; e nel libro di Vittorio Alberti una tra le parole più ricorrenti è proprio BELLEZZA. E poi, Matera città per eccellenza del Pane, io che sono materana fino nel midollo, fino a dire che è la terra che mi scorre nelle vene! E poi ancora, passeggiava l’anno 1985 quando coniai l’equazione: Che la bella parola sappia farsi bell’azione…e’ una emozione sempre nuova e forte provare a me stessa che e’ valida di giorno in giorno di piu’.
In un agosto rovente, in un Monastero al centro della Sabina si parla di Pane sporco?
Dice bene, in un luglio e un agosto roventi parlare del Pane sporco della corruzione, di una tematica/problematica così tanto mondiale ma anche così tanto italiana sembra autolesionismo; eppure “dietro quel pane sporco”, dice l’autore, “il pane italiano è sublime”. E’ questa sublimità che mi ha intrigato e mi ha fatto accettare di commentare, di presentarlo questo straordinario libro che reca la prefazione del Procuratore Capo di Roma Pignatone e la postfazione, saggio anche questa, di don Ciotti. Sapete bene, peraltro, che amo le sfide, che sono schermitrice, della scuola materana di scherma, la nobile scuola del Maestro Spera, ebbene, come non raccogliere il guanto? Mi sono, anche, innamorata della frase dell’Alberti allorchè dice: “Bisogna essere all’altezza di una nazione che si chiama Italia”. Wow, ho urlato a me stessa, accipicchia! Dunque bisogna essere all’altezza per dirsi italiani! L’Italia sola detiene il 75% della Bellezza del Mondo intero; il genio italiano, le invenzioni, le opere d’arte e di architettura, il Pensiero degli Italiani di tutti i tempi non può annegare così vilmente e miseramente in un pensiero corrotto. “Corrompere”, ci ricorda l’Alberti, “significa rompere insieme, un corrotto e un corruttore. Dobbiamo porci la domanda”, si legge in Pane sporco, “difendiamo il Gotico, il Romanico, l’Umanesimo, i Diritti umani, civili, sociali, la Democrazia, Michelangelo, Mozart”, aggiungerei, i bambini, gli anziani, le montagne i fiumi, le nostre coste, “o difendiamo la mercificazione e ci votiamo all’identità omologata al ribasso?” Scrivevo già in “Percorrimi”; 2007 – CalicEditore: “Non homo-logazione, non homo, un non uomo è figlio di un logos putrido. Devia da quel logos. Osa e devia! Arruolati nel logos dell’Uomo e mettici la maiuscola d’oro”. Dunque come non accettare la sfida?
Crisi e corruzione, come sta l’una all’altra?
Vittorio Alberti analizza da varie postazioni prospettiche la crisi e la corruzione. Lo dirò con le Sue parole. “La crisi è antropologica e culturale prima che economica e finanziaria. Bisogna opporsi all’arroganza di chi non intravede nella cultura la ricchezza autentica della nostra bellissima Italia. Occorre allontanarsi dal chiasso e dalla sguaiatezza di costumi sempre più diffusi. L’Italia non ha risposto alla crisi valorizzando le sue forze migliori…il contesto è rovesciato, infatti il futuro è una minaccia… il sistema professionale è vecchio-cortigiano-corporativo-servile o rassegnato. La corruzione, cancro sociale, non dà pienezza ….ovvero non dà Bellezza. Urge una chiara risposta culturale…la mancanza di senso è la più grande sofferenza” allora evoca il “Kalòs kai agathòs” – il Bello, Buono e Giusto che dobbiamo nuovamente praticare. (Metto la maiuscola ad aggettivi che indicano Valori). “Farsi italiani migliori. Apprendere la Bellezza è rieducare il gusto, il senso delle radici e… se educhiamo il gusto, la nostra identità, saremo provvisti d’una forza notevole per non farci corrompere da gusti dubbi proposti o imposti”.
E vorrei rammentare almeno una delle tante meravigliose affermazioni che don Ciotti lascia alle pagine della postfazione del libro – libro che ritengo dovrebbe essere proposto a scuola insieme al ripristino dell’insegnamento dell’Educazione Civica a tutti i livelli scolari – :”Tutto ciò che è necessario al trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla”. Dunque come rifiutare la sfida?
Dottoressa Pagano, vuole provare a fare un elenco di parole che rinviano alla corruzione, dal libro dell’Alberti, ovviamente.
Bene, a pagina 87 di “Pane sporco” l’Autore richiama quanto nel 1837 disse Balzac: “nell’amministrazione arrivano: pigri, incapaci, imbecilli, spiriti meschini…così si radicò la mediocrità…così ostacolarono la prosperità del Paese”. Le parole pericolose l’Alberti le chiama “tentacoli che strangolano: approssimazione, prepotenza, ignoranza, maleducazione, esasperazione, volgarità del linguaggio, ottusa chiusura, sciatteria, superficialità ciarliera, pregiudizi, viltà, disonestà”. Fanno tremare le vene ai polsi. A pagina 71 afferma:”…la corruzione italiana copre sempre più di polvere il pane, lo soffoca…tuttavia ci sono tantissime persone serie di grande sensibilità e coraggio che ogni giorno ingaggiano dure battaglie di impegno e onestà. Sono queste persone a tenere in piedi l’Italia”. E in un agosto così rovente, riesce ad immaginare un foltissimo pubblico? Ebbene sì, tantissimo, arrivato da tutta Italia, e s’era pure fatta oltre mezzanotte, l’appassionata dialettica non voleva finire.
Alla fine è un libro positivo?
E’ un libro vero che fotografa le mille forme di corruzione che infarciscono in maniera maleodorante il nostro linguaggio e i nostri comportamenti. E’ un libro che aggiunge diottrie salvifiche alla miopia a volte inconsapevole, altre volte, purtroppo, colpevole. E’ un libro che con capitoletti brevi centra, focalizza un aspetto e, con magnifico accurato perfetto lessico, lo chiude in massimo due paginette godibili, sobrie, non affollate di caratteri. Libro affilato nell’analisi e pedagogo nell’indicare la direzione correttiva. Libro denuncia che punta a stimolare di ripartire valorizzando il patrimonio di bellezza, cultura e spiritualità proprio dell’Italia.
In un Monastero? Di Clarisse finanche eremite? Anche questo incuriosisce molto.
Scrivo in parola poetica la vita di Uomini, mi interessano persone illuminate, Malala, Mandela e i Santi; sono attratta dal loro Gesto umano, desidero, fin da piccola, conoscere come hanno vissuto, sono stati Uomini, e come lo sono, come lo è ancora oggi Malala, donna che si staglia nel firmamento. E’ una curiosità che nasce con me, da piccola, con un tema, vinsi il Concorso “Veritas” che assegnava Libri per premi, ricevetti come premio il libro di Santa Tecla…tutto nacque là, molti decenni fà. In seguito mi sono appassionata alla figura di Chiara d’Assisi e della Santa Chiara che ha rivoluzionato la vita monastica. Donna libera interiormente, coraggiosissima, che pur accettando le regole dettate da San Francesco, che ha fatto sue anche per la formulazione della Sua propria Regola, ha però mantenuto granitica la sua Identità, la Sua Personalità, salda, talmente Salda e talmente luminosa, libera assolutamente. A lei s’arrese, alla sua chiarezza e libertà, s’arrese anche sua madre e sua sorella che accettarono la regola. Pazzesco -noi donne e uomini di oggi- finanche pensarlo! Ecco, le Clarisse Eremite di Fara Sabina devono aver saputo di me e mi hanno convocata per il triduo in onore della Santa – invitandomi a raccontarla. Ho accettato onorata; mi hanno fatto accompagnare a ben due cori, settanta uomini e donne che cantavano nella chiesa del Monastero, in questo luogo della Sabina dove la stessa natura canta, ogni albero, ogni colle, ogni fiore pare sia stato magistralmente situato in quel preciso punto del creato per fare l’insieme perfettamente armonico. La melodia che si sente arrivando in quel Silenzio è meravigliosa. In questo luogo il grido che incastonai nel Percorrimi…Arruolatiiiii, la più bella legione straniera è la non appartenenza all’omologazione…così fan tutti è il morto del tuo presente…via seppelliscilo e scorda il luogo…ha trovato il proprio luogo fisico, il luogo dove nulla e nessuno si omologa, il luogo dove ogni cosa e fiore e persona canta la propria unicità e irripetibilità meravigliante. Scrissi “Percorrimi” nel Silenzio degli antichi Rioni Sassi, affacciandomi al balcone di Piazzetta Pascoli uscendo dal mio ufficio in Amministrazione provinciale. Oggi lo canto in Sabina. Vorro’ continuare lunga.mente ad andarci, su quella Piazzetta di Matera… in quel Monastero di Fara Sabina per fertilizzare al silenzio dei millenni e al silenzio mistico il mio silenzio poetico. E poi, come poetessa viaggiatrice, in tutti i silenzi dei mille e mille luoghi, borghi, paesi d’Italia in cui sovrabbondano Bellezza e Bellezze. Grazie per avermi consentito di raccontare questo ai miei concittadini e ai tanti che leggono il suo giornale.