Un gruppo di 22 persone dell’associazione materana Leggere Controvento ha partecipato insieme ad una decina di persone provenienti da Roma alla passeggiata letteraria a Napoli sulle tracce di Matilde Serao.
Durante la giornata si è svolta la presentazione, con l’intervento del presidente del Museo Cappella Sansevero, Fabrizio Masucci, all’interno del Bookshop della Cappella Sansevero di una nuova edizione pubblicata dalla casa editrice dell’associazione materana delle Leggende napoletane di Matilde Serao con una prefazione della giornalista del Mattino Donatella Trotta che ha accompagnato il gruppo nella passeggiata letteraria per le vie della città.
Di seguito la notizia riportata sulla giornata dal quotidiano Il Mattino
Quasi venti ore trascorse insieme. Siamo partiti con il buio e una luna calante con il sorriso. Prima che il sole sorgesse lei s’illuminava di più nel raggio d’immaginazione e sogno. Proprio come le “Leggende napoletane” di Matilde Serao.
Incominciava la nostra passeggiata letteraria che da Matera ci avrebbe condotti nella città dell’amore: Napoli. Mentre il treno rosso sfrecciava incidendo le colline lucane verdeggianti e solitarie, il cielo si gonfiava di luce e di azzurro. Le previsioni meteorologiche promettevano temporali e costanti piogge ma i vestiti pesanti non sono riusciti a smorzare il desiderio e la sensazione quasi certa di trovare il sole di Napoli; e l’odore di sfogliatelle, la musica, il brusio e i colori di una vitalità immortale.
Donatella e Saori ci aspettavano sotto la statua di Dante, nell’omonima piazza e prima del caffè “ Il Mattino” già riportava un articolo ricamato con il filo e la penna da Donatella Trotta. Quale accoglienza migliore per noi!
E abbiamo avuto il sole che accendeva di riflessi le strade bagnate del centro storico, mentre Donatella ci raccontava felice la storia di una grande donna giornalista e instancabile scrittrice: Donna Matilde. Ed è stata lei a regalarci una bella giornata.
Alle 11,30 ci aspettava Fabrizio Masucci, presidente del Museo Cappella Sansevero, marito di una diretta discendente del principe Di Sangro.
Strada facendo siamo entrati nella chiesa di Santa Maria della Mercede e Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, dove Gennaro Cilento dell’arciconfraternita che la gestisce, ha raccontato con passione e devozione la storia della lotta, (1500/ 1700), tra gli Stati cristiani e e i potentati musulmani, dei prigionieri ridotti in schiavitù e della più importante Confraternita della Redenzione dei Captivi (catturati) fondata dai napoletani di ogni livello sociale.
L’ingresso nella Cappella del Cristo Velato è stata un’esperienza emozionante per tutti. Masucci ci ha riservato un’attenzione speciale raccontando la vita del settimo principe della dinastia Di Sangro: Raimondo. Cappella Sansevero è un esempio di come un museo privato possa riuscire ad attirare visitatori e diventare leader dei luoghi ritenuti più interessanti dagli utenti di Tripadvisor.
E ascoltavamo rapiti e cullati dalla bellezza marmorea che girava intorno ai nostri occhi e alle teste roteanti. Le gambe forse pesanti, mentre il cuore si permeava di quella delizia che s’imprime nel sorriso. Eravamo lì per presentare la nostra terza pubblicazione della collana Leggermente Classici: una storia d’amore che forse è più giusto chiamare Leggende napoletane di Matilde Serao. Uno scrigno di storie che parlano delle persone e dei luoghi più suggestivi di Napoli. Tutto da immaginare ma che forse è realmente accaduto. O forse no. Però affascinanti, nitide, scolpite come fossero di porcellana o di marmo. Avete mai letto la leggenda del “Cristo morto?”
È possibile scoprirla a pag. 97 della nostra pubblicazione “Leggende napoletane” in tutta la sua glaciale descrizione. Eppure il cuore batte forte e il sangue scorre caldo nelle vene. Noi l’abbiamo sperimentato ascoltando la voce di Donatella che ha letto magicamente per noi intorno al Cristo morto, oppure velato.
E noi incantati, certe volte assenti, lontani coi pensieri ma senz’altro consapevoli di aver partecipato al più straordinario e sconvolgente mistero della vita che si accorge e scorge la morte del Cristo ancora palpitante.
Ma non è l’unica cosa bella che abbiamo respirato. C’era tanto e tanto ancora che adesso vorremmo essere capaci di descrivere a tutti voi. Ci torna in mente la citazione di Masucci, scintillante e dentro al vortice del piacere fino al collo.
“Impossibile descrivere a chi non c’era un tramonto che guardi in compagnia di chi sei innamorato. Non si può, non se n’è capaci”.
L’esperienza che abbiamo vissuto è stata così: candida come il marmo venato della Cappella Sansevero e glaciale come il sangue che scorre nella vena palpitante sulla fronte del Cristo.
Contrasti emozionali, bellezza incommensurabile e senso di smarrimento.
Ci voleva la scrittura di Donna Matilde, la scrittura fluente di Matilde Serao per farci innamorare ancora di più di Napoli.
I napoletani sono soffici e impregnati di liquore dolce come il babà. Le napoletane sono sfogliatelle croccanti e profumate. L’autista che dopo aver perso il 140 che ci avrebbe portato a Posillipo e con un gesto della mano ci ha invitato a salire sul 151 cercando per noi la soluzione migliore, era certamente come un babà. Le signore, invece, che ci hanno dato mille indicazioni per tornare in orario a prendere la metropolitana che da Mergellina ci avrebbe accompagnati a piazza Garibaldi, erano come sfogliatelle; e la ragazza africana che appena scesa dall’autobus si è avvicinata con una delicatezza che non scorderemo mai per dire” Venite con me, vi indico la strada così non sbagliate”, era come un nuovo dolce napoletano farcito di crema al cioccolato. Delizioso quanto il babà e la sfogliatella. È che i napoletani sono africani che un attimo prima di nascere hanno fatto il bagno nella ricotta per farcire le sfogliatelle.
Insomma, noi potremmo ancora sognare immaginare e… scrivere. Ma l’ha fatto Matilde Serao per tutti noi.
Dobbiamo profonda gratitudine e riconoscenza a Donatella Trotta, giornalista, biografa di Matilde Serao e donna dolce, affettuosa, competente e generosa.
La famosa goccia che dagli ipogei di Matera è schizzata fino al mare di Napoli, commossa ringrazia.