Alla Fiera nazionale della piccola e media editoria, nella Nuvola dell’Eur a Roma, scrittori e artisti per raccontare la Basilicata.
Un foglio, un righello, una penna. Chi non ha giocato a “nomi, cose, città, animali”? Un tema, quello scelto da “Più Libri Più Liberi 2023” che mette insieme memoria e conoscenza, lingua e cultura, gioco e sfida a trovare la parola più giusta.
Il tema della 22° edizione del Salone del libro di Roma è appunto il titolo di un gioco per bambini. E, come nel gioco, ogni autore compone la propria categoria lessicale. Il Consiglio regionale della Basilicata, Struttura di coordinamento informazione, comunicazione ed eventi, anche quest’anno è a Roma alla Fiera Nazionale interamente dedicata alla Piccola e Media Editoria. Obiettivo: dare agli editori lucani la possibilità di affacciarsi a una vetrina internazionale.
L’editoria di territorio è una delle migliori risorse del sistema culturale italiano: le case editrici rappresentano le identità locali materiali (patrimonio culturale e paesaggio) e immateriali (tradizioni popolari, sentimenti collettivi).
Sei le case editrici ospitate nello stand: Altrimedia Edizioni, Edizioni Magister, Le Penseur Edizioni, E.co.Editrice, Osanna Edizioni e Photo Travel Editions.
Proprio partendo dalle parole, il tema scelto per l’incontro istituzionale che si è svolto oggi: “Nomi, Cose e… Basilicata”. Vi hanno preso parte lo scrittore Gianluca Caporaso, l’artista Antonio Catalano e il professore di lingua e letteratura greca della Università di Perugia Donato Loscalzo. Le conclusioni affidate al Direttore Generale del Consiglio regionale della Basilicata, Domenico Tripaldi. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Loredana Costanza.
Prima dell’incontro è intervenuto il dirigente della Struttura di coordinamento comunicazione ed eventi, Pierluigi Maulella Barresi che ha ringraziato gli editori per la loro presenza nello stand del Consiglio, presenza che rende concreta la volontà dell’Assemblea di promuovere la cultura lucana a livello nazionale.
Sono seguiti i saluti di Eleonora Locuratolo, presidente dell’Associazione dei Lucani a Roma che ha sottolineato l’attenzione particolare verso i libri e gli editori lucani tanto da avere una sezione dedicata sul sito della stessa associazione. “Partecipiamo sempre alle manifestazioni culturali – ha detto – che riguardano la Lucania cercando di fare rete con tutte le altre associazioni che operano nel settore”.
Ad aprire l’incontro Gianluca Caporaso che scrive storie, le racconta, storie sue, storie di ogni provenienza passate di bocca in bocca fino a qui per insegnarci a stare insieme, guarire dalla paura del silenzio o dall’illusione di essere invulnerabili e perfetti. Si autodefinisce un lettore e un narratore, una persona che prova ad accendere fuochi di parole per radunare persone, trovare ragioni per camminare insieme, tessere trame di comunità, alimentare le potenze fantastiche di ognuno al fine di modulare al meglio il proprio rapporto con il mondo, fare la musica. La lettera scelta da Caporaso per raccontare è stata la F chiaramente come fantasia.
Antonio Catalano, il poeta della meraviglia come viene definito, nasce a potenza nel 1950. a 13 anni si trasferisce coi genitori ad Asti e vi si stabilisce. Attore, scultore, pittore, scrittore, poeta, artista/artigiano (come lui stesso ama definirsi), ha applicato per tutta la vita i suoi talenti alla ricerca teatrale, tracciando un percorso originalissimo, del tutto fuori dagli schemi. L’infanzia di questo eclettico artista viene descritta come un mondo fiabesco, arcaico, popolato da personaggi quasi mitici, come lo zio cantastorie, o la nonna “aggiustaosse”, oppure ancora la sciamana del paese, detta “grande anima” che aiutava i moribondi ad andarsene… difficile pensare che questo contesto non influenzasse la sua sensibilità di bambino prima, di artista poi. Del resto la cifra dell’infanzia, e della meraviglia che vive nello sguardo dei bambini, sarà sempre fondamentale nel percorso artistico successivo: prova ne sono le installazioni artistiche di catalano, quegli “universi sensibili”, opere multisensoriali che si ascoltano, si esplorano in compagnia dell’autore, si annusano, si usano per giocare, ed a cui ci si siede dentro per diventare parte della storia narrata. Le lettere da cui oggi è partito Catalano sono la M come meraviglia, ammalarsi di meraviglia e N come nostalgia della terra in cui si è nati.
Donato Loscalzo insegna letteratura greca presso l’Università di Perugia. Si è interessato di lirica greca arcaica, della poetica di Pindaro e della poesia di Saffo. Ha affrontato inoltre ricerche sul teatro greco classico, con particolare riguardo al rapporto tra i drammaturghi e il loro pubblico e ha preso in esame la funzione della commedia di Aristofane nell’Atene democratica che stava attraversando una profonda crisi politica ed economica. Per gli antichi greci e romani, nei nomi propri delle persone e dei luoghi erano sigillati il loro destino e la loro identità: comprendere quale fosse il potenziale induttivo di ogni nome di città significava percorrere in parte le vicende storiche ed eventualmente presagirne il futuro. Attraverso i principali toponimi lucani ha provato a tracciarne, talvolta anche con il ricorso all’ironia, la storia e la cultura, partendo dalla lettera P.
Ha concluso la serata il Direttore Generale del Consiglio regionale Domenico Tripaldi che ha subito sottolineato “l’originalità del format scelto per la iniziativa”. “Il Consiglio regionale della Basilicata – ha precisato – costituisce una eccezione nel panorama delle manifestazioni culturali che si svolgono in Italia. Gli stand di solito sono rappresentati dalle Giunte regionali e non dai Consigli. Ritengo questo una dimostrazione di democrazia dal momento che il Consiglio rappresenta tutti i lucani, di qualsiasi parte politica siano”. Tripaldi ha salutato i rappresentanti delle associazioni dei lucani presenti. “Il Consiglio regionale – ha concluso – ha l’ambizione di rappresentare l’affresco più vero e significativo dei lucani, persone schive ma in grado, al momento opportuno, di creare e resistere”.