Il potentino Domenico Brancucci a Matera per presentare nella libreria dell’Arco “Santini”. Un’esperienza vissuta in un seggio elettorale da segretario e una spiccata sensibilità verso la malattia mentale sono stati gli stimoli giusti per dare vita al primo romanzo dato alle stampe da Edigrafema Edizioni e promosso nella città dei Sassi nel corso di in una conversazione letteraria in compagnia della giornalista Antonella Ciervo e della psicologa Juliana Tamburini.
Un assolato weekend elettorale in un manicomio attraversato da ombre e malaffare. È la cornice del romanzo “Santini” di Domenico Brancucci.
Al centro dell’eterogenea galleria di luoghi, condizioni sociali e personaggi che affollano la scena, un fallito di belle speranze, Marcello Galtieri, diventa in breve tempo vittima condiscendente, carnefice mancato e redentore per caso.
Brancucci racconta con ironia pungente un mondo fatto di diritti negati e soprusi impuniti, guidato da politicanti ambigui, artefatti come i santini che li raffigurano, garanti, tra un viso truccato e il vestito delle grandi occasioni, della “buona novella” per il genere umano.
La descrizione delle diverse personalità politiche consente di tracciare tipi non così distanti dalla grottesca realtà italiana: Mariano Zappaterra, appartenente all’eletta schiera di oratori capaci di addormentare intere platee col potere della parola; Felice Schiavo, impegnato unicamente ad affinare il proprio carisma; Elviro Ferrigno, tesoriere di partito disposto a tutto pur di garantire al dottor Domenico Magnazzi i voti pattuiti per il seggio dell’ospedale psichiatrico. E poi i folli, “piccoli santi, che vagano sulla terra cercando cieli meno crudeli”: l’architetto Gennaro, acerrimo nemico degli angoli; o Maddalena, amante di un giovane prete, poi costretta a diventare suor Teresa.
Una commedia coinvolgente che riesce persino a strappare qualche amaro sorriso.