Il libro è uscito a maggio scorso, ma già sta per varcare i confini nazionali.
“Il 36esimo confinato” (Gangemi editore international), di Emilio Salierno, a settembre prossimo sarà disponibile per il mercato editoriale di lingua inglese. Si è conclusa, infatti, la traduzione dall’italiano e tra circa due mesi le vicende di don Pierino Dilenge, il protagonista della nuova opera letteraria di Salierno, potranno anche appassionare i lettori anglofoni.
Intanto, la versione italiana del libro (a Matera, in vendita alla Libreria dell’Arco e alla Libreria Digiulio, prezzo 16 euro) sta registrando dati di vendita impressionanti (in particolare sui canali online).
“Il 36esimo confinato” / Un prete rivoluzionario nei luoghi di Carlo Levi /, è don Pierino Dilenge, che nel 1970 diventa parroco di Aliano, borgo desolato dimenticato da Dio e dagli uomini, che tra gli anni Trenta e Quaranta aveva ospitato numerosi esiliati politici (non meno di 35), tra cui, naturalmente, Carlo Levi.
Aliano era il posto giusto per “annullare” un uomo irrequieto che, all’epoca, era assolutamente fuori dagli schemi della Chiesa, almeno di quella meridionale, dopo esperienze ardite in altre regioni e contesti sociali.
Dilenge, tuttavia, non si fa prendere dallo sconforto e si traforma in sovvertitore dell’ordine sociale ed economico del paese, tenendo in vita il ricordo e l’opera di Levi. Occupa le terre abbandonate, insieme ai giovani delle sue cooperative, viene nominato presidente di una banca (caso unico in Italia) e promuove un’attività frenetica che lo porta, spesso, nei tribunali per storie giudiziarie che hanno fatto parlare i giornali italiani.
La vicenda di don Dilenge è analoga a quella di Carlo Levi: confinati perché non in linea con il “sistema”, ma entrambi capaci di ribaltare una condanna in occasione di denuncia e protagonismo. L’esperienza del prete-imprenditore ha consentito di trasformare una terra del dolore in un luogo che oggi è meta turistica ed ha sfiorato, anni fa, la nomina a capitale italiana della cultura.
Il libro di Salierno (è il secondo, dopo quello pubblicato da Rubbettino (“Io sono l’elemento di mezzo”) in cui racconta la storia di una potente donna cinese che scopre e s’innamora della Basilicata), è destinato a chi crede nel riscatto dalle eredità scomode e da un destino triste ed immutabile; a chi ha anche letto “Cristo si è fermato a Eboli” e vuole ora scoprire in che modo un uomo del nostro tempo dà vita ad un’esperienza visionaria nel paese che fu di Carlo Levi e come il lascito di un passato buio è oggi ricchezza da coltivare con equilibrio, rispetto della storia e lungimiranza; a chi crede nella politica culturale, perché non bastano gli interventi di tipo tecnico ed economico per mutare una situazione di stallo, occorre cambiare gli atteggiamenti delle persone, il modo in cui concepiscono il rapporto tra società, economia e cultura. E don Pierino, come spiega nel libro scritto da Emilio Salierno, non ha fatto altro che interpretare il messaggio leviano: mai stare fermi, si deve lottare giorno dopo giorno per conquistarsi tutto. Per questo tiene in vita il ricordo di un uomo di origini ebree che per tanti aspetti è lontano dalle sue convinzioni e scelte.Don Pierino ha la certezza di poter vivere la realtà a livelli diversi, dall’aspetto spirituale all’altro più contingente, e di istituire con essa una illimitata possibilità di rapporti e di dialogo. Un messaggio di liberazione, di riscatto, destinato al Sud e a chi vuole crescere e non più solo lamentarsi.
Lug 09