Martedì 14 dicembre 2021 il libro “Il 36esimo confinato” (Gangemi Editore International) entra in carcere, a Matera insieme all’autore Emilio Salierno e al protagonista del racconto don Pierino Dilenge. Di seguito la nota inviata dal Circolo culturale Nicola Panevino di Aliano.
L’iniziativa dell’incontro con gli studenti-detenuti è promosso dalla professoressa di Lettere Liliana D’Ercole, dell’ItcgLoperfido-Olivetti di Matera, Istituto che anche quest’anno ha una classe terza (settore amministrazione, finanza, marketing)nella Casa circondariale di Via Cererie.
L’autore Salierno, don Dilenge e la professoressa D’Ercole discuteranno con gli studenti sulla storia di un prete che, mandato per punizione nella terra dell’esilio di Carlo Levi perché “scomodo”,si è impegnato per cinquant’anni nel sociale in maniera straordinaria, aiutando soprattutto i giovani a procurarsi un lavoro e un’occupazione stabile.
Il confronto organizzato nella struttura detentiva materana, condivisa favorevolmente dall’Amministrazione carceraria ed Area educativa e in particolare dalla direttrice Maria Consiglia Affatato, si sviluppa nella consapevolezza che si può e si deve dare dignità a chi sconta una pena e segue dei percorsi culturali, favorendo la comunicazione con il mondo esterno. Vanno superati i pregiudizi nei confronti di uomini e donne che hanno una vita, che sognano, amano, soffrono e sono capaci di rendersi conto degli errori fatti. Persone che immaginano di potersi reinserire responsabilmente nella vita sociale quotidiana, una volta uscite dall’istituto penitenziario. In questo senso, nella scia del messaggio leviano che don Pierino ha sostenuto per tanti anni, non possono esserci condanne eterne e diritti da negare anche a chi vive in una condizione di punizione per proprie colpe, nel caso dei detenuti, o per quelle imposte da una gerarchia come per le vicende che caratterizzano il libro di Salierno. I libri, il confronto, l’istruzione sono strumenti indispensabili per l’inclusione sociale e per il superamento dell’onda pregiudiziale e per poter svolgere, in qualsiasi contesto, un’opera di prevenzione peril rispetto della legalità e la riduzione delle condizioni di povertà morale e spirituale che generano la criminalità.