Per il primo appuntamento della terza edizione della rassegna “Scrittori allo specchio” dedicata ai capolavori della narrativa straniera nel pomeriggio nella sala degli specchi di Palazzo Malvinni Malvezzi a Matera la traduttrice Federica Aceto ha raccontato “Rumore bianco” di Don De Lillo
La rassegna “Scrittori allo specchio” è ideata e diretta da Francesco Mongiello, organizzata e promossa dall’associazione Amabili Confini. Dopo l’introduzione affidata a Andrea Fontanarosa, componente dell’associazione la traduttrice Federica Aceto ha presentato un monologo dal titolo “Un’ostinata leggerezza”, dedicato al romanzo “Rumore bianco” dello scrittore statunitense Don DeLillo, di cui la Aceto è la “voce” italiana per Einaudi. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1985, considerato esempio d’eccellenza di fine millennio e vincitore del National Book Award, a cui si è ispirato il regista Baumbach per la trasposizione cinematografica uscita nelle sale nel 2022.
Nata a Formia nel 1970, Federica Aceto ha studiato a Napoli (Laurea in Lingue), a Dublino (MA in Letteratura Anglo-Irlandese) e a Roma (Master in Mediazione Linguistica e Culturale). Ha vissuto in Irlanda dove ha lavorato per il Dipartimento di Italianistica dello University College of Dublin. Ha tradotto oltre cinquanta titoli di narrativa e saggistica di vari autori, tra cui Don DeLillo, Martin Amis, Ali Smith, Stanley Elkin e Lucia Berlin. Nel 2015 ha vinto il premio Gregor von Rezzori per la traduzione del romanzo End zone di Don DeLillo. Vive a Roma e insegna lingua inglese nella scuola media del carcere di Rebibbia.
Fin dalla sua prima apparizione nel 1985, Rumore bianco(White Noise) di Don DeLillo si è imposto come un vero e proprio romanzo di culto, apice del postmoderno americano: non a caso il successo di critica e di pubblico culminò con la vittoria del National Book Award. Meno scontato era prevedere che nei decenni successivi Rumore bianco avrebbe continuato a essere la piú precisa, divertente e inquietante mappa per orientarsi nei tempi nuovi e sconosciuti in cui la civiltà occidentale stava entrando. È come se, nei quasi quarant’anni che ci dividono dall’uscita del libro, la realtà si fosse messa di impegno per adeguarsi e coincidere sempre più con l’immaginazione di DeLillo. Oggi più che mai quelle di Rumore bianco sono le pagine a cui tornare per fare i conti con la nostra ossessione per le merci, la fascinazione per i disastri, la dipendenza drogata dall’informazione, il terrore in tutte le sue varianti, la paura che come una frequenza bassissima penetra costantemente nelle nostre vite, «onde e radiazioni», «il culto delle star e dei morti». Ma questo classico moderno è anche, e qui sta ulteriormente la grandezza di DeLillo, la satira feroce di chi ama i concetti più delle persone, una commedia famigliare esilarante, la tenerissima storia di un matrimonio, sghembo e fallibile, umano e pieno d’amore. Rumore bianco è diventato così uno dei romanzi più influenti e amati dagli scrittori delle generazioni successive, a partire da David Foster Wallace e Jonathan Franzen, e tanti altri autori anche italiani. Nel 2022, NoahBaumbach ne ha tratto un film con Adam Driver e Greta Gerwig distribuito da Netflix e presentato come film d’apertura alla 79a Mostra di Venezia. Einaudi lo ripropone in una nuova traduzione a firma di Federica Aceto che ne restituisce la freschezza e l’incredibile modernità, tanto che anche chi l’ha già letto avrà l’impressione di scoprirlo ora per la prima volta.
La fotogallery dell’incontro con Federico Aceto (foto www.SassiLive.it)