Festival della notte bianca del libro e delle idee, gli eventi del 30 luglio 2024. Di seguito gli eventi in programma
Martedì 30 luglio 2024 alle ore 20 nel Chiostro di San Michele a Potenza per il Festival della spiritualità in sinergia con Istituto Internazionale Jacques Maritain è in programma l’incontro con:
Francois Xavier Putallaz L’ultimo viaggio di Tommaso D’Aquino, PIEMME, 2000
Padre Giuseppe Busiello, Domenicano
Dialoga con Padre Busiello Giampiero Perri
Sotto la buona stella di Michele Prestera
Festival della notte bianca del libro e delle idee
30 luglio Chiostro di San Michele
ore 21,00
Un’idea di citta e un ricordo che non passa. Uno scritto di Raffaello Antonio Mecca su Potenza a cura Paolo Albano e Mario Restaino, editrice UniversoSud, 2016
intervengono Piero Bongiovanni e Antonio Candela
“Per me che ci sono nato e cresciuto, che ne ho vissuto il segreto fin nelle viscere, che l’ho servita come sindaco, che la amo come figlio e che talvolta la odio per come si lascia scorrere
addosso il tempo e le vicende, Potenza che cosa è? So che l’identità è un tema arduo e scivoloso, so che, ad affrontarlo, si rischia di sbagliare e si offre il fianco a tutte le polemiche. Ma, con la mia testardaggine, ci voglio provare. In primo luogo nego l’indifferenza, a me la città importa senza riserve, e nego anche l’insignificanza: per me Potenza è un unicum storico e civile e cercherò di dimostrarlo.”. (Raffaello Antonio Mecca)
Festival della notte bianca del libro e delle idee
30 luglio Piazza 11 settembre
0re 20,00
Maria Carmela Padula, Diversamente fertile. Il dono di «sentire la vita» fuori dalla pancia, Sizaa 2024
Dialoga con l’autrice Carmen Paradiso
Il testo autobiografico narra la storia di una donna che ha vissuto diversi anni di infertilità, caratterizzati da un importante investimento fisico, emotivo ed economico per provare a realizzare il sogno della maternità. Il cammino da “diversamente fertile” ha rimodellato l’essere di Ambra e le ha permesso di riconoscere la generatività e la vita in altri ambiti e aspetti del quotidiano. Scopo del testo è certamente quello catartico, ma lo stesso si mescola all’intenzione di “abbracciare” le donne che vivono la medesima condizione, con il desiderio di infondere in loro il seme della consapevolezza e della speranza.
30 luglio Piazza 11 settembre
0re 20,40
Zoe Biscaglia, Sei il Sole, Edigrafema, 2024
Dialoga con l’autrice Simona Polese
Sotto la buona stella di Amina Sansone e Stefania Laurenzana
Stella è una principessa vivace, solare, desiderosa di esplorare il mondo che da dieci lunghi anni le è stato vietato. Non è mai uscita dal castello reale, infatti, perché portatrice di un antico gioiello di famiglia, all’interno del quale si nasconde un segreto. Basta un ciondolo dorato a forma di Sole sempre al suo collo per svelare il mistero: attraverso innumerevoli incantesimi, si manifesta il Potere del Sole. Tutto cambia quando, da un giorno all’altro, si ritrova catapultata in una realtà a lei estranea. Un’estate trascorsa lontano da Londra, primi amori e primi litigi, piccoli grandi sogni e mille nuove avventure. Un percorso di conoscenza e fiducia in sé stessi. Una storia d’amicizia senza la quale nulla di tutto questo sarebbe mai accaduto.
30 luglio Piazza 11 settembre
0re 21,00
AA.VV. Soldati e briganti. Biografie, pratiche, immaginari tra Sette e Ottocento a cura di Carmine Pinto
Dialoga con il curatore Massimo Brancati
Sotto la buona stella di Leonardo Pisani
Soldati e briganti di mestiere sono figure permanenti in ogni storia e immaginario nazionale. Questo volume ne studia alcune biografie, analizzando personaggi vissuti durante l’epoca delle rivoluzioni, con il tramonto dell’Antico regime e la nascita di nuove nazioni. Interpretando le nuove visioni della sovranità, soldati e poliziotti professionisti fecero della violenza un’attività riservata allo Stato e ai suoi apparati. Al contempo, il brigantaggio, tradizionalmente capace di muoversi tra crimine e politica, si rinnovò come strumento delle guerre irregolari. In Italia tale processo si intrecciò con lo sviluppo di nuove culture politiche e con l’impatto dell’esperienza rivoluzionaria e napoleonica. Il Risorgimento portò il confronto tra soldati e briganti al suo culmine decisivo nella guerra per l’unificazione nazionale. Il volume racconta le storie, le vite e le esperienze di molti protagonisti di questa lotta epocale, per restituire una visuale originale, epica e drammatica, della storia della formazione dell’Italia moderna.
30 luglio Piazza Duca della Verdura
ore 20,00
Vincenzo Sinisgalli, Il giro di Antonietta, a cura di Luigi Beneduci, testimonianza di Antonio Sanchirico, FLS, Montemurro 2023
Ne parlano Luigi Beneduci e Antonio Sanchirico
Sotto la buona stella di Mimmo Sammartino
E’ un romanzo di ambientazione meridionale: un viaggio della protagonista, Antonietta, a Pergamino, in Argentina, per riabbracciare i fratelli emigrati in quella città, si trasforma in un affaire internazionale, a causa del sequestro delle vivande tradizionali lucane: soppressate, olio, peperoni, cibi praticamente sconosciuti in quelle latitudini, che la protagonista portava in dono ai fratelli e per questo viene fermata all’aeroporto di Buenos Aires. Il caso incuriosisce i media dell’epoca e rapidamente diventa nazionale anche grazie ad un particolare inviato… In un territorio ancora segnato dalle spedizioni di campo, di George Peck, Ernesto De Martino, Edward C. Banfield, questo libro era anche una risposta intelligente ad abusate sociologiche ed etno-demo-antropologiche sulla Basilicata […] (dalla Testimonanza di Antonio Sanchirico)
Gli immortali
30 luglio Piazza Duca della Verdura
0re 20,45
Chi non ha un libro da raccontare a memoria comprese le emozioni di quella prima lettura. Per quelli a cui non è capitato c’è uno spazio nuovo “Gli immortali” che inauguriamo con gli scrittori che hanno aperto le notti bianche.
Mimmo Sammartino racconta
Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
Introduce Virginia Cortese
Il capolavoro di Marguerite Yourcenar unisce al cesello perfetto della ricostruzione storica il coraggio di presentare a tutto tondo un grand’uomo, l’altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci non già un saggio erudito, ma un libro dei giorni nostri, e dei giorni a venire. Perché, come ha scritto la Yourcenar, «non siamo i soli a guardare in faccia un avvenire inesorabile». I Taccuini di appunti dell’autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un’opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio. La nota della traduttrice, Lidia Storoni Mazzolani, ci regala la storia di un’amicizia nata lavorando
alla versione italiana. Con la cronologia della vita e delle opere e la bibliografia essenziale. Memorie di Adriano pubblicato per la prima volta nel 1951 e premiato lo stesso anno con il Prix des Critiques. Il libro è organizzato in sei parti, tra cui un prologo e un epilogo: prende la forma di una lunga epistola indirizzata dall’anziano e malato imperatore Publio Elio Traiano Adriano al giovane amico Marco Aurelio, allora diciassettenne, che poco dopo diverrà suo nipote adottivo. Il libro descrive la storia di Adriano immedesimandosi in esso in un modo del tutto nuovo e originale: infatti l’autrice immagina che egli scriva una lunga lettera nella quale parla della sua vita pubblica e privata. L’imperatore si trova così a riflettere sui trionfi militari conseguiti, sul proprio amore nei confronti della poesia, della musica e della filosofia, sulla sua passione verso il giovanissimo amante Antinoo. Nella maggior parte delle edizioni in commercio al momento, il libro è corredato alla fine dal Taccuino di appunti, scritti autobiografici sulla sua genesi. In
queste pagine, l’autrice osserva che ha scelto Adriano quale soggetto per il suo romanzo in quanto aveva vissuto in quel momento particolarissimo dell’epoca antica in cui non si credeva più agli dèi, ma in cui il cristianesimo non si era ancora stabilmente insediato nell’animo della gente.
Carmen Lasorella
La parola è femmina
Introduce
Sotto la buona stella di Paolo Albano e Simona Bonito
Carmen Lasorella “La parola è femmina”
Il talento delle donne scrittrici che danno luce con la loro vita a questo nostro Paese sollevandolo dal conformismo (Alda Merini, Matilde Serao, Margaret Mazzantini) “Più che di un libro e di una scrittrice, vorrei parlare dell’inaccettabile silenzio e sulle solitudini del mondo intellettuale femminile. Si è dovuti arrivare all’eccesso per rompere l’anonimato di figure, che compiacevano l’ego e il potere maschile. Parlerò di Alda Merini, ma anche di Matilde Serao e di Margaret Mazzantini. Non perché ci vogliano tre donne per farne una, affatto, ma in quanto figure di rottura e di talento, allergiche al conformismo. Declinazioni illuminanti di vita e di impegno in un paese, come il nostro, restio al cambiamento.
Alda Merini
Attraverso le sue straordinarie poesie, Alda Merini è la scrittrice che ha maggiormente caratterizzato il 900, non solo in Italia. La sua esperienza di vita, l’alternarsi di lucidità e follia, l’internamento in manicomio, sono costantemente presenti nella sua poetica. Lo stile di Alda Merini, poetessa di squisita sensibilità, è caratterizzato allo stesso tempo da una spiccata lucidità visionaria e da una certa inquietudine di sottofondo, espresse tuttavia attraverso toni semplici, lineari, limpidi. Una sorta di «fantastica irruenza» creativa, per usare le parole del critico Giorgio Manganelli.
Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 e muore sempre a Milano il 1° novembre 2009, da una famiglia di origini modeste. Manifesta sin da subito una certa passione per la poesia e la musica e a soli 15 anni esordisce come autrice, spinta da Giacinto Spagnoletti, suo primo mentore. Nel 1947 incontra «le prime ombre della mente», come ebbe modo di definirle, e finisce internata per un mese a Villa Turro. Per Alda Merini, il manicomio sarà un’esperienza purtroppo costante, una sorta di alternarsi tra buio e luce, l’inizio di un estenuante viaggio nella psicanalisi. Le prime poesie di Alda Merini pubblicate nell’Antologia della poesia italiana sono Il gobbo e Luce, nel 1950. Seguita e apprezzata da Montale e Quasimodo, nel 1953 Alda Merini sposa Ettore Carniti, un ricco panettiere, e pubblica un volume di versi, La presenza di Orfeo, seguito pochi anni dopo da Nozze Romane e Tu sei Pietro, dedicata al medico curante di Emanuela, la prima delle sue tre figlie. Alda Merini, però, nel 1961 va nuovamente in crisi: fino al 1972 resta internata al manicomio Paolo Pini.
La terra santa di Alda Merini
I periodi di salute e di malattia si alternano ancora per diversi anni. Non è più l’Alda Merini giovane e spensierata quella che nel 1979 riprende a comporre i versi che saranno raccolti in La Terra Santa (1984), una sorta di terra promessa ricercata attraverso la poesia e la scrittura. Morto il marito nel 1981, Alda Merini sposa Michele Pierri, anch’egli poeta, nel 1983 e si sposta a Taranto, dove scrive La gazza ladra e L’altra verità. Diario di una diversa, il suo primo libro in prosa. Fa ritorno a Milano nel 1986 e attraverso l’editore Vanni Scheiwiller pubblica Fogli bianchi e Testamento. La vita di Alda Merini scorre finalmente serena in questi anni in cui compone libri come Delirio amoroso e Il tormento delle figure. Nel 1993 le viene assegnato il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale.
Matilde Serao
Una donna col giornalismo nel sangue è Matilde Serao, pioniera del genere e scrittrice da Nobel (mancato nel 1926 solo perché antifascista). Ripercorriamo, nell’approfondimento di Nuccia Nunzella, alcune delle tappe di una vicenda umana e professionale decisamente straordinaria.
«Donna Matilde ha il giornalismo nel sangue» scrive Anna Banti nella sua biografia. «Passa la Signora» bisbigliano i napoletani quando, nei pressi del Mattino, appare la sua carrozza trainata da un cavallo bianco. Qualcuno allunga anche il collo per spiarne la figura goffa eppure carismatica, sempre vestita di scuro e con lunghe collane di perle, con la segreta speranza di
essere notato da lei. Lei, la Signora col giornalismo nel sangue è Matilde Serao (ne abbiamo già scritto qui), pioniera del genere in Italia e scrittrice da Nobel (mancato nel 1926 solo perché antifascista). Al tempo della carrozza e del cavallo bianco è già una personalità nota e influente: tutti sanno, a Napoli, che La Signora ha occhi per vedere sia lo splendore della città, sia la sofferenza della sua gente, e che in più ha quel “supplemento d’anima” indispensabile, secondo Henri Bergson, per comunicare quello che ha visto e che ha capito.
Greca per nascita ma napoletana per temperamento, Matilde Serao è una donna appassionata, scaltra e intelligente tanto da inventarsi un destino eccezionale per una donna di fine Ottocento. È arrivata a Napoli subito dopo l’Unità, quando il padre, giornalista antiborbonico in esilio, ha potuto farvi ritorno e, ancora molto giovane, è stata costretta a contribuire al bilancio di casa con un lavoro da ausiliaria presso le Poste e i Telegrafi della città. È andata a scuola tardi, ma a quindici anni ha già un diploma da maestra di cui peraltro non si servirà mai, e legge, legge di tutto e voracemente, a cominciare dall’opera completa di Shakespeare e di Balzac, dal quale erediterà anche la fragorosa risata con cui taglia corto i giudizi e le lungaggini che non le garbano. Oltre a leggere, Matilde scrive instancabilmente, con identica passione “Io appartengo alla gente da tavolino” afferma in un’intervista e in una lettera alla figlia (rinvenuta da poco) arriverà a dire: “Sono grafomane e la carta, la penna e il calamaio sono le sole cose che mi avvincono, fra tutti gli oggetti di questa terra. Forse esagera, anzi esagera di certo, se si può chiamare esagerazione quella che è una vera, esigente vocazione a cui Matilde si concede senza risparmio, per tutta la vita.
Anche per l’influenza del padre, Matilde si misura fin da subito con il giornalismo, mondo in prevalenza maschile, dove può mettere a frutto la particolare combinazione di intelligenza e sensibilità femminile verso i temi della vita quotidiana, dal cibo alla moda allo sport, inquadrati nel contesto storico dell’epoca.
Con prorompente creatività, inventa supplementi letterari e la Piccola Posta dei lettori; scrive per la neonata pubblicità e per il cinema; fonda quotidiani locali e infine imprime per sempre il suo nome nella storia del giornalismo italiano con la fondazione del Mattino di Napoli e del Giorno. Come stregata dalla sua stessa abilità, e dal bisogno incessante di esprimersi, Matilde si dedica contemporaneamente alla narrativa con racconti spesso incentrati su figure femminili che, oppresse da miseria e pregiudizi, lei guarda e valuta con una empatia di stampo quasi materno. “Il femminismo non esiste”, scrive, ma non dimentica di aggiungere: “Esistono solo delle questioni economiche e morali che si scioglieranno quando saranno migliorate le condizioni generali della donna e si sarà assicurato alla donna il diritto di vivere”. Due i romanzi che, tra gli altri, segneranno la vicenda esistenziale e la fama di Matilde Serao: il primo è Fantasia che, pubblicato nel 1883, narra la storia avventurosa e patetica di due amiche ed è molto apprezzato dal pubblico, non così dalla critica. «Ha uno stile tutto suo, aspro, rotto», scrive infatti Edoardo Scarfoglio, il giornalista sulla cresta dell’onda, bello e ammirato dalle donne che quando poi incontra l’autrice ne è tanto colpito da innamorarsene e sposarla. «Mi piace troppo, troppo, troppo», scrive a un amico, anticipando in qualche modo l’ammirazione che di lì a poco Matilde riscuoterà ovunque, dai salotti aristocratici ai circoli culturali più esclusivi, a Napoli e a Roma, come a Londra o a Parigi. A dispetto della sua figura tutt’altro che aggraziata, Matilde è magnetica, vulcanica, fuori da ogni canone (anche stilistico), capace di imporsi per intelligenza e libertà di pensiero all’ammirazione di personalità di indiscusso valore intellettuale, come Henry James o Edith Warton.
Margaret Mazzantini
Quella di Margaret Mazzantini è una delle voci più significative della letteratura italiana contemporanea, capace di suscitare emozioni contrastanti, riflessioni su temi particolarmente forti, che ci lasciano folgorati, attraverso uno stile diretto, esplicito. “Non è solo il mio intelletto che scrive, lo scrittore è un radar che raccoglie emozioni, sentimenti, dettagli, anche la polvere. Ogni volta rischio tanto, perfino il ridicolo. Scateno visioni, non doso gli ingredienti come certi intellettuali pensosi sempre in crisi. E non è da tutti, giocarsi sempre per intero, ma è quello che suscita la risposta dei lettori. Non sono una scrittrice ombelicale, sono una spalancata, che non si difende. Il fardello lo porto fino in fondo”. Realismo è la parola chiave: moltissimi passi dei suoi romanzi ne sono la prova. Nata a Dublino nel 1961, la Mazzantini è una scrittrice, drammaturga e attrice cresciuta a pane e arte grazie al padre scrittore e la madre pittrice. Nel’82 si diploma
all’Accademia di arte drammatica di Roma, città in cui si trasferisce insieme alla famiglia già da bambina.
Teatro
“Il teatro è un mondo nel mondo, mi ha insegnato il senso dello spazio, l’analisi del testo, a vivere dentro i personaggi. Ma mi è sempre costata tanto l’esibizione, il buio della sala davanti al palcoscenico. In tournée mi concentravo su qualcuno seduto a metà sala, magari uno di quegli uomini stanchi che avevano accompagnato la moglie per gentilezza, e dopo un po’ gli si chiudevano gli occhi. La sfida era attirarlo e svegliarlo. Quello che ora cerco di fare con i romanzi”.
Letteratura
Passando all’attività letteraria, partiamo da alcune parole ormai celebri, che la Mazzantini afferma davanti al microfono di un giornalista: “No, guardi, io faccio Letteratura con la L maiuscola”, mettendo in chiaro il modo di intendere la scrittura dei suoi romanzi. Di fatti, oggi i suoi libri sono tradotti in trentacinque paesi e il talento è indiscutibile. L’esordio avviene nel 1994 con Catino di Zinco, che riscuote successo per lo stile, i temi, la sinossi e la possibilità che l’autrice dà di immedesimarsi e scavare dentro se stessi. Tuttavia, il vero caso editoriale arriva nel 2004 con Non ti muovere, in cui gli eventi narrati provocano dolore, disperazione ed empatia verso i personaggi descritti.
Esclusi
È possibile definire i protagonisti dei romanzi di Margaret Mazzantini come degli esclusi dal mondo circostante, a volte degli emarginati, emblematica la storia narrata in Nessuno si salva da solo. Le infanzie difficili dei protagonisti li accomunano e fanno nascere una storia d’amore anche grazie alla condivisione di un dolore a volte represso ma che resta come una cicatrice sulla pelle. Lo stesso vale per Italia, protagonista di Non ti muovere, reduce di un’esistenza vissuta ai margini, in povertà e stenti, ma finalmente amata.
30 luglio Piazza Matteotti (comunemente del Sedile)
ore 20,00
AA. VV. Un disperato erotico Sud, Rubbettino, 2024
Saranno presenti gli autori
Sotto la buona stella di Biagio Russo
Il libro nasce dalla suggestione irriverente del brano musicale che Lucio Dalla pubblicò nell’album Com’è profondo il mare. Tra i tanti Sud, reali o improbabili, problematici o magici, ventiquattro autori si sono lasciati accecare dal barbaglio dell’erotismo, disperato o ironico. E se il cuore del cerchio narrativo è un pozzo comune e profondo, dove si nascondono desideri e pulsioni, furori e confessioni, le scritture radiali sono fortemente personali e immaginifiche. Amore e sesso pencolano lungo gli assi di una lingua che spesso si impasta della creta umorale del dialetto, mentre passato e presente, luoghi veri o verosimili, diventano le quinte spazio-temporali di eretici racconti che stillano il sangue dell’inchiostro dalla calda terra del Sud.In una poesia brevissima (Sul progresso), Juan Rodolfo Wilcock, poeta argentino, scrive: «Beati loro che pensano al progresso: / io solo penso alla morte o al sesso». In fondo, Un disperato erotico Sud, non è altro che una zattera in balia di Eros e Thanatos.
Gli autori: Paolo Albano, Carmen Cangi, Gaetano Cappelli, Luca Caricato, Piera Carlomagno, Arsenio D’Amato, Domenico Dara, Antonio De Rosa, Giampiero D’Ecclesiis, Andrea Di
Consoli, Ione Garrammone, Isa Grassano, Gianrocco Guerriero, Angelo Lucano Larotonda, Roberta Luongo, Antonella Marinelli, Giuseppe Melillo, Raffaele Nigro, Angelo Parisi, Antonio Petrocelli, Leonardo Pisani, Biagio Russo, Mimmo Sammartino, Enza Tolla.
30 luglio Piazza Matteotti (comunemente del Sedile)
0re 20,45
Bruno Carapella, Noche portena, Guida editore, 2024
Dialogano con l’autore Angelo Parisi e Piera Carlomagno
Sotto la buona stella di Giampiero Iudicello
Ricardo Gomez è un giornalista che si occupa di cronaca nera. La sua curiosità maldestra gli ha causato problemi con la camorra. Per fare decantare la situazione, il suo giornale lo invia per
qualche mese in America Latina, dove ha già lavorato in passato. Ma è proprio in America Latina, a Lima e poi a Buenos Aires, che Gomez ritrova sulla sua strada Pasquale Caiazzo, il boss di camorra che lo ha minacciato. In una Buenos Aires fascinosa, Gomez si muove come fosse la sua casa e scopre che la
camorra ha allungato le mani anche su quell’angolo alla fine del mondo. Gomez si avventura a recuperare i soldi che un ex calciatore del Napoli ha estorto alla camorra, nella speranza di incastrare il clan, scivolando
sulla legalità delle sue azioni. Fino a quando non scopre l’ennesimo cadavere sulla sua strada. Quando si sente perso e impotente sotto la luce tremula di una noche porteña, Gomez comprenderà nuove verità.
30 luglio Piazza Matteotti (comunemente del Sedile)
0re 21,30
Giuseppe Romaniello, Blue Community – Ripensare le comunità, attraverso il valore e l’equità, Hermaion editore 2024
Dialogano con l’autore Rosanna Salvia e Carmela Petraglia
Sotto la buona stella di Nicola Cavallo
La crisi climatica che oggi affrontiamo è profondamente correlata al modello di sviluppo economico adottato e praticato dai Paesi a economia dominante e, al contempo, rappresenta
la più grande minaccia agli attuali equilibri sociali ed economici; per rispondere alla crisi climatica, occorre ripensare come si crea valore (ed equità), come si misura la ricchezza, come si favorisce la giustizia sociale e ambientale, come si promuove la prosperità dei nostri sistemi economici, come si definisce il benessere individuale e collettivo. Questa riflessione passa per il protagonismo delle comunità, passa per una piena responsabilizzazione delle persone che compongono le comunità, passa per l’attivazione di un civismo responsabile, un civismo consapevole della sfida che ci attende.