La giornalista di Policoro Francesca Barra a Matera per presentare nella sala consiliare della Provincia il suo libro “Tutta la vita in un giorno. Viaggio fra la gente che sopravvive mentre nessuno se ne accorge”.
Al tavolo con l’autrice il giornalista Carlo Abbatino, l’assessore provinciale Angelo Garbellano e l’assessore comunale Rocco Rivelli.
Francesca Barra, originaria di Policoro, è una giornalista e autrice televisiva, radiofonica e teatrale. Fino a dicembre 2013 ha condotto la trasmissione La bellezza contro le mafie su Radio 1 Rai. Attualmente è inviata del programma Matrix di Luca Telese su Canale 5. Compiendo un atto di coraggio, ha condotto un’inchiesta assolutamente inedita, andando a vivere “con e come” i nuovi poveri per quasi un mese alla Stazione Centrale di Milano. Il risultato della sua esperienza personale è stato riportato in questa pubblicazione edita da Rizzoli.Di seguito la relazione affidata al giornalista materano Carlo Abbatino sul libro-inchiesta di Francesca Barra dedicato al mondo dei senza tetto e dei clochard.
“Al Centro di orientamento per senzatetto ogni tanto qualcuno urla la sua. Ma non succede mai niente. Per interi minuti, ore. Qui dentro non succede mai niente. Pero una cosa succede: vieni accolto. Ne passano anche cento al giorno, qualche volta, di persone smarrite . Alcuni fissano il tempo, in quello stanzone, che sembra un purgatorio di anime, altri sono solo di passaggio. La tua vita non ha altre declinazioni. Non il futuro. Non il passato. Tu esisti nel presente. E l’unico straordinario allenamento è decidere chi vuoi essere. Un sudicio, una puttana, un alcolista. Un randagio , un poveraccio. O uno come me. Uno che era normale. Un onesto cittadino, un lavoratore , un padre, un marito. Uno che ad un certo punto non ha avuto niente, si è ammalato di depressione e non ha saputo più da che parte ricominciare. Uno come me , oggi, vive la strada. L’annusa come un tossico, quando sa di piscio mescolato a vino, sangue . morte. Quando sa di vita, di Cristo risorto. Di incontri di tanfo rancido che “gli altri” tra virgolette, si trascinano tutto il giorno. Di benzina, di pane appena sfornato che raramente mangi. Di caffè . Di cenere e pollini e polvere.”
Quello che ho letto è tratto da pagina del libro di Francesca Barra.
Il libro è l’esplosione di una situazione sociale che oggi più che mai, in Italia, ma anche in gran parte d’Europa, è in un “forte” crescendo e riguarda quella povertà, la nuova, quella galoppante che si allarga a macchia d’olio, che da corpo a quella ribattezzata dei “clochard”, un termine elegante francese per non dire “barboni”, che ha un senso più negativo quando si devono citare i “senza fissa dimora”. Una situazione di povertà che arriva anche a seguito della chiusura di apparati produttivi, industriali, artigianali che hanno sempre affermato a livello manufatturiero il “mady in Italy”. Una crisi che ha provocato tagli e sottotagli che hanno finito per portare la gente sul lastrico. Purtroppo le accoglienze locali, a scopo sociale, non bastano a soddisfare le continue richieste, di cibo in particolare, che giorno dopo giorno aumentano a dismisura. Per scrivere il libro Francesca Barra ha il coraggio di andare a vivere per un mese con i “senza fissa dimora” per poterne cogliere, da giornalista, le storie che divengono anche romanzate, di persone che percorrono uno stile di vita fuori da quel contesto sociale della famiglia e di chi vive la propria esistenza fuori dalla logica umana.
“Sono giornalista e nel 2010 – scrive la Barra nell’epilogo – per quasi un mese ho vissuto in strada mischia domi con una nuova categoria sociale che non è contenibile nella definizione “classica” di clochard, barbone, senza tetto. Sono i nuovi poveri, gli uomini e le donne che hanno condiviso con me queste testimonianze. Mamme senza supporto, padri separati, anziani, bambini clandestini, imprenditori che arrivano a pensare di suicidarsi e famiglie distrutte, disoccupati, ragazze ridotte in schiavitù, pensionati sfrattati, uomini e donne che improvvisamente hanno perso tutto: i sogni, il diritto alla vita, alla sopravvivenza. Qualcuno, creando un gruppo facebook, li ha chiamati “Suicidi di Stato”. Altri, i nuovi poveri. Io ho cercato di raccontarveli con la mia inchiesta e con questo libro in cui ho lasciato la parola a loro”: Sempre nell’epilogo la Barra sottolinea: “Non c’è niente di eroico nel voler scoprire la verità. Queste storie sono ispirate agli incontri che ho fatto in strada in quel mese e negli anni successivi, quando più volte mi sono occupata di povertà , prostituzione , minori. Questo libro l’ho scritto perché ritengo che dietro ogni categoria, donne, anziani, poveri, minori, uomini, al di là delle polemiche sull’accoglienza o l’espulsione di extracomunitari, ci sia la necessità e l’urgenza di occuparsi del singolo. Di guardarlo, salvarlo, ascoltarlo”.
Barra sottolinea che “La crisi ha davvero modificato per prima cosa l’abbondanza sulle tavole”.
L’autrice spiega che ha terminato di scrivere questo libro a fine gennaio 2014 quando l’emergenza freddo era ancora preoccupante in una città come Milano che in tema di solidarietà ha fatto passi da gigante. Leggere queste pagine forse con un caldo rassicurante ma anche sotto il sole a quaranta gradi, senza ristoro, aria condizionata , ventilatori, la vita di chi vive in auto, in strada non è una vacanza. Mediamente millecinquecento persone ogni giorno si siedono nelle mense”.
Barra parla dei suoi incontri, ne traccia argomenti che ti sconvolgono la mente in quanto c’è tanta gente, piccoli e grandi, uomini e donne che presentano delle peculiarità straordinarie che vengono soffocate dalla mancanza di tranquillità personale, familiare, e, come sottolinea ancora Barra (pag. 189): “In tempi in cui si parla di evasori, di pensioni d’oro, mi sembra che storie come queste ci possano riportare una dimensione urgente, umana e rivoluzionaria . L’amore e la solidarietà sono possibili”.
La Barra spiega ancora che “di storie ce ne sono tante e un giorno ve le racconterò tutte fino a quando perderò il fiato. Perché queste storie ci appartengono e non hanno bisogno di nessuna finzione narrativa. Inferno, Purgatorio, Paradiso. Forse questo libro vi avrà grattato via qualche pregiudizio. O forse vi avrà disturbato, infastidito. Ma, se anche uno solo di voi darà forma e corpo agli invisibili, il mio viaggio non sarà stato compiuto invano”.
Francesca Barra ringrazia nella parte finale quanti hanno condiviso con lei questo lavoro e sottolinea un aspetto molto importante che riguarda il proprio figlio Renato: “Un giorno mio figlio Renato tornò a casa molto turbato e mi disse: Mamma, le maestre dicono che racconto bugie. Diglielo tu che è la verità”. Andai da loro per capire di più e mi dissero: “ Suo figlio viaggia troppo di fantasia. Ci ha raccontato che lei ha vissuto in strada e dormito sulle panchine con i poveri”. Erano allarmate. Ma io lo confermai, e Renato aggiunse sollevato” Vedete? Io non dico bugie”.
Barra scrive e descrive la realtà senza trascurarla affatto e la sua forma narrativa si riconduce ad un romanzo che nel suo interno ha una nuda e cruda realtà. Il linguaggio ha il tono eil costrutto giornalistico.
Quello dei senza tetto è un argomento di cocente attualità e il Papa Francesco nel Venerdì Santo ha donato cinquanta euro ai senzatetto che dormono nelle stazioni della capitale. Il regalo pasquale è stato distribuito dall’elemosiniere del pontefice, monsignor Konrad Krajewski, e dal cerimoniere pontificio monsignor Diego Ravelli. Mentre Bergoglio presiedeva la Via Crucis al Colosseo, i due cardinali sono andati nelle strade intorno alla stazione Termini, a Santa Maria Maggiore e alla stazione Ostiense e hanno donato ai senzatetto una busta con gli auguri di Pasqua del Pontefice e una busta. Nelle buste i clochard hanno trovato banconote da 50 euro. L’elemosiniere ha raccontato la gioia dei senza fissa dimora nel ricevere l’inatteso regalo del Papa.
Il problema dei senza fissa dimora ha fatto sorgere a Milano, Modena e altri centri del nord una sorta di Associazione di volontariato denominata “City Angels”, ovvero gli angeli della notte. Basco blu, giubba rossa e sorriso sulle labbra con una missione semplice: aiutare. Portano cibo e bevande ai senzatetto, segnalano e sedano risse, controllano luoghi a rischio. La loro presenza è divenuta un conforto per molte persone.
Il libro di Francesca Barra è dedicato a Sabrina Francini (la tua scelta ha cambiato la mia vita” e ai figli Renato ed Emma Angelina: “Il mondo è il posto dove ho visto voi”.
Il linguaggio è preciso, asciutto, in qualche passo, crudo, come la realtà che descrive, ma non distaccato, anzi avvolge i personaggi come una carezza e coinvolge i lettori in una atmosfera realistica, ma commovente, che turba, ma, allo stesso tempo, invoglia, dopo la lettura, a guardarsi intorno, perché casi simili, se non uguali, a quelli descritti nel libro potrebbero esistere anche vicino a noi e non dobbiamo fingere di non vedere, ma essere pronti ad aiutare, perché, come dimostra il libro di Francesca, l’amore e la solidarietà sono possibili.
Il messaggio che si ricava dal libro da un lato dimostra che l’amore e la solidarietà sono possibili, dall’altro rivela, implicitamente, l’assenza dello Stato e, come dice l’ autrice,”anche i cittadini più onesti, in assenza dello Stato e in condizioni di oppressione e povertà, si rivolgono all’ antistato che fornisce strumenti di sopravvivenza facile e immediata”.
Spazio quindi all’intervento dell’autrice Francesca Barra, che attraverso il suo libro desta riflessioni, meditazioni e riporta in luce un mondo sociale da cui molta umanità è lontana presa dal vortice della vita.
Francesca Barra saluta così il pubblico di Matera: “Sono contenta di presentare il libro nella mia terra e devo dire che nella mia attività letteraria ho sempre trattato storie di mafia e di cronaca e sono convinta che per fare bene il nostro mestiere bisogna metterci tanto impegno. Questa esperienza fa emergere che le nuove povertà sono sempre più in aumento e il libro ha permesso di far parlare coloro non riescono più a vivere con pochi euro al mese. Ho lasciato la mia famiglia per poter vivere un mese con i senza fissa dimora e sentire le loro voci, i loro problemi. Manca a queste persone l’assistenza psicologica perché molto dipende dalla depressione. A metà del mio viaggio ho pensato: se mi succede qualcosa? Ma non ho mollato. Sono andata in tutti i luoghi ma mi sono rifiutata di andare a incontrare le baby squillo”.
L’assessore comunale Rocco Rivelli circa il gesto eroico della Barra: “Non va diminuito il gesto che è importante. Non sarà eroismo ma non è da tutti fare inchieste di questo tipo. A Matera non abbiamo problemi di questa natura e qualche clochard non è un problema. Il problema lo hanno creato alcuni giovani che negli ipogei di piazza Vittorio veneto hanno bruciato il giaciglio della persona che stava dormendo.
L’assessore Angelo Garbellano della Provincia di Matera che ha fatto gli onori di casa del libro della Barra che aveva già vista la presentazione a Roma, ha detto: “Del libro mi ha colpito il linguaggio utilizzato, la capacità narrativa e i personaggi raccontano un pezzo o un momento di umanità invisibile e che noi lontani dai grandi centri urbani non osserviamo. Il libro va letto con calma. Francesca Barra è una donna eccellente della nostra provincia e della Basilicata ed è questo motivo di orgoglio sopratutto per il nostro territorio in grado di esprimere eccellenze”.
Michele Capolupo
La fotogallery della presentazione del libro di Francesca Barra (foto www.sassilive.it)