L’avvocata lucana, dopo la prima opera dedicata al tema della violenza di genere, affronta la storia di una madre in cammino con il figlio omosessuale.
È fresco di stampa il romanzo “Figlio unico” di Maria Lovito, avvocata civilista del Foro di Matera che vive a Policoro. Dopo il successo dell’opera “La gabbia di Anna”, incentrata sul tema della violenza di genere, sempre edita per i tipi Edigrafema, questa volta la scrittrice apre il sipario sulla storia di una madre che intraprende un viaggio di condivisione, scomodo ma inevitabile, con il figlio omosessuale.
La narrazione si muove dalla precedente scelta controcorrente di Caterina di affidarsi alla medicina per avere un figlio che tarda ad arrivare, fino a un presente da modellare con mani nuove, soprattutto a seguito della precoce scomparsa del marito.
Donna colta e devota di un piccolo centro del Sud Italia, divisa tra l’elegante villa di famiglia, la scuola e la parrocchia, Caterina dovrà mettersi in cammino per trovare le risposte alle tante domande che sopraggiungeranno a turbare la grigia quiete della sua esistenza e per accogliere la travolgente confessione del figlio legata alla propria omosessualità.
“Maria Lovito in questo romanzo affronta il tema controverso del coming out di un ragazzo omosessuale e delle persone a lui affettivamente vicine con delicatezza, tatto e sensibilità facilitando nei lettori il processo di identificazione con i protagonisti della storia” scrivono nella postfazione al volume Enza Biacchi (Dirigente Psicologa del Consultorio familiare eCoordinatrice del Centro di Cura del Trauma dell’Asl della provincia di Barletta, Andria, Trani) e Patrizia Lomuscio (Psicologa Criminologa, Presidente Centro Antiviolenza RiscoprirSi…).
“La scoperta dell’omosessualità di un membro della famiglia – proseguono le specialiste – costituisce nella maggior parte dei casi un evento critico e problematico all’interno dell’equilibrio familiare, considerando i significati generalmente negativi associati socialmente all’omosessualità”. E ancora: “L’omosessualità è percepita dalla maggior parte dei genitori come una realtà lontana dalla propria vita e da quella dei propri cari. Le reazioni di risposta genitoriali allo svelamento possono essere diverse: shock, rabbia contro il figlio in qualità di responsabile del dolore provato, senso di colpa per aver ‘provocato’ la sua omosessualità, sino ad arrivare a tentare inutilmente azioni riparative nell’intento di risolvere una situazione considerata inaccettabile e dolorosa”. Biacchi e Lomuscio evidenziano come il romanzo di Lovito possa rappresentare “uno strumento terapeutico per elaborare il percorso di riconoscimento e accettazione della propria personalità, del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere, nonché uno strumento utile per le persone affettivamente coinvolte che molto spesso faticano ad accogliere la differenza”.