E’ stata una bandiera della Juventus negli anni Settanta e ancora oggi è considerato uno dei giocatori più amati e popolari tra quelli che hanno vestito la maglia azzurra della Nazionale. Il leccese Franco Causio, ribattezzato il Barone dagli appassionati di calcio per la sua eleganza mostrata dentro e fuori dal campo, 67 anni da compiere il prossimo primo febbraio, in serata ha raggiunto per la prima volta la città di Matera per presentare “Vincere è l’unica cosa che conta”. Il suo libro scritto in collaborazione con il giornalista Italo Cucci. L’evento si è svolto nella sala conferenze della mediateca provinciale. Ad accogliere Franco Causio tantissimi sportivi e tifosi juventini che hanno sempre seguito con grande ammirazione le gesta di un campione d’altri tempi, che ha vinto tanto con la Juve e si è laureato campione del mondo in Spagna 82 battendo la Germania nella finale di Madrid. L’incontro con l’autore, promosso da Libreria Di Giulio con Mete Mediateca e Juventus Club Matera “Alex Del Piero” ha coinvolto il moderatore Giuseppe Festa, coordinatore regionale Juventus Club, Pino Curci, presidente dello Juventus Club materano intitolato ad Alex Del Piero e il suo amico Franco Selvaggi, avversario leale di tante battaglie sui campi di serie A e compagno nella straordinaria avventura in Spagna conclusa con la vittoria della Coppa del Mondo.
Tanti gli aneddoti raccontati nel corso dell’incontro da Franco Causio, che ha concesso anche un’intervista prima di approfondire i temi del suo libro con i fedelissimi bianconeri presenti in sala.
Prima volta a Matera per Causio? “No, c’ero già stato quando ero con la Triestina, perchè il direttore sportivo Nicola Salerno era un materano e mi ha invitato nella vostra città. E’ un piacere ritornare e scoprire che è diventata capitale europea della cultura per il 2019”.
Causio è bianconero da sempre, visto che per 16 anni ha vestito la maglia della Juve, 5 nel settore giovanile e 11 da protagonista in serie A e per altri tre anni ha indossato la maglia dell’Udinese. Ma oggi Causio per chi fa il tifo? “Per il Lecce, la squadra della mia città. Ovviamente la Juve è rimasta nel mio cuore perchè sono andato via due volte, la prima da calciatore e la seconda quando lavoravo come capo-osservatore ma non per mia scelta, se fosse per me sarei rimasto juventino a vita”.
Qual’è stato il giocatore che ammirava da bambino? “Jair, per me resta la più grande ala destra di tutta la storia del calcio. Oggi invece non si può dire che è nato un nuovo Causio semplicemente perchè non c’è più l’ala destra ma ci sono gli esterni alti e bassi, c’è la ripartenza e non più il contropiede. Io invece penso che il calcio sia il gioco più semplice del mondo ed invece oggi si tende a complicare tutto”.
Le hanno ricordato che ha disputato oltre 800 partite in serie A. C’è un ricordo particolare nella sua carriera? “I ricordi sono tanti ma posso citare per esempio un grande difensore come Armando Picchi che ho avuto il piacere di affrontare”.
Come è nata questa autobiografia e perchè questo titolo caro al presidente Boniperti? “Mi hanno proposto di scrivere un libro prima la Mondadori e poi altre case editrici. Io ero perplesso ma un giorno ho incontrato Italo Cucci e ho chiesto a lui cosa ne pensava di questa idea. Mi ha detto che tanti calciatori l’avevano fatta e potevo farla anch’io. A quel punto ho chiesto a Italo di darmi una mano perchè lui era il giornalista che mi aveva seguito negli anni più belli della mia carriera, dal 74 all’82. Ho pensato a questo titolo perchè questa era la frase che ripeteva Boniperti ogni volta che scendeva negli spogliatoi. Quando gli ho inviato una copia con la dedica lui era orgoglioso e mi ha ringraziato. E sono certo che questo libro sarebbe piaciuto anche all’avvocato Agnelli.
Cosa ne pensa degli insulti omofobi di Sarri a Mancini? “Sono episodi che devono rimanere nel campo, quindi credo che Mancini avrebbe fatto meglio a non dire nulla in tv”.
Come si diventa Franco Causio? “Ci vuole sacrificio e umiltà perchè nessuno ti regala niente. Oggi purtroppo i ragazzi hanno la tv, il computer, lo smartphone e ai giovani manca l’esperienza della strada. Io dico che il progresso ha fatto bene ma ha fatto anche male perchè i ragazzi non crescono bene e non ci sono più i giocatori di una volta. La colpa è anche dei genitori che mettono pressione e poi i ragazzi restano delusi perchè uno su mille può farcela. E poi quando non ci sono buoni giocatori il calcio perde di qualità. Pensiamo alle difese, che sono diventate scarse perchè non sanno più marcare, ma questo dipende anche dalle scelte degli allenatori di marcare a zona. Una volta l’allenatore imponeva la marcatura a uomo e il calcio era molto più duro. Si dice per esempio che Bearzot era un difensivista, io dico che amava giocare in avanti visto che con l’Italia abbiamo giocato con tre punte e mezzo fino alla fine e abbiamo vinto il Mondiale”.
Quali sono i personaggi della sua carriera ai quali è maggiormente legato? “Bearzot, Agnelli, Boniperti e il presidente Pertini non solo per quella indimenticabile partita a carte sull’aereo mentre tornavamo in Italia dopo la vittoria del Mondiale in Spagna ma anche perchè una volta quando ero a Udine fece mandare una macchina dei Carabinieri dicendo che volevano me. Tutti pensarono che volevano arrestarmi invece era Pertini che mi aspettava per trascorrere una giornata con me e ricordare i successi del Mondiale”.
E’ andato via dalla Juve quando è arrivata la triade composta da Moggi, Giraudo e Bettega. Cosa ne pensa della triade? “Salvo solo Moggi ma ormai queste scelte fanno parte del passato”.
Il calcio italiano è sempre in difficoltà per la presenza di troppi stranieri, cosa consiglia Franco Causio? “Si deve investire sul settore giovanile, è l’unica strada per tornare in alto. Purtroppo le società pensano che gli istruttori devono lavorare gratis invece non è così. La Juventus è la società che più di tutte continua a credere nei giovani italiani, come è avvenuto in passato quando io ho consigliato di prendere Del Piero. Anche oggi si continua su questa strada”.
Tra i giovani c’è anche il nostro Simone Zaza, il bomber di Metaponto che gioca proprio nella Juve. Può giocare anche l’Europeo? “Conte premia sempre chi gioca e lui adesso sta giocando poco ma Zaza è un talento e potrebbe farcela, ma dipende da Conte che secondo me ha già in mente la maggior parte dei giocatori da convocare”.
Cosa serve al calcio italiano per tornare ad essere competitivo a livello internazionale e nel Mondiale? “Servono istruttori che conoscono bene il calcio e devono essere pagati per insegnarlo ai giovani e servono strutture perchè altrimenti non si va da nessuna parte”.
Selvaggi conferma: “Il calcio di oggi è scaduto dal punto di vista tecnico. Si dice che oggi il calcio è più fisico, più atletico ma invece io penso che prima si puntava molto sulla fisicità mentre oggi nessuno salta più l’uomo e nessuno va più sul fondo a crossare un pallone in area, perchè mancano i giocatori di talento”.
Divertente anche lo scambio di aneddoti tra Franco Causio e il materano Franco Selvaggi, che ricorda in particolare tre partite in cui l’ala destra ha regalato gol e spettacolo: una sfida Juventus-Inter con tripletta del Barone, un Milan-Juventus in cui Causio fece impazzire Maldera e un Cagliari-Udinese dove Spadino segnò il gol dell’1-1 dopo un grande assist decisivo per il vantaggio dell’Udinese”.
I giocatori più forti con cui ha giocato Causio quali sono? “Maradona è stato il più forte di tutti anche se non si allenava seriamente, ma Zico, con cui ho avuto la fortuna di giocare, era il più bravo a battere le punizioni. Platini lo metto al terzo posto in questa classifica”.
E tra i campioni della Juve cosa ne pensi di Dybala? “E’ un grande giocatore che ho visto esordire a Palermo. Mi ricorda Omar Sivori per come si muove in campo e per le sue giocate”.
Come si puo’ spiegare lo stile Juventus, visto che Causio lo conosce bene? Lo stile si esprime con il rispetto nei confronti delle persone. Io ho dato tanto alla Juve ma la Juve ha dato tanto a me e io sono orgoglioso della mia carriera con la maglia bianconera”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Franco Causio (foto www.SassiLive.it)
La carriera di Franco Causio
Franco Causio è nato a Lecce il 1 febbraio 1949.
Ala destra di impostazione moderna, con funzioni anche difensive, cosiddetta ala tornante, ai tempi in cui giocava era noto come “Il Barone” per la sua eleganza in campo e fuori. I suoi maggiori successi a livello di club sono
legati alla Juventus, con la quale vinse tra l’altro 6 scudetti, e in nazionale italiana vinse il campionato del mondo 1982.
Fa il suo esordio nel calcio professionistico con la squadra in cui è cresciuto, il Lecce, nel 1964-1965. Dalla squadra salentina si trasferisce alla Sambenedettese.
Passa alla Juventus nel 1966, ma, dopo una sola presenza in due anni di campionato con i bianconeri, passa alla Reggina e successivamente al Palermo. Nel 1970-1971 ritorna alla Juventus, dove milita per 11
stagioni consecutive diventando una delle colonne della squadra e affermandosi come uno dei centrocampisti italiani più forti di tutti i tempi. In bianconero vince 6 scudetti, 1 Coppa UEFA (1976-1977) e 1 Coppa Italia
(1978-1979).
Nel 1981 passa all’Udinese, dove resta per tre anni, prima di trasferirsi all’Inter nel 1984. In nerazzurro gioca per una stagione, poi fa ritorno al Lecce, che lo aveva lanciato, nella stagione 1985-1986. L’anno dopo va
alla Triestina, dove rimane fino al 1988, anno in cui termina la carriera.
Con la nazionale italiana esordisce il 29 aprile 1972 contro il Belgio.Gioca i Mondiali 1974, 1978 (da autentico protagonista) e 1982, partecipando dunque alla vittoria mondiale azzurra in Spagna (2 presenze),
venendo schierato all’ultimo minuto della finale vittoriosa contro la Germania Ovest.