Montalbano Jonico – Una originale ed inedita chiave di lettura per l’opera “Ho scritto d’Amore- Voce di una Mamma” di Fausta Losquadro è stata offerta nel corso della presentazione nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Montalbano Jonico da Edvige Cuccarese, che ha riscosso plauso e consensi. Attraverso un grafico la saggista montalbanese ha messo in evidenza i percorsi spirituali ed umani dell’animo in un “libro d’amore, scritto per amore” che racconta una storia vissuta, con protagonista Fausta, la madre, e il figlio Mariano, scomparso nel fiore della vita. Nella sua approfondita analisi, la Cuccarese ha evidenziato il grande dolore di una madre che descrive la tragedia che l’ha colpita ed il dono salvifico della fede. Nel percorrere il “moto dell’animo umano”, Edvige Cuccarese ha suddiviso la narrazione in tre fasi essenziali, rappresentate in un grafico che evidenzia il movimento interiore dell’uomo di fronte al modificarsi degli eventi. Non è solo l’aspetto esteriore che si trasforma ma anche la condizione interiore. Un cambiamento che può avvenire lentamente, gradualmente o repentinamente che coglie l’uomo impreparato. Per analizzare l’animo umano, Edvige Cuccarese, che è anche un apprezzato ingegnere, ha elaborato un grafico in relazione ai momenti fondamentali del racconto e del vissuto dell’autrice. Prima la condizione normale della felicità e armonia col mondo e la famiglia, in cui, come scrive l’autrice, “la presenza di Mariano è rassicurante. Infonde protezione e sicurezza, un dinamismo quasi irrefrenabile”. E poi il picco, ossia il cambiamento repentino. “È il 13 giugno, festa di S. Antonio. Di buon mattino mi reco a Messa. Prendo il pane benedetto che la tradizione vuole si distribuisca nel giorno. Ne prendo due porzioni in più da portare a casa dei miei figli sposati. Sono serena, rilassata e verso le undici, con alcune amiche, vado ad attendere l’uscita di casa di una sposa, al cui matrimonio prenderà parte anche mio figlio Massimo. Pochi minuti più tardi sento aprire la porta, è Massimo: Vedi mamma Mariano ha avuto un incidente. Le informazioni sono confuse. Faccio mille domande. A questo punto Gaetano, amico di Massimo, mi viene vicino e mi abbraccia. Lo guardo, lèggo nei suoi occhi sconforto, a bassa voce tanta è la paura di pronunciare quelle funeste parole gli chiedo: Mariano non c’è più? Alto e disperato si eleva un grido dalla mia gola! Riecheggia per le scale, raggiunge i condomini che si precipitano nella mia casa. Piango, mi dispero e urlo.” Fausta è sperduta, distrutta! E così le riesce più facile abbandonarsi a conclusioni affrettate ma comprensibilissime! Arrabbiata anche con S. Antonio perché non ha protetto il suo figliuolo. Dopo un bruttissimo periodo, però arriva la pace rigeneratrice. Scrive: “Il peso della perdita di un figlio è troppo grande, è un macigno che ti schiaccia, ti travolge e le spalle pur se robuste non ti reggono e niente e nessuno ti può aiutare concretamente”. Piano piano ritorna alla condizione di equilibrio, o di normalità ma ci vuole tempo, non ci si può alleggerire di un peso così grande con un picco all’inverso. La natura deve fare il suo corso e avviene in modo graduale. La Cuccarese ha aggiunto che lo scritto di Fausta può aiutare a ridurre il lasso di tempo tra il picco e la linea di equilibrio e che il catalizzatore può essere la Fede che cura ogni ferita. Il dolore fa parte della vita stessa ma la fede lo può risanare con il calore dell’Amore. Che cosa ha spinto questa mamma a scrivere di amore e rendere pubblico il suo vissuto intimo e personale! Innanzitutto il coraggio, la fede e poi un atto di amore verso chi ne ha bisogno. Uno scritto d’amore quindi, non solo per se stessa e per il figlio ma verso tutti. La fede dà speranza e Fausta ne dà esempio. “L’immagine di copertina -conclude Edvige Cuccarese- racchiude il significato del libro, con il gabbiano che trasmette la sensazione di libertà. In quest’ottica si possono raggiungere vette elevate di pace interiore.”
Giuseppe Coniglio