La narrativa liquida di Maddalena Bonelli nel libro “Ciro nella grotta dei pipistrelli”: emozioni, riflessioni, e recensioni di alcuni lettori.
A due mesi dalla pubblicazione della prima edizione di “Ciro nella grotta dei pipistrelli” il medico scrittore Maddalena Bonelli, socio AMSI, prestigiosa Associazione Nazionale di medici scrittori nata nel 1951 e di cui fece parte anche Carlo Levi, si dichiara felicee grata per i tanti commenti giunti da più parti d’Italia e dall’estero da perfetti sconosciuti oltre che da amici, parenti e colleghi.
Il mio libro è soprattutto la storia di una famiglia che arranca nella vita dopo la morte violenta delfiglio primogenito; la storia di un ragazzo che, trasferitosi suo malgrado a Matera, vi trascorre la sua adolescenza integrandosi, pur con qualche difficoltà, nel tessuto sociale di una città difficile di cui ama soprattutto i Sassi, finché,dopo una fine ingiusta e crudele,da dono dei suoi organi perché altri vivano oltre lui. Ma questo libroè anche uno spiraglio apertosulla realtà di Matera e provincia fra gli anni ottanta e novanta.
Spero, dopo la lunga pausa estiva, di riprendere con le presentazioni, che replicherò anche a Matera, con la partecipazione del collega Neuropsichiatra Infantile Mimmo Mangione.Intanto ringrazio chi ha sentito il bisogno di chiamarmi o scrivermi per complimentarsi o comunicarmi riflessioni ed emozioni scaturite dalla lettura del libro, o semplicemente per dirmi grazie per averlo scritto.
E’ con riconoscenza e orgoglio che ne condivido alcune, dalle più dotte ed elaborate alle più emotive e spontanee, fra le tante arrivate via WhatsApp, telefono, mail e varie vie traverse.
Ciro nella grotta dei pipistrelli (la narrativa liquida di Maddalena Bonelli)
Un libro bello? Potente!
Il ritmo di un torrente scorre nelle frasi, nelle pagine, nel mutare inavvertibile di tempi e voci narranti, punti di vista, in un fraseggio che propone al lettore con pari dignità e peso tutti gli accadimenti, nel rimescolamento di sentimenti, persone, sensazioni; come particelle d’acqua che non è utile separare e seguire individualmente, se il tuo obiettivo è il flusso globale, il ritmo, lo scopo recondito teso alla foce, la sonorità chiacchierina stessa del torrente. Eppure ti guardi indietro, sfogli le pagine al contrario, e ti accorgi che le fisionomie, tratti, voci, reazioni, hanno la loro individualità, ma il flusso ti aveva preso, era più importante. E il torrente ripercorre vie antiche, quelle dei costumi e tempi della vita lucana, di una città la cui bellezza è comprensibile solo attraverso le pratiche di chi l’ha vissuta. Poi, nello svolgersi del testo, senti i cambiamenti, come per increspature sulla superficie dell’acqua, quando per un istante si acquieta, prodotte da ventate subentranti di modernismo: musiche, motori, cibi alieni… E arriva il salto, che coglie il lettore impreparato, anche se già conosce gli elementi strutturali dell’opera: una cascata, giù nella catastrofe luttuosa, giù nel ribollire profondo. E il metro introspettivo diventa inesorabilmente padrone su ogni evento, nell’unicità e inesorabilità dell’evento, che vanifica ogni percezione, ogni attesa, offusca la tristezza stessa sotto il peso dell’inappellabilità. Ma è d’acqua la nostra storia, acqua turbinosa ma mai torbida, e l’acqua filtra, permea testarda, nutre e vivifica contro ogni logica e volontà, ma incontra prima la roccia calcinata delle Gravine, ne impronta nella sua nuova e amara acidità ogni strato, produce alchimie corrosive sulla sua matrice solida ma porosa, quella da sempre gravida di grotte con famiglie in tormento, e di quest’ultima, aggredita alle fondamenta. E di acqua sono i gorghi profondi da cui si sentono attratti, in bilico, gli sperduti attori, le voci narranti, ormai sagome spogliate, automi inesorabilmente cocciuti e loro malgrado eretti. E dall’acqua si attende il rinnovamento nell’abbandono e l’esordio in scena di nuove vite, unite intimamente da un ricordo, il sogno multiplo di un viso immanente, dolce, per loro tutti sorridente. Un testo curato, con la scelta dei termini tipica dei narratori che si muovono disinvoltamente provenendo dalla poesia, una veste levigata, immune dai reiterati errori che si ritrovano anche in opere sottoposte a ripetuti editing professionali. Vigore, istintività e professionalità si associano in quest’opera di Maddalena Bonelli(Adriano Tango- Medico scrittore)
Questo sarà il primo libro che leggo nella mia vita… però mi sta piacendo… Lo sto leggendo, lo sto leggendo e più vado avanti e più mi prende … mi prende … (Frankie – Canada)
Ti prende così tanto che non riesci più a staccarti, devi arrivare alla fine. Il racconto ti trascina dentro e ti senti anche tu uno dei personaggi. I sentimenti sono descritti così bene che alla fine il dolore di Linuccia diventa il tuo dolore. Molto belle e ben curate e ricche di particolari le descrizioni dei paesaggi di Matera. (Anna Maria)
L’ho letto con estrema gratitudine e commozione. Non credo di aver mai pianto così tanto leggendo un libro. (Roberta)
Un libro travolgente che ti avvicina tanto ai personaggi che alla fine ti sembra quasi di conoscerli profondamente. Una bella penna… (Genny)
Ho finito di leggere il tuo libro… con fatica all’inizio (temevo il mio dolore) e tornando più volte indietro per capire alcuni passaggi… Bellissimo, semplicemente straordinario…ci sono passaggiedesempi di vita di paese a me noti, e la descrizione di tuo figlio ed il resto… Hai reso appieno il dolore della perdita di un figlio, in maniera passionale ed elegante nello stesso tempo.
Francesco con il tuo libro è ora anche mio figlio. Grazie.(Lidia)
Sono ancora a metà, ogni tanto mi fermo per via dell’emozione. Comunque è bellissimo. (Angela)
“Ciro nella grotta dei pipistrelli” mi ha tenuto compagnia nel viaggio di ritorno in treno da Milano a Bari. Pensavo di stancarmi invece l’ho letto tutto d’un fiato e, non lo nascondo, con momenti di forte emozione. Mi rammarica non aver partecipato alla presentazione. (Antonio)
Ho finito ieri di leggere questo libro…queste pagine di vita…un semplice e diretto grazie dal mio cuore…leggerlo ha aiutato la mia anima a reagire,a respirare e con fermezza ripartire dai tanti ostacoli che riserva la vita. Grazie dottoressa. (Gabriella)
Ho divorato le pagine di questo libro, non so esprimere quello che ho provato. E’ dolorosissimo e struggente. Non riuscivo a staccarmi da quelle parole. Hai avuto una grande forza a scrivere e a far sentire al lettore questo dolore. Strappa l’anima, ti fa male, ma ti fa conoscere anche quel ragazzo straordinario che è stato tuo figlio Francesco. La sua sensibilità si evince in ogni sua descrizione, si fa amare e ti fa pensare a quanto avresti voluto conoscere meglio quel ragazzo così particolare. Alla lettura mi ha tenuta legata un pugno fortissimo allo stomaco. (Carla)
Il suo romanzo mi ha travolto come un fiume in piena. Spero possa raggiungere tanti lettori. Complimenti. (Saverio)
Libro bellissimo e molto toccante. La presentazioneè stata molto coinvolgente ed emozionante. (Cinzia)…
Un racconto accattivante che mette voglia di procedere per conoscere fatti e sentimenti. (Maruzzella)
I racconti di fatti ed avvenimenti della grande famiglia Lumini, ci pervadono, sono fatti ed avvenimenti delle nostre famiglie lucane, sane e solide nei valori tramandati dai nostri avi.
Il titolo del romanzo rappresenta una metafora intensa, di un percorso dell’anima,del nostro girovagare nei meandri della mente, come in una grotta ignota, avidi di conoscenza, anche se avvolta in un mistero etereo e non tangibile immediatamente…
Il più delle volte i pensieri zampillano come da una sorgente inesauribile e si trasformano, poi, in una cascata di fatti di vita interiori e personali, familiari, con intreccio di luoghi, persone care, amici o, semplicemente, individui che hanno invaso l’esistenza decisa e ardita di Linuccia: madre, sposa e figlia; e queste sequenze ti mozzano ilrespiro, impongono rispetto e, poi, il desiderio sempre vivo di raccontare e raccontarsi ne fanno una costante.
Il romanzo è, e rimane per me, un crescendo d’emozionie l’espressione di grandi sentimenti; insomma, una valutazione, a piena voce, della realtà e della sua inevitabile durezza… Il romanzo di Maddalena Bonelli, per l’intimità rivelata, l’intensitàpiena e sincera del dolore più grande per la perdita prematura di un figlio, rappresenta, per noi, un porto dove le nostre ansie, il dolore e le avversità potranno trovare un rifugio sicuro. Leggerlo fa bene…(Alberto Garambone)
Non so quale nome dare alla particolare emozione dell’incontro con l’opera di Maddalena Bonelli “Ciro nella grotta dei Pipistrelli”: stupore, ammirazione, commozione. Quello che appare subito è l’onestà intellettuale con cui è ricostruito il tragico incidente che fa da spartiacque tra la vita che precede e quella che segue l’evento: la morte di Francesco, primogenito dell’autrice. Le radici profonde con il mondo lucano,quelle che la terranno ben salda e le daranno la forza di lottare per sopravvivere,appaiono nei legami familiari,nell’amore ancestrale per la terra, nella descrizione dei segni premonitori che la rendono inquieta, instabile. La capacità di introspezione nel tirar fuori il dolore e raccontarlo, si trasforma in strumento di rinascita.
Attraverso il racconto ridà vita a Francesco: “Quelli che ami non muoiono” -M. Fortunato-.Ricostruisce ogni istante del suo breve cammino. Giovane, ma già ricco di molte passioni, si interrogava sui grandi temi dell’esistenza:la religione, la bellezza dell’arte, il rispetto dell’ambiente, il rifugio in un universo soprannaturale.
È sopraffatta dai sensi di colpa perché non riesce a proteggere i figli dal peso del suo dolore che le permette di percepire solo il senso del nulla. Si rifugia nel mondo onirico e lo fa con lo strumento che le è più congeniale: la poesia. La prosa veloce esicura, diventa lirica pungente, penetrante come nella sua prima raccolta: “Giorni scalzi”. Il percorsoè lungo e straziante, fatto anche di momenti di resa e poi l’incontro con Francesco.
L’esplosione di gioia per l’annuncio della futura nascita della prima nipotina la riporta alla speranza. L’onestà intellettuale che ho percepito immediatamente riguarda la capacità nel raccontare la verità cruda,squarciando il velo della sua intimità,degli affetti. “La scrittura diventa un grido di dolore contro il destino che non rispetta le attese” -N.Ginzburg- diventa “Pianto antico” -G.Carduci- per coloro che hanno vissuto una simile “assenza”. (Grazia Verre)