“La nostra Europa”, il testo di Mauro Ceruti ed Edgar Morin è stato al centro della conferenza tenuta nella cornice di Piazzetta Pascoli, nell’ambito delle attività previste nella Settima dell’Europa dall’Autorità di Gestione della Regione Basilicata, nei pressi della Libreria dell’Arco di Matera, da Mauro Ceruti Università degli Studi di Bergamo e autore Patrizia Minardi Autorità di Gestione PO FESR Basilicata 2007/2013, Ferdinando Mirizzi Direttore DICEM, Università degli Studi della Basilicata, Ettore Bove Università degli Studi della Basilicata. Un pubblico attento, una cittadinanza che ha mostrato, con la sua partecipazione, l’adesione ad una sorta di “comunità di destino”. Che cos’è l’Europa, viene chiesto a Ceruti, e perché non indugiamo nel definirla nostra; “Ebbene l’Europa è questo luogo, è il modo in cui ciascuno di noi si sente parte di una comune idea, e di un sentire che ci porta quest’oggi a discorrere di cose apparentemente lontane. Solo in Europa ci si interroga in questo modo, nella piazza, laddove ciascuno prende la parola. Eppure oggi questo spazio, l’Europa – ha rimarcato il professor Ceruti – si ritrova ad essere una provincia, in un mondo scoperto dagli Europei; la conquista dell’America, e quindi l’ingresso di un vasto mondo nei commerci mondiali, e nella rete che aveva come epicentro il vecchio continente, si presenta come un grandioso fenomeno, che avvia una più vasta conoscenza del pianeta. Oggi – ha proseguito – le chiare tracce di un così tumultuoso movimento si ritrovano nelle varie Europa, spesso all’altro capo del mondo, come l’Australia o la Nuova Zelanda”. La necessità di un confronto con le strutture della Ue è stata posta dalla dottoressa Patrizia Minardi, Autorità di Gestione, che ha ricordato come “oggi ci venga chiesto di essere partecipi di interventi che sappiano far interagire i territori all’interno di macroregioni, spazi europei identificati da comuni piani di sviluppo; dobbiamo imparare a guardare alle politiche europee in una nuova ottica; apprendere la chiarezza di propositi, avendo bene in mente le possibilità che ci vengono offerte. Occorre lavorare sulle competenze, per definire strumenti di lavoro in grado di predisporre interventi che contemplino reali ricadute per le nostre comunità. L’Europa – ha quindi concluso – questo grande spazio di opportunità è casa nostra, siamo noi e dobbiamo averne sempre più coscienza”. E tuttavia, delineando il corso, anche storico, avuto dall’identità europea, si incorre immediatamente lungo il limes tracciato più volte dalle navi e dai pensatori europei, imbattendosi nel processo di risignificazione del confine, “perché di questo si tratta; nella storia europea di continuo abbiamo assistito allo spostamento dei confini, alcuni sorti per specifica volontà di sovrani, altri creati dal caso, da accadimenti fortuiti ed esterni; oggi, per esempio, guardiamo al Mediterraneo, come fosse – ha spiegato il professor Mirizzi – uno spazio diviso, di qui l’Europa, dall’altra parte l’Africa, eppure non è stato sempre così. Nel testo si parla invece di “membrana liquida”, di una sorta di lago interno all’Europa, che ne ha consentito gli scambi ma anche la costruzione della identità”. Il professor Bove, che ha ricordato come il Mediterraneo sia stato “l’origine di questo continente eppure oggi sono proprio i paesi del sud ad essere sottoposti a continui test per verificarne il tasso di europeicità: si tratta di un cambio di paradigma culturale, che però dimentica non soltanto la storia ma soprattutto le grandissime potenzialità legate all’agricoltura, l’attività sulla quale l’Europa si è a lungo fondata”.
Enzo Scalcione
La fotogallery della presentazione ufficiale (foto www.sassilive.it)