Per la rubrica “La storia siamo noi”, lo storico materano Nino Vinciguerra in una nota ricorda la figura di Francesco Nitti, studioso e storico della città di Matera noto per aver partecipato all’insurrezione che avvenne a Matera il 21 settembre 1943 contro l’oppressione nazi-fascista. Di seguito la nota integrale.
Nino Vinciguerra: “Francesco Nitti, la cultura come principale elemento per il riscatto del Sud”.
Francesco Nitti è uno dei tanti personaggi che bisognerebbe riscoprire, esempio di coerenza e di umanità, studioso e storico riconosciuto, educatore severo innanzitutto con sé stesso, uomo dai principi nobili: un vero esempio che ha trasmesso, soprattutto ai tanti giovani incrociati sul suo percorso, valori ed esperienze maturate nel corso della sua vita. Nacque a Matera nel 1914 da una famiglia modesta e frequentò brillantemente il Liceo Classico “Emanuele Duni”. Laureatosi in lettere entrò nell’alveo culturale ma frenò l’entusiasmo con lo scoppio della seconda guerra mondiale a cui partecipò con il grado di sottotenente. Il 21 settembre 1943, giorno dell’insurrezione materana contro i nazifascisti, fu parte attiva prendendo in mano la situazione e coordinando le operazioni. “Mentre i tedeschi devastatori compivano orrenda strage di ostaggi innocenti, il popolo materano sorto in armi cacciava il feroce nemico e col sacrificio dei suoi animosi figli si donava alla libertà”. Matera, infatti, pagò un prezzo pesantissimo lasciando sul campo oltre 20 morti molti dei quali vittime dello scoppio del palazzo della Milizia. Matera, prima città del meridione a ribellarsi all’occupazione, pianse con dignità i suoi morti. Nel dopoguerra Francesco Nitti fu tra i fondatori del Partito d’Azione a Matera e fece parte del gruppo “olivettiano” partecipando ai lavori della “Commissione di Studio sulla Città e sull’Agro di Matera UNRRA CASAS PRIMA GIUNTA”. Svolse un intenso lavoro per il rinnovo culturale e urbanistico della città anche impegnandosi in esperienze politiche in consiglio comunale (1952-1956). Insegnò, sino al 1965, all’Istituto Magistrale “Stigliani” e, nello stesso anno, si trasferì a Molfetta dove fu Preside all’Istituto Magistrale “Vito Fornari”. In seguito ai fatti del 21 settembre 1943 Matera fu insignita della Medaglia d’Argento al Valor Civile. Questo riconoscimento venne conferito nel settembre 1966 mentre la cerimonia di consegna della medaglia si svolse il 21 settembre 1969 alla presenza del Ministro del Tesoro Emilio Colombo, del Sottosegretario alle Finanze Michele Tantalo, del Sindaco Francesco Gallo e del Ministro della Difesa Luigi Gui, che decorò con la Medaglia d’Argento il Gonfalone della Città in una Piazza Vittorio Veneto stipata e commossa, con il ricordo del sacrificio ancora vivo. «I tragici fatti del 21 settembre 1943 furono un’esperienza scioccante per la comunità materana, che da un secolo e mezzo non conosceva la presenza di soldati sul proprio territorio» (Prof. Giovanni Caserta). Alla manifestazione Nitti fu invitato ma non partecipò; respinse l’invito nella Tribuna B per aver «rilevato la presenza nel comitato d’onore e in quello organizzativo» di gente «che nulla aveva a che fare con la rivolta di Matera del settembre ’43. Nomi del vecchio fascismo e del monarchismo materano» e per non aver «trovato il nome di alcuno di quelli che presero le armi contro i tedeschi; e non c’erano neppure i nomi dei parenti delle vittime». Francesco Nitti che morì a Molfetta nel 1979 fu un maestro di vita ed ebbe forte il legame con la propria terra facendo anche riscoprire i suoi personaggi. Nel 1969, nella sua pubblicazione su “Matera. Una città del Sud” definì Emanuele Duni «grande pensatore e giurista, forse il miglior allievo settecentesco del Vico, erede della sua cattedra capace di portare sul piano della ortodossia cattolica, della tradizione della perenne filosofia greco-romano-cristiana anche tutti quei fenomeni di naturalismo e di immanentismo che erano nel pensiero del maestro». Nitti si potrebbe incastonare benissimo nel contesto attuale, proprio oggi che Matera si veste con l’abito di Capitale Europea della Cultura, in quanto considerava “la cultura come il principale elemento per il riscatto del Sud”.
Foto Archivio Nino Vinciguerra