Per la rassegna A cena con l’autore, nell’agriturismo “Al passaggio di Pirro”, in territorio di Miglionico, il materano Giuseppe Ambrosecchia, commmercialista con la passione per la scrittura ha presentato il libro “L’elisir della vita”, una raccolta di ottanta liriche che esalta l’amore unversale, quello verso i propri familiari, nei confronti di Dio e per la sua terra, la città dei Sassi, rioni in cui ha vissuto fino all’età di 6 anni. Nel corso dell’evento promosso da Mariangela Lopergolo spazio anche a Marco Conti, un giovane scrittore sardo impegnato quotidianamente nella professione di assistente sociale. Conti ha presentato “Dalle ceneri della fenice’ e ‘Tempi sospesi’. Durante la serata Marisa Guannotta ha offerto una dimostrazione di shiatsu. La serata è stata allietata dalla musica live degi Affinora duo, con le voci di Catia Punella e Annamaria Manzara.
Riportiamo di seguito l’intervento di Carlo Abbatino relativo al libro “L’elisir della vita”.
Giuseppe Ambrosecchia è un vulcano attivo in cui esplode lava poetica che divien poesia al solidificar di sentimenti che abbondano nella sua mente, nelle sue attente ed acute osservazioni in cui prevalgono memorie del suo agito per farne raccolta poetica come questa “L’elisir della vita” che richiama alla mente l’opera “Elisir d’amore” di Donizetti. Ambrosecchia è un poeta che scrive con delicatezza e grande spessore intellettuale e che attraverso una ricerca attenta e oculata esalta un grande sentimento. La sua attività culturale trova forza concreta nel lavoro poetico dal titolo di buon auspicio “L’elisir della vita”. Una raccolta pregna di vita vissuta, osservata, partecipata in cui ogni elemento della natura diviene eufemismo per parlare dell’uomo, come accade nella poesia “Zeroquarantotto” in cui osserva il fiore nel vaso del davanzale e gli alberi intorno che diventano per l’animo poetico “braccia scarnite e tese che abbracciano il rimpianto di quanto hanno perso”.
In Ambrosecchia il verbo ostentare diviene consuetudine del suo fare poesia come in “Un altro sole” :l’azzurro fiore della cicoriella ostenta petali in miniatura; e il paragone che fa tra le foglie verdi delle more che tendono ad ingiallire “come la mia pelle offesa rimasta a ricoprire un tronco che col passare dei giorni, smunto, s’incava nella scienza per avere nell’orizzonte un punto”. Una immagine che sottolinea come il percorso della vita colpita da situazioni imprevedibili porta a celare agli altri quell’ardore della vita che scema e il leone che smesso di ruggire lecca la ferita dei suoi denti per consolare del dolore la sua preda tramonta!”. Pino Ambrosecchia, persona sensibile, viaggia tra Ragione e Sentimento dove la ragione comprende la realtà da cui non si può prescindere mentre il sentimento alimenta la vita alle illusioni che, come l’amore per le cose, per la donna che si ama , per la famiglia, tendono a finire mentre la poesia rimane, nel suo essere concepita, quale insieme di memoria, di acquisizione di cose vissute, sentite. Egli trova e ritrova nella poesia l’ancora di salvezza della propria esistenza che, se turbata da eventi, trova sempre la via di uscita rafforzando il cuore, l’animo e l’anima e quindi si rasserena, lo consola e lo tende a rendere eterne le sue azioni.
La vita, si sa, porta affanni, comporta gravami, fardelli che, per poterne uscire, occorre quella forza interiore che è anche valore ottimistico e, questo ottimismo anela e alberga nell’animo poetico dell’autore. La sua poetica scorre come fiumi, senza ostacoli, pronta a superare “l’agguato” che potrebbe interrompere il refrain della vita . Va avanti nella sua produzione poetica con il senso compiuto di chi sa cosa vuole dalla vita avendola combattuta con tutto se stesso, forte del dono di Dio, e allora la sua poesia è sensoriale, è visiva, e ogni cosa vien descritta con meticolosa precisione, sensazione. Il cielo, il sole, la,luce, l’alba, il giorno, la sera, la notte, l’aria, l’acqua, sono elementi che, quasi innati, diventano coltivanti della poesia di Ambrosecchia che, nel suo poetare, esprime conoscenze appropriate dei luoghi, dei siti tanto da formarne una “ode a una matrigna madre” dove i monti, le valli hanno un significato proprio, particolare che lo porta a dire dove è la “mia terra” cogliendone sfumature che sono nella sua memoria ed è significativo quello che rappresenta come “i paesi che sono privi degli schiamazzi dei fanciulli ma prigionieri nei ricordi degli anziani attaccati agli usci sonnolenti spalancati al calore dei meriggi dove il tempo è scandito dai cani stesi al sole e dal contrasto del silenzio con il rombo di un motore”.
E la poesia è ricercata nella facilità con cui nasce e cresce nella mente del poeta, che trova la forza interiore di superare, agire e reagire alle sorti che a volte si accaniscono nell’esistenza dell’uomo.
Una poesia intensa, vibrante e carica di pathos che diventa catarsi e anche liberazione ed esaltazione della vittoria della ragione sul corpo. Ambrosecchia diventa un instancabile poeta delle cose della vita, degli eventi della vita e ne fa raccolta nella sua anima che pur turbolenta di emozioni, di sentimenti e di gravi della esistenza per farla trionfare come conquistata, vinta. Egli da vita a questa raccolta di una ottantine di liriche, tutte da leggere, perché in sesse si avverte la peculiarità d’animo e la sensibilità che esterna con convinzione e accattivante pensiero del quale cogli le essenze ascoltandole leggendole. Ecco quindi che il poeta Ambrosecchia, che può configurarsi in una poetica personale, propria, pur avendone la sua memoria didattica, elementi che portano al Foscolo, quale esaltazione dei sentimenti, a Leopardi, quale emblema del pessimismo della vita. Egli utilizza parole sentite, vissute, assaporate del gusto della vita e per la vita esprimendo, via via, versi che toccano e fanno vibrare il cuore portandolo alla felicità propria della stessa che va vissuta interamente perché la vita è bella!!!!
Questo libro edito da “Amicolibro” di Montescaglioso porta una dedica voluta con intensità dall’autore: “ A colei che Iddio vuole sia la mia compagna, al mio grande amore, a te, Ester”.
Porta inoltre la prefazione di Carmen Salis e considerando l’alta intensità religiosa che Pino Ambrosecchia ha in sè La “Lettera ai romani” di San Paolo Apostolo è di notevole pertinenza: “Come amare e ne traggo alcuni passi: “LA carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore , attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiatevi nello stimarvi a vicenda ; Cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non lasciarti vincere dal male , ma vinci con il bene il male”.
La fotogallery della presentazione del libro L’elisir della vita di Giuseppe Ambrosecchia (foto www.SassiLive.it)