“Il nostro primo incontro con la pittura delle cripte materane fu casuale e risale agli anni Cinquanta, un tempo che da una visuale locale appare ormai remoto rappresentando la fine di un ciclo plurimillenario di civiltà trogloditica. Eravamo scesi al Sasso Caveoso quando, notata una chiesetta scavata nel tufo, vi entrammo. Era la cripta di S. Lucia alle Malve ed il contadino che ci aveva osservato incuriosito ci indicò allora le medievali immagini «pittate» nel suo fienile, adiacente alla chiesa della quale era in origine parte integrante. Da allora scendemmo varie volte al rione Malve per studiarvi la chiesa ed il relativo insediamento monastico, ma la visita che ricordiamo meglio avvenne quando, in compagnia di un amico veneziano, fummo colti nell’entrare da un acre odore di bruciato, essendo l’aria del fienile irrespirabile per l’ossido di carbonio sprigionato dalla gran quantità di paglia lasciata bruciare per due giorni senza che nessuno intervenisse. Quando poi riferimmo l’accaduto ad un sedicente esperto locale ci sentimmo incredibilmente rispondere che non era il caso di allarmarsi, che anzi l’affumicatura avrebbe giovato alla conservazione degli affreschi! Incuria, ignoranza, superficialità: non sono certo fattori patogeni peculiari di Matera, ma quel che distingue la situazione materana, come quella … Leggi tutto Libro “Gli affreschi nelle chiese rupestri” di Alberto Rizzi editato dall’associazione Energheia di Matera
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