“Ricordi ritrovati. Conversazioni con Jean Amrouche” è il titolo del libro di François Mauriac, tradotto da Filomena Calabrese e Hamza Zirem, che inaugura la collana ‘LetteratureAltre’ della casa editrice Edigrafema. L’opera include una prefazione di Anna Lapetina e vede la luce grazie agli archivi sonori dell’Istituto nazionale dell’audiovisivo. Veri e propri testimoni del nostro tempo, la radio e la televisione hanno stimolato e registrato i racconti e le analisi dei più grandi scrittori, artisti e filosofi.
Nel 1952, quando François Mauriac ha 67 anni, conversa con Jean Amrouche alla R.T.F. (Radio diffusion Télévision Française). Guarda, alle sue spalle, la folla dei personaggi da lui creati. Osserva la sua vita, evoca la sua carriera, una parte della quale deve però ancora realizzarsi.
Dove si trova il vero Mauriac? Nell’autobiografia che non ha scritto? Nelle sue opere d’immaginazione? In Teresa Desqueyroux, nel Groviglio delle vipere? In queste interviste fatte di ricordi reali e di frammenti di romanzi riscoperti si cerca di dare una risposta a questi interrogativi. Al suo interlocutore racconta: “La questione che occupa gran parte della mia opera, quella della volontà di potenza. C’è in molti dei miei personaggi, in quasi tutti i miei eroi, una volontà di potenza forsennata. […] Un desiderio di dominare la vita, ma anche gli altri. […] Essere convinti di possedere la verità e di essere irreprensibili dà potere sugli altri, una sicurezza nel dominio che è incredibile”.
Filomena Calabrese (Trivigno, 1950), laureata in pedagogia presso l’Università di Salerno, è stata funzionario direttivo dal 1980 al 2011 presso la Bi blioteca Nazionale di Potenza. Ha tradotto diversi libri dal francese in italiano; è coautrice, con Hamza Zirem, della traduzione delle Conversazioni radiofoniche di Giuseppe Ungaretti con Jean Amrouche (UniversoSud, 2017).
Anna Lapetina (Potenza, 1978), francesista e musicoterapeuta, ha conseguito un dottorato in “Lingua, Testo e Forme della Scrittura” con una tesi pubblicata dal titolo La partitura silenziosa (Aracne, 2015). Agli studi letterari affianca la formazione musicale diplomandosi in pianoforte e specializzandosi in musica vocale gregoriana e medievale; ha seguito la Scuola di Musicoterpia della SIEM di Macerata, di cui è socia ordinaria. Si occupa dei rapporti intersemiotici fra musica e letteratura, e ha tradotto La forza delle parole di Hamza Zirem (Aracne, 2010).
Hamza Zirem (Cabilia, 1968), dopo gli studi universitari in Lettere, ha compiuto diverse esperienze nell’insegnamento e dal 2010 ha intrapreso la professione di mediatore culturale. Autore di diverse pubblicazioni, ha ottenuto una decina di premi letterari. Ha collaborato con alcune testate giornalistiche. È membro del comitato scientifico del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, scrive attualmente sulla rivista Territori della cultura.