Domenica 14 dicembre 2014 alle ore 11 presso il Cinema Piccolo di Matera, si terrà la presentazione del libro: “Voglio la mamma – da sinistra, contro i falsi miti di progresso”, di Mario Adinolfi. Alla presenza dell’autore, del presidente nazionale degli “Innovatori Democratici” Mirko De Carli, del responsabile di Matera di “Innovatori Democratici” Nunzio Lionetti e del Senatore Tito di Maggio dei Popolari per l’Italia, la tappa di Matera è stata scelta come ultima tappa del tour di presentazione del libro, che ha toccato ben 125 altre città italiane. Nel libro contenuti che richiamano i principi irrinunciabili che, non solo non debbono essere negoziabili, ma necessitano un’attività di diffusione, per ricondurre il dibattito intellettuale e politico lontano dall’impazzimento modaiolo che sembra avere la meglio. Il libro è rivolto a tutti e testimonia la crisi di identità, sempre più evidente, tra chi mette al centro della propria azione la tutela del totem della libertà individuale e dei falsi diritti che ne deriverebbero e chi invece agisce politicamente spinto dalla necessità di tutelare le persone dalla violenza della disuguaglianza, dell’ingiustizia, della prepotenza del più forte sul più debole.
Certo la sinistra, nello sforzo di definire una propria leggibile identità nel percorso complesso della contemporaneità, sta commettendo il più tragico degli errori: ha deciso di camuffarsi, di aderire acriticamente allo “spirito del tempo”. Complice una sempre più vasta ignoranza, una spaventosa desertificazione culturale e intellettuale. La più sciocca è quella dei cosiddetti “diritti civili”, che già solo nella definizione fa sorridere, come se esistessero diritti che sono incivili. In questo delirio dissolutivo, in molti hanno pensato che definirsi partendo dall’attacco alla famiglia tradizionale sostituendola con l’ambiguo plurale “le famiglie”, sostenendo posizioni figlie di un’ideologizzazione del totem della libertà individuale, come quelle a favore dell’eutanasia infantile, della “dolce morte” e dell’aborto liberalizzato per tutti e in tutte le condizioni, potesse essere un modo di rimediare al vuoto. Si è fatta strada l’idea che in nome dei cosiddetti “diritti civili” sia un grande mito di progresso consentire il matrimonio omosessuale, rompere la sacralità della maternità, renderla oggetto di compravendita (utero in affitto e altre bestialità). Se si difende il totem della libertà individuale e dei falsi diritti che ne derivano, allora si capisce come si smette di difendere:
- il bambino senza voce che ha diritto a nascere molto di più di quanto la donna abbia il diritto di abortirlo;
- l’anziano e il malato grave che ha bisogno di assistenza e non di sentirsi un peso per la società e la famiglia, da eliminare con una “dolce” morte di Stato;
- la famiglia che fa fatica a portare avanti la carretta dell’educazione e della crescita dei figli, sostenendo magari in casa altre persone non autosufficienti.
Se si vuole attaccare e cancellare la figura chiave della madre, sostituendo i concetti decisivi e radicali di maternità e paternità, con una confusa “genitorialità” che si sostanzia nelle figure generiche e politicamente corrette del “genitore 1″ e “genitore 2″, ci viene alla mente davvero la notte di Hegel, quella in cui tutte le vacche sono nere. In assenza di identità, si vuole far finire tutto nell’indistinto. Errore sia culturale che politico oltre che umanamente mortale.
No. Noi vogliamo la mamma…