Paolo Brandi originario di Grassano, ingegnere elettronico residente a San Donato Milanese con moglie e due figli e che da qualche anno soggiorna a Pesaro, ha pubblicato il libro “Oltre il confine” distribuito per le Librerie Mursi e inserito nella Collana “Gli emersi- Poesia” di Aletti Editore di Villalba di Guidonia (Roma). In copertina una grafica a colori dell’artista materano Filippo Paonea. Un libro che ha un approccio lineare, semplice nella stesura e nella poetica, ricca comunque di contenuti che ripercorrono la vita dell’autore. “Parole dimenticate per anni in un vecchio cassetto” dice nella nota l’autore, “Parole scritte con incerta grafia su fogli sbiaditi dal tempo. Parole che all’improvviso hanno reclamato la luce”. Bene ha fatto Brandi a far conoscere ai lettori la sua poetica, che può contribuire ad accrescere le conoscenze. Oltre il confine racchiude 147 poesie in 150 pagine.
Nell’addentrarmi nella lettura mi soffermo a “Il linguaggio della vita” in cui colgo una considerazione nella parte finale della lirica “La vita non si inventa/devi solo inventare il linguaggio/per fartela spiegare” e questo può essere un aforisma che ha nella frase una spiegazione forte, decisa. Sorprende notevolmente l’autore che inizia il suo viaggio poetico della raccolta con la lirica “Inutile poesia” quando dice ..far poesia per fantasmi e ballerine/ può aiutare a morire senza gloria e senza amori/ come il buon santo/dimenticato dal calendario /ormai pieno”.
E’ forse una forma di pessimismo che serba nel cuore di Brandi? Non penso che nel corso del viaggio poetico di “Oltre il confine” l’autore abbia a ripetersi.
“Oltre il Confine” è titolo che ha scelto l’autore in quanto oltre Grassano c’è il confine nel quale Carlo Levi, invece, venendo da Torino quale confinato politico, lo ha trovato prima in Grassano e poi in Aliano facendone luoghi e luogo della sua esistenza che lo ha portato a scrivere l’opera maestra quale “Cristo si è fermato a Eboli” considerando Eboli confine della civiltà italiana.
L’autore percorre quel senso del “Mistero della Santa Pasqua”, del “Giovedì Santo” e prosegue con “2 novembre” in cui immagina “i miei morti felice trovarli uniti e allegri senza rimpianti per la vita” a i “Treni del sud” dei quali dice: “Sono stato a vedere i treni alla stazione, i treni sporchi e neri con panche di legno e i vagoni tutti uguali che ci portano al sud”.
Brandi tesse poesia che rimarca memoria vissuta, ascoltata, sentita, letta.
Parole vere che raccontano una vita. Una vita che ha ritrovato nei versi che aveva scritto e che erano a memoria in carta ingiallita, vetusta ma carica di amore di quello che è stato il passato nei suoi ricordi. E che ora si ritrovano nl suo libro in cui la poesia ha traccia indelebile.
Carlo Abbatino