Il giornalista ottantacinquenne Mario Pirani a Matera per presentare il volume che ripercorre le tappe salienti della sua vita, dall’infanzia sino al 1986. Si chiama “Poteva andare peggio, mezzo secolo di ragionevoli illusioni” ed è stato illustrato nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi grazie all’iniziativa promossa dall’Unitep, Università della terza età e dell’educazione permanente di Matera. Giornalista ed editorialista de “La Repubblica”, giornale che ha fondato assieme a Euguenio Scalfari, Mario Pirani ha ritrovato nella città dei Sassi un caro amico originario di Pomarico e residente da ormai diversi anni a Matera, il medico Tommaso Taddonio, detto “Masino”.
Dopo l’introduzione del presidente dell’Unitep Antonio Pellecchia è stato il giornalista Pasquale Doria della Gazzetta del Mezzogiorno ad intervistare l’autore alla presenza di una sala gremita dai soci Unitep e da quanti hanno deciso di seguire l’interessante incontro culturale. Gli aneddoti e i ricordi legati alla stesura del libro di Mario Pirani sono stati resi ancora più avvincenti dalla lettura di brani tratti dal volume a cura dell’attore e docente dell’Unitep Lello Chiacchio.
“Siamo di fronte ad un libro di quattrocento pagine – ha precisato Doria – che in realtà a mio avviso contiene tre libri ma la lettura è scorrevole e avvicente”.
Mario Pirani, nato in una famiglia borghese, da mamma cattolica e padre ebreo, è costretto a trasferirsi molto presto con i suoi genitori in Abruzzo per sfuggire alle leggi razziali imposte dal regime nazi-fascista. E’ a Pescara che incontrerà Tommaso Taddonio, ospite dell’insegnante Michele Selvaggi per prendere lezioni di greco in vista degli esami di riparazione. Commosso ma felice, il dottor Taddonio ha ricordato al pubblico che al primo piano del palazzo che ospita l’incontro promosso dall’Unitep circa settant’anni fa frequentava il quarto ginnasio.
Poteva andare peggio, mezzo secolo di ragionevoli illusioni, è un viaggio che ripercorre ottant’anni di vita italiana. Perchè “poteva andare peggio?” Lo spiega l’autore: “Perchè una volta sono sfuggito alla cattura dei tedeschi. A salvarmi la vita fu un prete che mi fece entrare nella canonica e mi nascose all’interno dell’armadio che custodiva i suoi abiti. In questo libro – confessa Pirani – ho raccontato quello che ho vissuto come se fossi sul lettino dello psicanalista e quando finalmente il lavoro è stato completato, dopo quattro anni e mezzo, ho tirato un sospiro di sollievo considerata l’età avanzata che ho raggiunto”.
Il libro focalizza l’attenzione sull’entusiasmo del giovane Pirani, che al termine della seconda guerra mondiale decide di impegnarsi attivamente nel partito comunista. Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Che Guevara sono alcuni dei personaggi illustri che Mario Pirani ha incontrato durante la sua lunga esperienza politica e professionale. Ma dopo i sanguinosi fatti di Ungheria del 1956 e l’aspro dibattito che si aprì all’interno del partito, nel 1961 va fuori dall’Unità e dal PCI e preferisce accettare un impiego all’Eni di Enrico Mattei. Anche se la sua grande passione resta sempre il giornalismo. Pirani si iscritto all’Ordine dei giornalisti del Lazio il 19 gennaio 1958. Dopo le esperienze con Pattuglia e Il Giorno partecipa alla fondazione de la Repubblica, assumendo l’incarico di vicedirettore, con Gianni Rocca e Giampaolo Pansa, del giornale di Eugenio Scalfari. Quindi dal 1979 al 1980 è stato anche direttore de L’Europeo dal 1979 al 1980, succedendo a Giovanni Valentini. Curioso l’aneddoto di Mario Pirani relativo all’incontro con Gianni Agnelli, editore de La Stampa. “All’Avvocato chiesi di poter assumere l’incarico di direttore ma lui mostrò meraviglia per questa richiesta, perchè un centravanti come Pirani non poteva fare l’allenatore”. Agnelli aveva ragione, perchè il mio cattivo carattere non mi avrebbe mai permesso di svolgere quel ruolo all’interno di un giornale”. La più grande soddisfazione in campo giornalistico è arrivata proprio qualche anno fa, quando Scalfari ha confessato pubblicamente di rimpiangere la partenza di Mario Pirani. Lui è tornato ed oggi è un apprezzato editorialista del giornale che ha contribuito a fondare.
Il libro di Pirani si ferma al 1986 ma negli ultimi quindici anni cosa è successo? “Difficilmente avrei immaginato una congiuntura così difficile che va avanti da ormai 15 anni. E credo che questa epoca politica si possa definire indecente, perchè un signore ha trasformato la sua industria in un partito. Il premier Berlusconi ha messo in atto una trovata di mercato politico che non avrei mai immaginato. Tutti i governi che si sono avvicendati, dal fascismo a quelli recenti del centro sinistra, hanno evidenziato una pedagogia nell’azione politica ma per la prima volta nella storia d’Italia qualcuno ha pensato che il consenso si conquista evidenziando i difetti degli italiani e ne ha fatto un mezzo per corrompere le coscienze. L’aspetto peggiore del berlusconismo credo che sia il rovesciamento del senso dei valori. Oggi si discute dello smembramento dell’Italia ma nessuno si scandalizza. E le responsabilità sono anche della sinistra, di quella sinistra estrema che non vuole accettare i compromessi”.
Michele Capolupo