Una nuova testimonianza di quanto sia vivo il ricordo di Placido Passarelli, il giovane materano stroncato da una terribile malattia all’età di 37 anni viene segnalata dael libro “Storie di Fede – Bagliori di Speranza – Opere di Carità” stampato il 18 maggio 2013 in occasione dei 50 anni del materano Michele Di Lecce. Un giorno speciale in cui il carissimo Placido avrebbe compiuto 39 anni.
Michele Di Lecce, che ha deciso di avviare questa pubblicazione in maniera assolutamente spontanea e con l’intenzione di metterlo a disposizione di quanti ne faranno richiesta in maniera assolutamente gratuita, ha deciso di annoverare Placido tra i “santi, beati, servi di Dio e testimoni del Vangelo”. Una decisione scaturita dall’amicizia, seppur apparentemente nascosta e riservata, che ha legato Michele Di Lecce e Placido Passarelli.
“L’amicizia – spiega Michele Di Lecce – ci legava sin da quando, ritornato dalla mia esperienza lavorativa a Mantova, ho conosciuto Placido nella parrocchia della Santa Famiglia insieme al suo amico Vito Calia quando le attività parrocchiali si svolgevano in un locale sito in via Taranto.
Mi auguro che questo libro possa catturare l’attenzione su Placido anche oltre l’ambito parrocchiale e cittadino in quanto lo stesso libro, grazie alla presenza di altri autentici testimoni del Vangelo recentemente scomparsi come ad esempio Giulia Gabrieli di Bergamo e Chiara Corbella di Roma e grazie alle sue particolari caratteristiche (ad es. le apparizioni mariane con in primo piano Medjugorje), tramite parenti ed amici sta raggiungendo luoghi distanti da Matera.
In diverse occasioni ho avuto modo di apprezzare le sue virtù e la sua particolare personalità, il suo modo di pregare in cui traspariva l’autenticità del suo rapporto con Dio e la sua profonda devozione mariana (ne fui particolarmente colpito durante un incontro nella chiesa di San Pio X prima di una sua partenza per Medjugorje), la sua presenza assidua agli incontri diocesani, la sua disponibilità alla comprensione ed al conforto degli altri senza far in alcun modo avvertire ai suoi interlocutori le sue difficoltà e sofferenze, ed in particolare nel periodo sia precedente che durante il suo inserimento tra i catechisti della Santa Famiglia in cui affiancò la mia amica, nonché collega di lavoro e collega catechista, Antonietta Ettorre, quale catechisti della mia figlia primogenita Rosa Miriam nel percorso di preparazione al ricevimento del Sacramento della Confermazione (Cresima) e durante quel periodo in alcune circostanze il mio gruppo di ragazzi in preparazione alla Cresima di un anno più grandi dei loro ragazzi si è unito al loro gruppo per attività diverse in chiesa e in una occasione nella cappella adiacente per un incontro di preghiera collegiale.
Ho compreso la particolare precisione, serietà ed attenzione ai minimi particolari nelle decisioni da prendere e dai passi da compiere senza mai sottovalutarne alcune o alcuno in una particolare circostanza in cui nella sua stanzetta della sua abitazione abbiamo insieme affrontato una importante ed impegnativa questione che io, invece, sino a quel momento avevo preso meno seriamente. Potrei testimoniare la sua bontà e sensibilità narrando diversi episodi accaduti come ad esempio quando in un 13 giugno (Sant’Antonio) al rione Lanera nel vedermi nell’occasione senza la compagnia della mia famiglia mi ha amorevolmente invitato ed inserito nel suo gruppo presentandomi le sue amiche o quando abbiamo trascorso una serata insieme.
Alcune situazioni particolari di varia natura sia mie personali che familiari non mi hanno permesso di conoscerlo molto più profondamente ma sono certo che noi ancora terreni avremo modo di conoscerlo ed apprezzarlo sempre di più negli anni a venire specie da quando, a Dio piacendo, ed in un crescendo continuo, sarà avviato il processo di Beatificazione.
Spesso, peraltro, ho avuto modo anche di conoscere le sue iniziative, i suoi percorsi di fede, ecc. tramite la mia amica Antonietta particolarmente legata a Placido e alla sua famiglia non solo per il fatto di essere colleghi catechisti che di seguito si riporta una sua breve testimonianza:
“Ho conosciuto Placido quando, nel piccolo locale di Via Taranto e con un modesto numero di fedeli, abbiamo dato vita al coro della nascente comunità parrocchiale della Santa Famiglia di cui facevamo parte anche io e Placido.
C’era qualcosa in quel giovane ragazzo che attirò particolarmente la mia attenzione.
Non serve far rumore per farsi notare….
La sua personalità particolarmente riservata, mite, silenziosa, attenta e rispettosa verso tutti, aveva suscitato in me quel desiderio di approfondire la conoscenza di quel giovane, trasmetteva qualcosa che viene “dall’Alto”.
Proprio quest’attrazione iniziale mi portò a chiedergli, a distanza di un po’ di anni ed al termine di una Santa Messa mentre era seduto di fronte al Tabernacolo in preghiera, se voleva insieme a me vivere l’esperienza di catechismo in preparazione del Sacramento della Confermazione con e per il mio gruppo di ragazzi di scuola media.
Rimasi colpita dalla sua risposta nel rivelarmi che proprio in quegli attimi prima che io gli facessi tale invito “si stava chiedendo quale servizio poteva offrire al Signore perché sentiva dentro di sé forte il bisogno di impegnarsi nella comunità parrocchiale”.
Ho sempre pensato che quel giorno il Signore ha agito tramite me.
Ha dato a Placido la risposta che cercava e a me il dono di un grande amico fraterno e spirituale.
Le esperienze fatte insieme sono state davvero tante e tra le altre:
– Il ritiro spirituale fatto insieme ai ragazzi in preparazione della Cresima al monastero delle Clarisse che permise a Placido una conoscenza diretta con la madre Badessa a cui si legò particolarmente.
– La partecipazione all’inaugurazione del Monastero delle Clarisse, in Potenza, nonostante fosse molto provato fisicamente per aver subito da poco un intervento chirurgico, spinta dal desiderio di essere lì presente per regalare alla madre Badessa un ricordo portato dal suo ultimo viaggio a Medjugorie (conservo amorevolmente le foto fatte in quella circostanza).
– La coroncina donata ai ragazzi sollecitandoli alla recita del Santo Rosario.
– I messaggi della Madonna di Medjugorie che mi inviava via e-mail.
– Le serate in pizzeria con i ragazzi del catechismo; tutti ci guardavano quando prima di iniziare a mangiare la pizza eravamo tutti in piedi per la preghiera di ringraziamento che Placido recitava.
– Le coroncine che ci siamo scambiate, portate dai vari luoghi sacri, il suo regalo per i miei 25 anni di matrimonio, il libro ……. che conservo scrupolosamente, insieme al bigliettino di auguri.
– Le telefonate, per chiedermi cosa ne pensavo su alcuni argomenti.
Quando poi per telefono mi ha detto che una seria malattia lo avrebbe costretto all’autotrapianto, ho insistito per vederlo prima del ricovero, avevo paura che avrei potuto non rivederlo più.
Mi ha accontentata e qualche settimana prima del suo ultimo ricovero è venuto a trovarmi a casa con il suo amico di sempre Vito Calia. Ho colto in lui quella serenità completa, di chi si abbandona completamente alla volontà di Dio, nonostante il suo fisico segnato dalla sofferenza. Più volte quella sera, come facevo da un po’ di tempo, l’ho chiamato Santo Placido perché sono certa che la sua è stata un’autentica testimonianza di vita vissuta nella Santità.”
Michele Capolupo
Chi è interessato a riceverere il libro può contattare Michele Di Lecce all’indirizzo micheledilecce@hotmail.it