“Monachesimo italo-greco in Basilicata. Tracce e memoria”. E’ il titolo del libro di Antonio Venturelli, edizioni SETAC in Europa, presentato nel pomeriggio a Matera nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi.
All’incontro, coordinato da Don Angelo Casarola, Direttore dell’Archivio Storico della Diocesi di Matera-Irsina hanno partecipato l’artista Viktoria Petrova per l’associazione Casa Russa in Basilicata e lo storico Gianni Maragno mentre le conclusioni sono state affidate ad Antonio Boccia, Ispettore ad honorem presso la Soprintendenza Archivistica di Puglia e Basilicata.
Di seguto la recensione del volume: “La pubblicazione è nata per rafforzare l’identità locale e il sentimento di appartenenza alla comunità locale, sia di rendere maggiormente attrattivo il territorio grazie alla creazione di una offerta turistica di valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e economiche dell’area in grado di portare valore aggiunto all’offerta del territorio.
Si tratta di un saggio storico davvero prezioso: poichè l’inedito che ho avuto la fortuna di leggere per primo – grazie a Viktoriya – è il frutto di approfondimenti archivistici che permettono ad una regione come la Basilicata di riappropriarsi della sua antica dignità, proprio come si addice ad un popolo che riesca a mantenere un contatto solido con le sue radici più autentiche.
In un certo senso potremmo dire che il testo di Venturelli “parla” … e per fortuna, ci descrive con maestria questa fase storica importante, quella bizantina, che oggi è pressocchè dimenticata, come se fosse storia minore; mentre invece occorre sapere che si trattò di un periodo determinante per i destini dei lucani. Determinante e decisivo: in quanto la vita civile – nonostante la caduta dell’impero romano d’occidente – potette riprendere, nei nostri territori, proprio grazie alla presenza dei rhomaioi, i quali riuscirono a fronteggiare le popolazioni germaniche e ad imprimere, in tal modo, un’impronta culturale e religiosa che perdurerà per circa cinque secoli. Un’impronta che ancora oggi è possibile scorgere, o almeno lo è per chi ha la capacità di comprendere la persistenza e la continuità della civiltà bizantina nel Mezzogiorno d’Italia. Per questo motivo rispetto e condivido la scelta diViktoria, di aver voluto mantenere il testo nella sua elaborazione originaria, senza apporvi alcuna modifica.
Nel corso della presentazione del libro è stato dedicato un momento alla “Nascita degli insediamenti fortificati lungo il limes sinnico”.
Da un lato, quindi, lo studio rappresenta sicuramente un omaggio a questa terra del Sud, che era stata prescelta da Antonio per vivere in serenità; dall’altro, esso costituisce uno strumento prezioso per la riscoperta e la rilettura di un periodo ben preciso (l’alto medioevo) da ritenersi ancora oggi controverso e, per certi versi, anche piuttosto ‘lontano’, giacchè si può dire che è troppo poco ricordato nelle ricerche degli studiosi locali.
Non a caso l’autore ha ricordato, in primis, gli innumerevoli esempi e le svariate testimonianze lasciate dai monaci greci nelle città che compongono la nostra terra e, vieppiù, ha proseguito con l’elencazione rigorosa delle opere d’arte religiose che ancora sono visibili: anche nei resti o nei ruderi, negli scritti, ovvero negli antichi toponimi che rievocano edifici sacri che non esistono più. Tutto ciò, dunque, rende possibile una reminiscenza ed una reviviscenza del ‘mondo bizantino’ in Basilicata (che del resto è lontano e vicino allo stesso tempo) e, soprattutto, rappresenta un arricchimento generale del patrimonio comune di conoscenza.
In sostanza, con la ricostruzione di cinquecento anni della Basilicata, peraltro compiuta sotto un profilo prettamente storico-ecclesiale-artistico, lo studioso ha effettuato un’autentica impresa: di fatti ha saputo sopperire alla scarsezza di documentazioni primarie, individuando ed elaborando una molteplicità di fonti indirette, grazie alle quali ha potuto disegnare – nel vero senso della parola – un’inedita Loukanìa. Ecco che il testo di Venturelli contribuisce a svelarci, in conclusione, l’inaspettata e capillare presenza ‘basiliana’ (mediante la riscoperta di istituzioni curiali greco-ortodosse) in quasi tutte le comunità lucane, costituendo quindi l’anello mancante per un corretto approccio agli studi del settore; ed il libro assurge perciò a livello di studio originalissimo e dal carattere squisitamente scientifico”.
La fotogallery della presentazione del volume (foto www.SassiLive.it)