È stato presentato a Montescaglioso nell’ambito di “Il Paese dei Libri” un volume che tratta della vicenda “Sassi” e di un protagonista della rinascita di Matera, Alcide De Gasperi, a partire da una analisi storica ed estetica del monumento di via Nazionale che lo raffigura e lo celebra (opera realizzata da Othmar Winkler, artista nato a Brunico nel 1907 e vissuto a Trento).
La particolarità del volume, (La genesi del monumento ad Alcide De Gasperi. Othmar Winkler a Matera, a cura di Roberto Pancheri, con Filippo Radogna e con Paolo Domenico Malvinni autore dello scritto che state leggendo, pubblicato dalla Cassa Rurale di Trento nel 2019), consiste proprio in una ricostruzione della vicenda storica, politica, sociale e artistica a partire dalla statua monumentale, considerata come Testo che racconta e suggella una vicenda di enorme complessità. Vicenda che oggi diventa esemplare e ancora evolve nella riflessone politica ed estetica, e ha trovato in “Matera19” un importante apice di riconoscibilità.
Assai rilevante, nella “narrazione” che si svolse nel periodo che vide “la fine e un nuovo inizio” per i Sassi e per la stessa città di Matera, il ruolo rappresentato dall’arte e dalla letteratura. Arti che ispirarono e affiancarono il discorso sociale e la stessa evoluzione politico-amministrativa. Fu infatti proprio “Il Cristo si è fermato ad Eboli”, come che scrive queste righe sostiene nel volume di cui stiamo parlando, a determinare il riconoscimento dello stato di degrado nel quale versava la popolazione fino al secondo dopoguerra.
“… Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Di bambini ce n’era un’infinità. In quel caldo, in mezzo alle mosche, nella polvere, spuntavano da tutte le parti, nudi del tutto o coperti di stracci. Io non ho mai visto una tale immagine di miseria…
Sono righe tratte dal toccante racconto della sorella di Carlo Levi in visita al fratello confinato. Come si può non pensare che una illustrazione del genere, pubblicata già nel 1945, non abbia ispirato e accompagnato l’indignazione e il desiderio di cambiamento che caratterizzarono il dopoguerra?
E fu il monumento realizzato da Othmar Winkler ha suggellare nel 1971 la straordinaria realizzazione di nuovi quartieri abitativi destinati ad offrire una vita e una forma di civiltà diverse agli abitanti dei Sassi.
Cosa ci racconta la statua posizionata in via Nazionale a ridosso del quartiere Spine Bianche? Rappresenta un uomo di mezza età vestito in modo elegante e sobrio. Il suo braccio è alzato. Saluta? Si tratta di un richiamo? Una richiesta di essere ascoltato? Una esortazione? Non si tratta certo di un impettito e rigido saluto “romano” al quale si era abituati pochi anni prima. Pare piuttosto il gesto di un suscitatore… Di cosa? Di attenzione, di pensieri e idee. Di speranze. Non è imperativo il movimento, comunque energico. Deciso. Il volto mantiene una riconoscibile severità. Il corpo è colto in movimento, mentre muove un passo. Raffigurazione e racconto di un uomo politico “semplice e di potere”. La statura dell’opera è certamente superiore all’altezza media umana, ma visto in prospettiva e alla distanza che lo slargo di via Nazionale rende possibile, la statua ha un’imponenza relativa, quindi la figura bronzea dello statista non sovrasta chi la osserva. Il basamento consiste in un muretto di piccole dimensioni ed è fatto di sassi comuni, non di marmo. Davanti ai piedi della statua due gradini danno l’idea di poter salire verso quel personaggio o di permettergli di scendere verso la strada. È opera che ci dice di qualcuno che non è esattamente uno di noi, ma possiamo valutare la sensazione che si tratti di qualcuno che è con noi. Figura non distante. Qualcuno di importante che ci è vicino. Certo, una vicinanza che al giorno d’oggi potrebbe sembrare non sufficiente, abituati come siamo ad essere informati dei dettagli personali degli uomini di governo collegati al grande pubblico tramite il cinguettare dei social media. Va pertanto ricordato il contesto storico. Nella Basilicata di cui stiamo parlando si poteva ancora pensare, “qui lo Stato è più lontano del Cielo,” come rilevò Carlo Levi riportando fatti e umori percepiti negli anni intorno al 1935. Mentre la statua di via Nazionale a Matera pare dirci che c’è un’altra politica, un’altra amministrazione della cosa pubblica, con un’idea nuova di civiltà rispetto al passato. Una politica capace di interloquire con i cittadini e nello stesso tempo accompagnare verso una vita migliore. Questo il racconto del monumento, icona di un politico fatto uomo.
Infine, non può sfuggire ad uno sguardo attento ai racconti che le immagini sanno portare, ciò che si rapprensenta in una fotografia scattata in occasione della visita di De Gasperi a Matera nel maggio 1953. Sullo striscione che decora il palco campeggia la scritta: “Sul Meridione altri grandi scrissero, De Gasperi realizza.” La sequenza è precisa: “scrittura denuncia”, seguita da “progetto e realizzazione del cambiamento”, si riscontra un pizzico di clima propagandistico ma non è questo il punto del nostro discorso. Al contrario possiamo rilevare quanto vi fosse consapevolezza che la politica di risanamento che si andava adottando a partire da Matera fosse frutto di una presa di coscienza del problema giunto con forza e clamore a livello internazionale, soprattutto grazie al processo di informazione e denuncia suscitato dal romanzo di Carlo Levi.
Ed è per questo motivo che nelle pagine del volume che parla del monumento a De Gasperi presentato venerdì 30 luglio a Montescaglioso, e che si spera di presentare direttamente ai cittadini di Matera, chi scrive oggi queste righe, nella parte di testo del quale è autore, inserisce un’idea/proposta non tanto da realizzare ma da prendere in considerazione come contenuto utile a ricostruire vicende umane, artistiche e politiche: la statua di De Gasperi a Matera dovrebbe recare in mano proprio una copia del libro di Levi, in quanto strumento di straordinaria efficacia per lo sviluppo delle politiche, ad esempio per la casa, in quegli anni.
Porre in mano alla statua di Alcide De Gasperi quel romanzo significa inserire la vicenda dei Sassi nel monumento stesso. È illustrare il grido di dolore di una popolazione, ricordare le proteste indignate del dopoguerra, rappresentare il contesto sociale e politico nel quale il problema fu rilevato e affrontato.
Paolo D. Malvinni, scrittore e semiologo, nato in Trentino da una famiglia lucana
Nella fotogallery la presentazione del libro con Filippo Radogna e Giovanni Di Lena e la visita a Matera di Alcide De Gasperi nel 1953