Provate ad effettuare una ricerca con Google (limitatamente alle pagine italiane) utilizzando il termine post verità. Si rintracciano circa 34.000 risultati. La frequenza d’uso di post-verità è del resto destinata a crescere, almeno nel futuro immediato. Non è casuale dunquela decisione degli Oxford Dictionaries di eleggerla parola dell’anno per il 2016. Ma se il filosofo Maurizio Ferraris in Postverità e altri enigmi (Il Mulino) se la prende con i filosofi postmoderni e indagando sull’origine delle disinformazioni di massa salva il ruolo del web, c’è invece chi non vuole indicare una o più motivazioni e nutrel’unica ambizione di spiegare la menzogna, di raccontare come sia connaturata all’uomo, come addirittura in alcuni casi sia necessario, persino eroico mentire. E non è una tesi azzardata perché è sostenuta da basi scientifiche e da un’infinità di esempi tratti dalla mitologia, dall’epica, dalla letteratura, dall’arte, dalle neuroscienze, dalla storia. E’una tesi ben argomentata con linguaggio scientificosociologico, letterario-filosofico, in un lungo viaggio attraverso i tanti aspetti della menzogna. E’ il viaggio intrapreso da Liliana Dell’Osso, direttore dell’Unità Operativa e della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Pisa e Vicepresidente del¬¬la Società Italiana di Psichiatria, insieme al prof. Luciano Conti (anch’egli Università di Pisa) nel suo ultimo libro presentato a Pisa. Ne “La verità sulla menzogna. Dalle origini alla post-verità”, la professoressa, ‘unica lucana presente nella banca dati online con i profili di cento esperte nelle aree scientifiche, secondo il progetto “100 donne contro gli stereotipi”, indica una strada da seguire. “Questo percorso – spiega la professoressa nata a Bernalda e pisana al 100 per cento conservando però con fierezza le radici lucane – va nella direzione dello sviluppo del senso critico individuale. Perché conoscere a fondo il problema della menzogna è un primo passo verso l’individuazione della verità. Inoltre, conoscere i meccanismi che consentono la comunicazione di un falso verosimile ed allettante è anche una prassi di valida immunizzazione nei confronti di quei persuasori, occulti e non, che sono tanto frequenti nella società contemporanea».
Dunque per il filosofo la strada è affrontare il tema come una parte del processo che dalla società dei media conduce al mondo “documediale” di oggi, fondato come in passato sulla registrazione dei documenti ma dove per la prima volta i documenti circolano da tutti e verso tutti, in uno spazio globale e a velocità della luce. A differenza della verità, unica, indifesa – la “nuda” verità –, la menzogna – aggiunge la tesi della Dell’Osso che per amore della verità “confessa” che l’idea del libro è nata ascoltando il dibattito sulla Brexit e la campagna elettorale di Trump – ha mille volti e un campo indefinito; essa pervade ogni ambito si vada a esplorare, da quelli più generali (storico, filosofico, morale) ai più specifici (artistico, socio-politico, dell’informazione, della salute, della scienza), compresi quelli della malattia mentale (psicologico, psicoanalitico, psichiatrico), ora plasmandola, ora dandole un contenuto, spesso interferendo con il suo decorso ed esito.
Il libro – che è ricchissimo di digressioni che chiariscono aspetti controversi e sono anche un prezioso Bignami di cultura generale, tante sono le spigolature che offre al lettore – dimostra anche come mentire sia sinonimo di maggiore intelligenza. Da sempre la capacità di architettare ad arte un castello di menzogne o di inscenare una finzione magistrale presuppone una notevole capacità di calcolo e di visione strategica, oltreché una profonda conoscenza della natura umana. Tutto questo nel saggio trova solide spiegazioni scientifiche, anche attraverso resoconti di ricerche sul cervello con la risonanza magnetica funzionale. Si va dalle origini della menzogna, associata all’istinto di sopravvivenza già a partire dal mondo animale (si pensi, ad esempio, al mimetismo che, peraltro, abbiamo copiato nelle divise militari), agli infiniti modi di fingere o dissimulare nella storia dell’umanità, nell’arte, nella follia, nei deliri e nelle allucinazioni, nella depressione, nella malattia in generale, nell’autoinganno, nella memoria, nella sfera sessuale, nella criminologia. Il saggio, scritto in maniera semplice e accattivante e perciò accessibile anche ai “non addetti ai lavori”, è però denso e sorretto dal metodo scientifico e quindi è carico di quesiti con risposta ma, soprattutto, non sfocia mai nel giudizio morale. E’ il lettore che deve destreggiarsi nel proprio orizzonte di valori sull’”eticità” (rara) della menzogna. Il testo fornisce però tantissimi strumenti per muoversi con cognizione di causa in un campo pure molto complesso. Godibilissimi gli inserti, da leggere e meditare facendo un giochino rivelatore (mea-culpa) con noi stessi: quante volte ho mentito da stamani?. Nel finale si giunge all’attualità, con il focus sull’intreccio fra menzogna e salute (pratiche terapeutiche alternative alla medicina tradizionale, placebo), menzogna e politica, menzogna e informazione e la trappola di internet: come non affrontare il tema oggi, con fenomeni dilaganti in rete come il cyber bullismo, il linguaggio dell’odio (hate-speech), le “bufale” (fake-news), la post-verità.
«Fake news, post-truth, concetti già contenuti in Platone e Machiavelli – sottolinea la Dell’Osso – hanno raggiunto un’estrema virulenza negli ultimi anni, grazie all’ormai universale diffusione dei social media che, praticamente senza controllo, stanno inquinando capillarmente la nostra vita sociale e politica”.
L’unica conclusione che resta al lettore: è il caso (prendendo in prestito l’aforisma di Fulvio Fiori) di chiedere a una bugia che cosa ne pensa della verità.
Liliana Dell’Osso, Professore Ordinario, è Direttore dell’Unità Operativa e della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Pisa e Vicepresidente del¬¬la Società Italiana di Psichiatria.
È autrice/coautrice di oltre 800 pubblicazioni su riviste scientifiche prevalentemente internazionali e dei saggi: L’altra Marilyn. Psichiatria e psicoanalisi di un Cold case (Le Lettere, 2016) e L’abisso negli occhi. Lo sguardo femminile nel mito e nell’arte (ETS, 2016).
È inserita nella Top ItalianScientists, ClinicalSciences, della Virtual Italian Academy che include gli scienziati italiani ad alto impatto, nella Top ItalianWomenScientists e nel catalogo online delle scienziate italiane 100esperte.it.
Luciano Conti, Professore Associato, ha svolto per oltre quarant’anni attività didattica, assistenziale e di ricerca presso la Clinica Psichiatria dell’Università di Pisa ed è attualmente collocato a riposo.
Ha pubblicato su riviste scientifiche italiane e internazionali, come autore/coau¬tore, oltre 200 lavori. È autore di un Compendio di Psichiatria e Igiene Mentale (SEE, 1995), del volume Salute Mentale e Società (Piccin, 1989) e del volume in tre tomi Repertorio delle Scale di Valutazione in Psichiatria (SEE, 1999-2000