Si è parlato, nella Capitale, di ferrovie e delle potenzialità della nostra regione durante l’incontro promosso dall’associazione lucana di Roma per presentare il libro di Nicola Pavese “Matera, la Basilicata e le FS”, con prefazione di Carmen Lasorella e illustrazioni di Luigi Guerricchio e Nicola Pavese. Presso il circolo Belle Arti (nello scenario di Villa Borghese), protagonisti della serata sono stati la manager Eleonora Locuratolo (nelle vesti anche di presidente dell’associazione romana), il giornalista Michele Rutigliano, il direttore del Centro Studi della Cgil di Roma, Pino Salerno, l’attore, sceneggiatore e regista Domenico Fortunato, lo scrittore Andrea Di Consoli, il redattore de LA7, Franco Rina, il consigliere della SviMez, Vincenzo Viti e l’autore della pubblicazione Pavese. Erano presenti, fra gli altri, lo storico Gian Paolo D’Andrea, gli ambasciatori Adriano Benedetti e Gabriele Checchia, il consigliere presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Rao, il corrispondente Rai da Londra, Bruxelles e Mosca, Giovanni Masotti, la giornalista Rai (settore Cultura e Spettacoli) Paola Marinozzi, il dirigente Fiat Internazionale, Sergio Bianco e Filippo Martino, già presidente dell’associazione lucana di Roma.
Nel corso dell’incontro è stato evidenziato che le criticitàesistenti potrebbero determinare a breve addirittura l’estinzione della Basilicata: sono ben note infatti le gravi conseguenze derivanti dallo spopolamento dei paesi, dall’isolamento del territorio e dalla marginalità delle aree interne. Tutte situazioni negative che fanno sentire lontano le istituzioni e la presenza dello Stato, in una regione dove comunque esistono importanti risorse come petrolio, gas, acqua, boschi, mare, monumenti e aree archeologiche. E nell’incontro romano, oltre a denunciare l’immobilismo del passato, è stato sottolineato che per sviluppare la regione non si può rinunciare soprattutto a strade moderne e ferrovie efficienti. Purtroppo, la politica lucana continua a non dare risposte risolutive a questi problemi evidenziati anche dall’Istat, Sole24 Ore e SviMez. Si parla di nuove sfide edi utilizzo di non poche risorse pubbliche, ma sono ancora presenti le contraddizioni che continua a subire la Basilicata(e Matera in particolare), malgrado si parli di turismo e nelle aree interne si realizzano iniziative culturali spesso geniali, come il Museo internazionale della Grafica di Catronuovo S.A., la rassegna Arte Pollino, lo spettacolo della Grancia, il ponte tibetano di Castelsaraceno, il festival Cinemadamare. Iniziative realizzate per rivitalizzare i sempre più abbandonati paesi, tenendo conto che senza vie di comunicazione indispensabili saranno negativi anche i riflessi sul turismo e sull’economia.
In questo contesto di molteplici problematiche e arretratezze ereditate dal passato e difronte a un presente al quale la Regione Basilicata non assicura apporti positivi (nonostante il Pnrr), è impegnata l’associazione “Matera Ferrovia Nazionale” che si batte sia per l’arrivo delle FS nella Città dei Sassi sia per lo sviluppo del territorio regionale attraverso collaborazioni con istituzioni, sindacati, imprese e mondo del lavoro. Quindi, un impegno teso alla ripresa, possibile con la connessione di Matera anche al segmento ferroviario Bari-Taranto, ovvero con una strategica trasversale che, proveniente dalla Valbasento arrivi a Matera, e poi fino a Gioia del Colle.Dinanzi a questi possibili obiettivi non c’è un riscontro razionale della politica lucana. Si continua a non tener conto che non ci può essere turismo e coesione senza una mobilità efficiente, e se la destinazione è difficile da raggiungere non si può ambire al ruolo di regione o di citta turistica. Pertanto il treno dovrebbe avere priorità nell’agenda politica della Regione al fine di soddisfare le richieste dell’utenza e dello sviluppo sociale ed economico. Fra l’altro,proprio per attirare investimenti industriali e turistici è considerato fondamentale il ruolo della Zes Taranto-Basilicata, che necessita proprio di strade e ferrovie adeguate per la spedizione delle merci dai porti di Salerno e di Taranto. Difronte a questo scenario regionale difficile e alla piaga della disoccupazione che incombe sulle nostre comunità, non ci si deve incantare per le presenze turistiche del fine settimana: se non ci saranno investimenti infrastrutturali importanti in tutta la Basilicata il destino dei nostri paesi sarà segnato dalla mancanza di prospettive di crescita. Il treno di conseguenza stabilisce relazioni fra le comunità epuò diventare la metafora di territori che non si vogliono dividere. E se in passato non c’erano risorse (per un enorme debito pubblico), oggi le disponibilità europee ci sono ma la Regione Basilicata le utilizza soprattutto perrafforzare la propria posizione di potere o con intenti ininfluenti ai fini della percorrenza ferroviaria.
Con il Pnrr si potrebbe quindi cambiare il volto della nostra regione risolvendo innanzitutto la questione isolamento. Ecco perché è importante fare squadra e diventa irrinunciabile (da Matera) anche il collegamento alladirettrice adriatica che potrebbe favorire l’insediamento di nuove imprese e l’occupazione giovanile.Diversi osservatori a Roma di sono chiesti perché sprecare 234 milioni di euro per un binario a scartamento ridotto da MateraLa Martella FS a Matera Centrale (viaVenusio), anziché investire la stessa somma per Gioia del Colle? Perché non favorire l’uso del treno per valorizzare le aree interne conuna ferrovia Bari-Matera-Maratea (via Calvello-Grumento-Viggiano-Lagonegro)? Perché non creare una linea ferroviaria Taranto-Metaponto-Maratea e Melfi-Potenza-Maratea? Perché non realizzare la bretella Tito-Auletta che interessa tutta la Basilicata? La politica dovrebbe rafforzare il sentimento di unità regionale, anziché provocare inutili dualismi e anacronistiche divisioni. Matera è fra le mete turistiche italiane più visitate, ma bisogna riservare investimenti e risorse anche perché lacarenza di infrastrutture riguarda tutta la Basilicata. L’alternativa (autolesionistica!) è rimanere come siamo e con i gravi problemi di sempre. A chi gioverebbe? Non certamente ai giovani e allo sviluppo economico
Lug 04