Presentato questa mattina all’Hotel Bernini di Roma il volume “Un giovane della prima Repubblica” con prefazione di Vincenzo Viti che raccoglie una lunga intervista a Salvatore Cardinale, già Ministro delle Comunicazioni nei Governi D’Alema e Amato.
Dopo le lettura di alcune pagine affidata all’attore Domenico Fortunato, il libro è stato presentato da Vincenzo Viti, già Consigliere del Ministro per l’intero mandato e dall’onorevole Marco Follini, già vice premier con Berlusconi Presidente.
Plaeta affollata di parlamentari, esponenti della cultura e de mondo del cinema e delle comunicazioni tv. Da sottolineare in particolare l’intrigante intervento di Pietrangelo Buttafuoco.
In chiusura il giornalista Giuseppe Falci ha conversato con Salvatore Cardinale evocando episodi e vicende della vita siciliana ed italiana.
Il libro è edito da Rubbettino.
Prefazione di Vincenzo Viti
Il ragazzo della Prima Repubblica che si racconta è Salvatore Cardinale, siciliano, esponente di rilievo nella vita politica e istituzionale, Ministro delle Comunicazioni nei Governi D’Alema e Amato: un realista-sognatore con una doppia vocazione a leggere la trama delle relazioni fra politica e società e a trascenderla in nome di un disegno di emancipazione e di libertà. Ne vien fuori un romanzo esistenziale incalzato da domande puntuali intorno ad un vissuto popolato di affetti familiari, di amicizie segnate da passioni e condivisioni così come da dialettiche aperte e leali. Ne emerge un mondo affollato sia da personaggi di antiche periferie della politica e da sodalizi fervidi tuttora vivaci sia da esponenti che hanno calcato la grande scena della politica nazionale, uomini di Governo, dell’industria, della comunicazione, della tv, del cinema e della cultura. Un’esperienza ricchissima, di passaggi inediti o poco conosciuti, di rimandi, occasioni, dispute, sfide assunte in campo aperto e nel solco di una robusta tradizione intellettuale e morale che rimane il filo conduttore di una vita tuttora affacciata sul mondo che cambia. E che, non promettendo niente di buono, chiama ad una nuova coraggiosa riflessione. Si tratta di un contributo che somiglia molto a un viaggio, una ricca sorprendente traversata in oltre cinquant’anni di storia italiana. Una storia che percorre per intero le “stagioni” della Repubblica per precipitare nel ciclo rarefatto della dissolvenza della politica nella liquidità della Rete e nelle sue inedite mutazioni e fluttuazioni. Fino al “ricomincio” cui dovranno applicarsi una nuova generazione e una nuova cultura.