Martedì 25 febbraio 2025 alle ore 18 nella Sala dei Tarocchi di Palazzo Vicecontein Via S. Potito 7 a Matera e mercoledì 26 febbraio 2025 alle ore 17 nel Castello del Malconsiglio a Miglionico è in programma la presentazione del libro “Vita del confinato Luigi Spacal che davanti alla morte diventò pittore” – Documenti inediti di Nicola Coccia, Edizioni ETS, Pisa 2024.
Interverranno Vincenzo Ferrara, titolare di Ferrara Art Gallery, Marcello Mancini, già Direttore della “Nazione” e Milena Ferrandina, Storica dell’arte dell’Unibas e assegnista di Ricerca Progetto Pilota 4.1.2.
Due appuntamenti per riportare alla luce la vicenda di Luigi Spacal artista Triestino confinato ad Accettura (MT) dal regime fascista dal 7 febbraio 1931 al 17 settembre 1932, testimone silenzioso di un’epoca di repressione, ma anche di resilienza e creatività.
L’evento di presentazione, ospitato presso il prestigioso Palazzo Viceconte di Matera, è curato da Vincenzo Ferrara della Ferrara Art Gallery. Entrambe le manifestazioni rientrano nel ricco programma di eventi promossi dall’ Università degli Studi della Basilicata nell’ambito del Progetto Pilota 4.1.2 – Tech4You, coordinato dalla Prof.ssa Elisa Acanfora, che si propone di valorizzare i beni culturali materiali e immateriali attraverso la creazione di percorsi culturali sostenibili ed esperienziali per la costruzione delle identità locali. Nelle linee del progetto, in questa occasione, si promuove, attraverso il libro del giornalista Nicola Coccia, una personalità di spicco del mondo dell’arte italiana che ha vissuto il confino politico nel paese di Accettura (MT), Luigi Spacal. Lo scrittore e giornalista Nicola Coccia presenta il suo ultimo libro Vita del confinato Luigi Spacal che davanti alla morte diventò pittore. Documenti inediti, Edizioni ETS. Un’opera che si inserisce in un percorso di ricerca già avviato con i volumi dedicati a Carlo Levi e Ottone Rosai: L’arse argille consolerai. Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti (2016) e Strage al masso delle fate. Ottone Rosai, Bogardo Buricchi ed Enzo Faraoni dal 1933 alla Liberazione di Firenze (2021), costruendo così una trilogia sulla condizione dei confinati durante il fascismo e sulla loro capacità di trasformare l’oppressione in espressione artistica. Nicola Coccia, con una meticolosa e appassionata ricerca storica, ha riportato alla luce documenti inediti e preziose testimonianze, restituendo a Spacal il posto che gli spetta nella memoria collettiva. Attraverso il suo lavoro, l’autore ci accompagna alla scoperta del percorso personale e artistico di Spacal. Le sue xilografie, i mosaici e le tele rievocano il paesaggio carsico e l’Istria con forme stilizzate e archetipiche, capaci di trasmettere la durezza della pietra, la frammentarietà della memoria e la fatica del vivere. Spacal ha saputo creare un dialogo tra le avanguardie europee e la tradizione popolare, sviluppando un linguaggio post-cubista che richiama alcune esperienze di Paul Klee, mentre la sua ricerca materica trova risonanze con l’opera di M.C. Escher e Giorgio de Chirico. Luigi Spacal nasce a Trieste nel 1907, in un’epoca di tensioni e cambiamenti radicali. La sua famiglia, di origine slovena, appartiene a una di quelle comunità che subirà la violenta politica di italianizzazione imposta dal fascismo. In un clima sempre più opprimente, Spacal, viene identificato come elemento “sovversivo” e condannato al confino ad Accettura, proprio come accadde a Carlo Levi ad Aliano e a tanti altri intellettuali che il regime considerava pericolosi. Il confino anche per Spacal divenne un’occasione di introspezione e di espressione artistica. Se Carlo Levi trovò nel paesaggio lucano una nuova fonte di ispirazione per la sua pittura, Luigi Spacal riscoprì i pennelli e i colori in un momento di profonda commozione: di fronte alla morte di una bambina, al dolore muto di un padre piegato dalla perdita, rivisse il ricordo della scomparsa della sua piccola sorellina. Fu allora che comprese che l’arte doveva essere il suo strumento di resistenza, il linguaggio con cui dare voce alla propria sofferenza di perseguitato e mezzo per preservare la memoria di un popolo minacciato dall’oblio. Nel piccolo borgo di Accettura, Spacal trovò rifugio e lavorò nella bottega di un falegname, immerso in una realtà rurale ricca di antiche tradizioni. Fu qui che, per la prima volta, documentò attraverso la fotografia la celebre Festa del Maggio, un rito secolare che celebra il ciclo della vita, della morte e della rinascita. Questo simbolo della cultura popolare divenne per lui potente metafora della propria esistenza. Le fotografie scattate da Spacal, le prime mai realizzate su questa antica celebrazione, sono oggi custodite ed esposte nel Museo dei Culti Arborei di Accettura, testimoniando il legame profondo tra arte, memoria e identità.