Continua il progetto Lybrid, Scri(letture) digitali, ovvero la digitalizzazione di testi antichi, riguardanti il nostro territorio e presenti nei diversi luoghi culturali della città, con l’intento di favorirne la conoscenza e l’approfondimento.
Alla collana dei libri scaricabili gratuitamente, nei diversi formati digitali, dal sito dell’associazione: www.energheia.org si aggiunge il testo di francesco-paolo-volpe-descrizione-ragionata-di-alcune-chiese-de-tempi-rimoti-esistenti-nel-suolo-campestre-di-matera_1842
Il Volpe dedica questo breve saggio alle chiesine campestri di cui aveva già parlato nelle sue Memorie storiche della città di Matera [Energheia, 2017, ed. digitale (1818, 1a ed.)]: queste chiesicciuole depauperate, svisate, e quasi annichilite dal tempo, dalla mano dell’uomo e da altri incidenti… la maggior parte in mezzo a roccie, a balze, a pendici dell’alto torrente denominato la Gravina, il quale lambisce i fianchi di Matera.
Chiesette, dice il Volpe, che prendono il loro nome dalle pitture che contengono o dal capriccio del volgo, o da qualch’effigie recente collocatavi dalla pietà d’un qualche divoto: … le così dette del Crocefisso della Gravina di S. Martino, della grotta di S. Gregorio, di S. Agnese, di S. Barbara, del Cappuccino vecchio, di S. Falcione o Felicione, di S. Pietro nella lama di questo nome, della Madonna delle tre porte, della Madonna delle Vergini, della Madonna del monte verde, della Madonna dell’Abbondanza, della Madonna della Aloe, della Madonna degli Angioli, della Madonna della Bàlea etc..
Concludendo il suo saggio il Volpe, già nel 1842, esorta il cittadino a salvare queste chiese dal totale esterminio, che minaccia il sozzo ed amaro dente dell’età, del gregge, delle fiere, dell’ignoranza che ora ne vantano il dominio.